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IL FATTARIELLO

E che ce teneva Lucrazia d'Alagno

Se vi gira per la chiocca l’idea di andare a visitare Castel Nuovo, prima di varcare il portone alzate lo sguardo; in alto noterete uno stupendo arco di trionfo

E che ce teneva Lucrazia d'Alagno

Gentilissimi lettori di questo mio “Fattariello”, se vi gira per la chiocca, l’idea di andare a visitare il Castel Nuovo, da noi tutti conosciuto come Maschio Angioino, prima di varcare il portone, onde ammirare il cortile interno, la Cappella palatina ecc., alzate lo sguardo; in alto noterete uno stupendo arco di trionfo, costruito nel 1471 per volere di Alfonso d’Aragona.

“Va buò” direte voi “ma perché lo dobbiamo vedere?” ed io vi spiego il perché: l’arco mostra l’entrata di Alfonso a Napoli, su un carro tirato da quattro cavalli bianchi, con davanti una figura femminile… e ccà vene ‘o bello: questa donna altri non è che Lucrezia d’Alagno! “Embè?” direte ancora voi. “Embè” rispondo io, “dovete sapere che costei, era figlia di Tale Nicola Toraldo, (che non c’entra con l’omonimo caffè) feudatario del casale di “Torre dell’Annunciata”, nonché proprietario di un “orto fruttato” in Torre del Greco (vicolo orto della contessa)”; ed ecco lo “nciucio”; era usanza che il 23 giugno, vigilia della festa di S. Giovanni, le ragazze da marito, si ponessero sulla soglia di casa ed offrissero, al passaggio del loro amato, quale pegno, una pianticella d’orzo o di grano, ricevendo in cambio delle offerte.

Capitò che il re Alfonso, insieme a dei cortigiani, trovandosi colà e percorrendo uno dei vicoletti, ricevette da una fanciulla (Lucrezia d’Alagno) la pianticella; al che il re, tutt’altro che insensibile al fascino femminile, ricambiò offrendole una borsa di monete d’oro (gli alfonsini); Lucrezia prese una sola moneta e restituì la borsa al re, dicendo : “di alfonsini me ne basta solo uno” (he capito ‘a guagliona!).

Questa risposta ferma ed intrigante, fece sì perché ‘o rre (ca già teneve 53 anni) perdesse ‘a capa pe’ sta guagliona; però….eh si: però ‘o rre era sposato con  Maria di Castiglia, dalla quale si era separato già da trent’anni, pecchè ‘a mugliera era sterile, e ormai viveva in Spagna. E allora Alfonso, nun tenenne ‘o pisemo d’’a mugliera, s’annammuraje d’’a turrese; i due diventarono amanti al punto tale che il re si era fatto costruire una stanza a Torre del Greco e, pe’ sta ancora cchiù tranquillo, la sera si ritirava nel castello (attuale Palazzo Baronale); però però si dice che il loro fu un amore casto che durò ben dieci anni.

Azz! Casto?! Ma vuò vedè ca pure Alfonso era sterile come la moglie? Personalmente nun me passa manco p’’a capa, però mi ha fatto piacere raccontarvi questa “putecarella”. Mò però, non vorremmo che, per colpa nostra, se andate al Maschio Angioino, ed alzate la testa per ammirare l’arco trionfale, va a fernì’ ca date ‘na bella capata dint’o purtone e v’’a pigliate cu’ mme. Allora sapite che vulite fa? Jate a visità Castel dell’Ovo. Alla prossima.

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