Tutte le novità
Il pizzone
28 Aprile 2025 - 13:07
Aurelio De Laurentiis
La tavola era imbandita, il piatto era appena stato servito per essere mangiato, che dico mangiato, divorato. La Roma di quel geniaccio, di quel tribuno carico d’onore e valori, di Claudio Ranieri, aveva appena battuto l’Inter, mangiandosi pure almeno tre gol per umiliarla.
Non restava al Napoli che completare l’opera (da altri) intrapresa, dare il (non so quanto) giusto e definitivo colpo di grazia al campionato. Era finto il tempo delle chiacchiere, dei se, dei ma e dei forse, chi valeva doveva dimostrarlo, e non sarebbero bastati gli oziosi ringraziamenti al gruppo, alla sua (presunta) unità e alla sua disponibilità, non sarebbero valsi a nulla le giustifiche dei genitori per le uscite a vuoto, i secondi tempi indecorosi, chi voleva la vittoria finale doveva dimostrare di esserne degno, ora o mai più.
A nulla sarebbero servite le scuse puerili sul mercato invernale insoddisfacente e sul terreno di allenamento di Castel Volturno inadeguato. Chi aveva lo spessore per dire la sua era ancora in tempo per farlo, in caso contrario - Aurelio De Laurentiis o meno, Napoli o non Napoli - non sarebbe stato ritenuto capace di farlo, e con lui la sua pletorica e regale corte (Gabriele Oriali in testa).
C’era stato un passaggio in particolare nell’ultima conferenza stampa di Antonio Conte (prima che calasse l’opportuno silenzio dettato dal lutto per Papa Francesco) che proprio non mi era piaciuto, ed era quando aveva fatto riferimento all’ambiente in cui lui - profumatamente pagato - operava.
Le testuali parole erano state: «Mi trovo a capo di situazioni che devono essere un miracolo e non frutto di una programmazione di lunga durata. Mi sono messo a disposizione del presidente e abbiamo un buon rapporto personale, ma il tifoso napoletano vuole vincere e se non vince diventa anche cattivo. Io devo calcolare tutto, perché non sono stupido. Se non ci saranno i mezzi, io non vado al massacro. Abbiamo ritrovato la Champions e ci saranno gli introiti, ora chiuderemo questo campionato con l’ambizione di vincerlo, se ci riusciremo non lo so. Dopodiché si deciderà cosa fare, parlerò col presidente, ma devo proteggermi. Ieri (in riferimento alla conferenza prepartita, ndr) c’è stato uno sciacallaggio mai visto: sciacalli e avvoltoi. Tutto quello che faccio, lo faccio per i tifosi napoletani, ma non posso mettere il mio fondo schiena per tutti».
Scrivo questo prima di conoscere il risultato di Napoli-Torino, ma tanto basterebbe per dire che (quel risultato) non conta, almeno per chi come me crede ancora nella maglia e nei suoi imprescindibili valori.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Copyright @ - Nuovo Giornale Roma Società Cooperativa - Corso Garibaldi, 32 - Napoli - 80142 - Partita Iva 07406411210 - La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo - Il giornale aderisce alla FILE (Federazione Italiana Liberi Editori) e all'IAP (Istituto di autodisciplina pubblicitaria) Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo giornale può essere riprodotta con alcun mezzo e/o diffusa in alcun modo e a qualsiasi titolo