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Il fattariello

‘O quatt'e maggio

Fin dai tempi dell’Impero Romano, era uso traslocare ad agosto, in un’unica giornata

‘O quatt'e maggio

Mentre osservavo incuriosito, una scala telescopica che, partendosi dal camioncino posto sulla strada, si portava sino al quinto piano dove, prelevato un  comò, posto sulla piattaforma, lo riportava giù, per poi risalire e procedere con altri; si trattava semplicemente di un trasloco ma, per me, avanti con  gli anni, altro non era che “Nu quatt’e maggio” che, come riportato nella omonima canzone di Armando Gill, oltre al trasloco, era anche  sinonimo  della fine di un rapporto d’amore o di amicizia.

Occorre sapere che, fin dai tempi dell’Impero Romano, era uso traslocare ad agosto, in un’unica giornata, onde evitare che le strade  cittadine si affollassero e si bloccassero causa l’andirivieni; pertanto la giornata destinata ai traslochi fu fissata al 10 agosto.

Al che fece seguito una decisa protesta dei facchini, costretti a lavorare sotto il sole cocente; di conseguenza la data fu anticipata al 1° maggio, causando così le proteste dei napoletani in quanto, proprio in quel giorno, aveva luogo la processione dei santi Filippo e Giacomo, cui i napoletani erano molto devoti; di conseguenza fu fissata una data definitiva: il 4 maggio, cioè lo stesso giorno in cui cadeva una delle tre scadenze di pagamento degli affitti: 4 gennaio, 4 maggio, 4 settembre; di conseguenza, per le strade, era tutta una processione di carretti carichi di suppellettili, alla ricerca di una casa libera. Pensate che ancora oggi, per descrivere un disordine inusuale. si usa dire “Neh ma che d’è, nu quatt’e maggio?”.

E mi fermo qua, traslocando dal mio ufficietto, fino al divano, sul quale mi sdraierò pe’ ‘nu poco ‘e cuntrora. Permettete, me vaco a fa stu Quatt’e Maggio. Al prossimo.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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