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I PERSONAGGI

Roberta e Francesco, uniti nella vita e nella danza

«Mi chiese di sposarlo proprio mentre eravamo in scena»

Roberta e Francesco, uniti nella vita e nella danza

Roberta de Berardinis e Francesco Capuano

Roberta de Berardinis è laureata in Scienze dell’educazione e ha frequentato un master di primo livello in Teatro, Pedagogia e Didattica presso il Suor Orsola Benincasa. Ha conseguito anche la laurea magistrale in management dello sport. Insieme alla madre Maria Teresa Spena dirige il “Centro Danza Maria Teresa Spena e Roberta de Berardinis” con sede a Frattamaggiore. Il Centro è legalmente riconosciuto dal ministero della Pubblica Istruzione.

Francesco Capuano ha seguito un percorso creativo, frequentando l’Accademia di Enzo Paolo Turchi e Carmen Russo, studiando danza classica e modern jazz negli stili Mattox, Luigi, e Lirycal. Si è diplomato nel 2000 in Modern Jazz e ha iniziato a lavorare come insegnante e assistente alla coreografia di Enzo Paolo Turchi partecipando come ballerino con la compagnia Energy Dance a trasmissioni televisive e tournée in Italia e all’estero. Ha partecipato a numerosi concorsi di Danza classificandosi sempre in maniera eccellente e nel 2009 ha fatto parte della compagnia Evolution Dance Theater di Roma diretta dal coreografo Antony Heinl, primo ballerino della compagnia americana Momix. Ha insegnato al Centro di Produzione della Danza Korper a Napoli, diretto da Gennaro Cimmino, perfezionandosi nella danza contemporanea. Ha collaborato e si è perfezionato con maestri di danza classica, contemporanea e modern jazz di calibro internazionale come Alessandra Matarelli, Ugo Ranieri, Francesco Nappa, Antony Heinl, Roland Price, Tory Jestyn, Jody Goodman, Roberto Salaorni, Enzo Paolo Turchi, Fabrizio Mainini, Kay Smith, Tamas Geza Moricz (Forsythe Company), Jiry Pokorny (NDT Company), Giuseppe Parente. Ha ideato un corso per adulti presso la Fondazione Lyceum Marafusco al Vomero. Lavora come solista da cinque anni nella compagnia Etoile Ballet Theatre e come coreografo freelance.

Roberta dove nasce?

«Sono napoletana del Vomero. Ho frequentato le elementari e le medie alla Belvedere e il liceo scientifico al Tito Lucrezio Caro»

Quando si avvicinò alla danza?

«Ho iniziato danza a 4 anni nella scuola di mia madre Maria Teresa Spena. Quando la passione aumentò mamma, quando avevo 7 anni, mi iscrisse alla scuola del Teatro San Carlo diretta da Anna Razzi. Superai l’audizione e ho iniziato a studiare lì».

Francesco quali sono le sue origini?

«Nasco ad Acerra, ma ha vissuto ad Afragola fino a 16 anni. In questa cittadina ho frequentato le scuole elementari e le medie. Poi mi iscrissi all’Itis Enrico Fermi a Napoli, ma al secondo anno fui bocciato e ritornai ad Afragola e mi iscrissi all’Istituto tecnico commerciale. Poi accadde un fatto assolutamente imprevedibile».

Quale?

«Sull’esempio di mio fratello Luigi praticavo il rugby. Ho iniziato con l’Arzano Rugby, poi passai all’Afragola Rugby e infine fui selezionato dal Cus Napoli per il campionato regionale delle 5 province. A 16 anni durante una partita mi infortunai alla clavicola. Il medico consigliò per la riabilitazione il nuoto, che non mi piaceva, e la danza. Non mi attirava ma cedetti alle insistenze di mamma e di mio fratello: fu la svolta della mia vita».

Roberta, quanto la impegnava la scuola del San Carlo?

«La frequenza era giornaliera con lezioni di danza classica. Poi si faceva ginnastica artistica (2 ore a settimana) e solfeggio (2 ore a settimana). Le lezioni iniziavano alle 14,30 e variavano ogni settimana».

Perché anche il solfeggio?

«Anna Razzi riteneva fondamentale che i ballerini conoscessero bene la musica. Il solfeggio era parte integrante della formazione, anche se non direttamente collegato alla danza, ma molto utile».

Francesco dove fece la riabilitazione?

«Mia madre mi iscrisse a una piccola scuola di danza ad Afragola. A mano a mano che andavo avanti il mio fisico cominciava a rispondere molto bene a tutte le sollecitazioni. Mi appassionai a quell’attività per cui al termine della fase riabilitativa mi iscrissi all’accademia di danza di Enzo Paolo Turchi e Carmen Russo a Fuorigrotta, dove a 17 anni iniziai un percorso accademico».

Roberta riusciva a conciliare lo studio con la frequenza della scuola di danza del San Carlo?

«Era impossibile. I tempi e gli impegni dettati dalla direttrice Razzi erano troppo intensi e inconciliabili con quelli del liceo scientifico al quale mi ero iscritta. Lasciai la scuola del San Carlo e mamma mi iscrisse a una scuola privata diretta dal maestro Angelini, a Monte di Dio. In questo modo riuscii a conseguire sia il diploma di danza che quello di maturità scientifica. Il percorso di studi per ottenere il diploma di danza dura 8 anni e si è svolto in parallelo con le scuole medie e quelle superiori che sono state insieme di pari durata. Sono stati anni difficili che hanno comportato molte rinunce ma la mia passione era incontenibile e supportata da una grande forza di volontà, di altrettanta motivazione e determinazione».

Dopo la maturità scientifica che cosa fece?

«Ho svolto uno stage a Cannes dove incontrai Frederic Olivieri, allora direttore del corpo di ballo della Scala. Dopo venti giorni di stage, Olivieri mi propose di prendere lezioni al Teatro alla Scala di Milano. In seguito, a causa dell’infortunio di quattro ballerine, mi fu offerto un contratto di sei mesi nel corpo di ballo del Lirico milanese. Terminato il contratto tornai a Napoli»

Francesco, qual è stato il suo percorso come ballerino?

«Iniziai come allievo in ritardo rispetto agli altri, facendo un doppio corso per recuperare le basi. Mi allenavo con bambini di 8 anni, pur avendone 16. Dopo tre anni di full immersion (dalle 14 alle 22 ogni giorno), Enzo Paolo mi propose di fare l’ assistente all’insegnamento. Gestivo corsi con oltre quattrocento allievi, dagli 8 ai 30 anni. Dopo sette anni e mezzo con Enzo Paolo, a 23 anni conclusi l’accademia».

Roberta, tornata a Napoli che cosa fece?

«Iniziai a insegnare nella scuola di danza di mia madre. I miei allievi erano i bambini. Mi iscrissi a Scienze dell’educazione all’università Suor Orsola Benincasa per approfondire la pedagogia e integrare l’aspetto tecnico con quello educativo. Avevo la consapevolezza della necessità di essere versatile e partecipai a un’audizione per un corso di perfezionamento presso la Fondazione Nazionale della Danza/Aterballetto a Reggio Emilia, diretta da Mauro Bigonzetti. Vinsi una borsa di studio di circa 15mila euro per un corso di otto mesi (full immersion dalle 8 alle 18) e ottenni la qualifica nazionale di danzatore contemporaneo. Mantenni una collaborazione con la Scala per quasi 10 anni, con contratti a termine per diverse produzioni, soprattutto opere liriche come “Macbeth”, “Aida” e “Don Giovanni”, dove il balletto ha un ruolo importante. L’ultimo contratto risale a tre anni fa».

Francesco, terminata l’Accademia di Enzo Paolo Turchi e Carmen Russo ottenne l’abilitazione all’insegnamento. Dove iniziò l’attività didattica?

«Iniziai a insegnare al Korper, Centro Nazionale di Produzione della Danza a Napoli, in piazza Vittoria, diretto da Gennaro Cimmino. Ci sono rimasto per circa 3 anni, perfezionandomi nella danza contemporanea».

Che cos’è la danza contemporanea?

«Una forma artistica dinamica e in continua evoluzione che privilegia la libertà di movimento, l’espressione individuale e la consapevolezza corporea, discostandosi dalle regole fisse della danza classica. Questo stile si nutre di un’ampia gamma di tecniche, ricerca, l’esplorazione del gesto quotidiano e del proprio mondo interiore per comunicare messaggi e riflettere la società attuale».

Quando ha incontrato Roberta?

«Ci siamo conosciuti durante open class e audizioni a Roma e Napoli. Eravamo una coppia che mostrava molta sintonia sul palco. Iniziammo una collaborazione lavorativa che poi sfociò in una relazione sentimentale che ci ha portato al matrimonio e alla nascita di nostro figlio Emanuel, che oggi ha cinque anni».

Francesco, a 26 anni se ne andò a Londra. Perchè?

«In Italia si dava molta importanza all’altezza nonostante si avessero notevoli capacità tecniche. Per questo motivo non avevo successo nelle audizioni. Londra fu la svolta. Dopo 8 mesi superai un’audizione di 5 ore con Belinda King Production, una delle produzioni più affermate in Inghilterra, ottenendo un contratto di 8 mesi, poi diventati 11, sulle navi da crociera come capo balletto e manager della compagnia».

Francesca, intanto lei che cosa faceva?

«Lavoravo con il coreografo Ismael Ivo a Napoli e poi con Massimiliano Volpini alla Scala di Milano, partecipando anche a eventi con Roberto Bolle. Successivamente mi trasferii a Londra e raggiunsi Francesco. Iniziammo a lavorare insieme per la Belinda King Production. La nostra collaborazione con questa casa di produzione è durata sei anni».

Nel corso di una crociera avvenne un fatto molto importante. Quale?

«Durante uno spettacolo Francesco mi fece, in scena, la proposta di matrimonio. La band suonava “Hallelujah” di Jeff Buckley. Fu un momento di grande emozione sottolineato dagli applausi dei crocieristi presenti in sala. Ci sposammo e decidemmo di rientrare a Napoli per “creare” una famiglia e fare crescere napoletano il nostro Emanuel che oggi ha 5 anni e gode dell’immenso affetto anche dei nonni».

Francesco, quali sono state le vostre scelte lavorative una volta rientrati a Napoli?

«Trovare il giusto equilibrio tra lavoro e famiglia. Francesca ha deciso di continuare a insegnare nella scuola di danza della madre e ha conseguito la laurea magistrale in management dello sport, la sua terza laurea. Io lavoro come solista da cinque anni nella compagnia Etoile Ballet Theatre di Piacenza e come coreografo freelance. Collaboro come ballerino ospite con il Centro Danza di Maria Teresa Spena e sono impegnato nella diffusione dello stile musical theatre jazz in Italia. Ho fondato un corso per adulti presso la Fondazione Lyceum Marafusco al Vomero. Il corso, rivolto a persone di quaranta, cinquanta, sessanta e settant’anni, ha avuto successo. L’obiettivo è rendere la danza accessibile anche agli adulti, come avviene a Londra e New York».

Francesca come si definisce?

«Poliedrica, eclettica e sempre alla ricerca, ma non insoddisfatta».

Francesco lei?

«Un sognatore e uno zingaro felice. Sicuramente la danza occupa la maggior parte del tempo, anche nei weekend e durante le festività. Tuttavia, dopo aver formato una famiglia, cerchiamo di ritagliare momenti per la vita privata, rifiutando anche alcune offerte lavorative fuori Napoli».

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