Speciale elezioni
Il fattariello
05 Novembre 2025 - 16:32
A prima vista potrebbe sembrare uno sfottò da parte mia, ma così non è! La notizia è di quelle che capita a fagiolo, in un momento caotico e preoccupante, come quello che stiamo vivendo. Amici disoccupati, stressati, ca nun sapite comme mettere ‘o piatto a tavola, eccovi la ricetta: Canta che ti passa. Non ci credete?
Invece ci dovete credere, perché non lo ha affermato una qualsiasi, bensì la scienziata Lauren Stewart, capo ricercatrice presso il dipartimento di musica, mente e cervello, della facoltà di psicologia dell’università di Londra. Sta dottoressa dice che cantare, anche per soli venti minuti al giorno, ci libera dallo stress.
Come? E mò ve lo spiego chianu chianu: dovete sapere che nel nostro cervello ci sta quel fetentone del cortisolo, cioè l’ormone dello stress; ma si ce facimme ‘na bella cantata, nel nostro cervello si produce la serotonina, cioè l’ormone del buonumore e la dopamina, che è l’ormone della soddisfazione; a questo punto ‘ncapa a nuje, si scatena na guerra tra ormoni e, logicamente il finale è 2 a 1 per dopamina e serotonina.
Personalmente ho voluto fare come san Tommaso, cioè toccare con mano, visto lo stress che viviamo, nell’attesa che un certo ente pubblico mi paghi una fattura emesse quattro anni fa; e, così ho preparato un repertorio di tre vecchie canzoni napoletane: L’ommo cu ‘e denare – A che servono ‘e denare? e ‘E denare d’’o nfinferinfì; ed, accompagnato da un mio amico chitarrista sono andato dal direttore della banca per farmi rinnovare il fido; ma come ben sapete, ‘e chisti tiempe le banche se ne strafottono altamente dei problemi del prossimo, pure si lle faje vedè ‘a fattura che mi debbono pagare; logicamente il direttore, come si dice, nun ha vuluto fa carte; ma io, memore dei consigli della dottoressa inglese, non mi sono lasciato prendere dallo stress, ho fatto un cenno al chitarrista e lì, davanti al direttore, gli ho cantato ‘e tre ccanzone.
Ma ch’è stato? Nu mumento? Ncapo a me è partita la guerra degli ormoni, e ho cominciato a sorridere come se mi avessero pagato la fattura. Il direttore non si faceva capace e, quando gli ho spiegato ‘o fatto, ha confessato di avere anche lui uno scoperto personale da rinnovare nella sua stessa banca; finale? Tutti a cantare: “E io canto qui fu Napoli, nisciuno è meglio ‘e me, dimane penzo ‘e diebbete, stasera so nu rre” !
Ma sta a vedè che, niente niente, sta dottoressa inglese, fosse na discendete di quella lady Hamilton, assidua frequentatrice di casa Borbone a Napoli? Solo così si spiegherebbe il suo studio sul cantare, perché a Napoli si è sempre cantato, dalla sirena Partenope, a li turchi a la marina, dalla dannunziana vucchella alla digiacomiana era de maggio.
Ma a Londra chi cantava? I Tudor? ‘A reggina Vittoria? Ma faciteme ‘o piacere! Quindi facciamo tutti tesoro di questa scoperta, specialmente, quando dovremo fare il redditest, cioè spiegare alla agenzia delle entrate comme facimmo a mangià, pavà ‘o pesone, mannà ‘e figli a scuola e pavà ‘e bullette ‘e luce, gas e telefono, cu quatte sorde ‘e mesata! Però attenzione: per toglierci lo stress da redditest, non basteranno certo tre canzoni…llà ce vò n’opera lirica; suggerisco: I Pagliacci!! Alla prossima
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