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IL FATTARIELLO

Dura lex sed lex

Ci sono doveri non riportati in alcun codice ma che vanno rispettati, come quello di accompagnare la “cara mogliettina” a fare la spesa di Natale

Dura lex sed lex

Questa volta me so’ sparato ‘a posa, mettendo il titolo in latino e, se non l’avete capito, ve lo traduco in italiano :”La legge è dura ma è legge” e, se ancora non l’avete capito, ve lo riporto in napoletano “’A legge, pure si è ‘nfama…è legge”.

E con questo cosa voglio dire? Che ci sono leggi non scritte, o meglio, doveri non riportati in alcun  codice ma che comunque, vanno rispettati, come quello di accompagnare la “cara mogliettina” a fare la spesa di Natale;  due palle… sull’albero si sono rotte, ed io mi son sentito come quell’albero. Comunque, in parole povere, mi son vestito di cristiana pazienza e, con ella, “la mia dolce metà”, mi son ritrovato tra i meandri di un supermercato.

Mi dovete credere, mia moglie non ha saltato uno scaffale, se li è fatti tutti, alla ricerca del trinomio che soddisfacesse il suo volere, cioè prezzo-qualità-scadenza.

E, mentre la osservavo a riempire il carrello di dolciumi, affettati, pasta, frutta ed altro, mi si sono aperti, non i cassetti della memoria, ormai strapieni, bensì un settimino della memoria e mi son ritrovato verso la fine degli anni ’40 quando noi ragazzi, con  l’approssimarsi del Natale, ci sentivamo presi da una frenesia irrefrenabile, nell’attesa di comprare la letterina da mettere sotto il piatto di papà, leggere la poesia, intascare la mazzetta e correre al cinema Savoia, a vedere “Il massacro di forte Apache”; solo anni dopo,  avrei capito veramente  chi erano i  cattivi tra i pellerossa ed i  soldati.

Ma, tornando alla spesa di Natale, mamma non la faceva in  quanto, con tanta lungimiranza, fin dopo Pasqua, versava una piccola quota settimanale a don Aniello Siano, il nostro salumiere, al fine di assicurarsi Sua Maestà “Il Canisto” e, quando il giorno della vigilia, arrivava il garzone e versava sul tavolo tutto quel ben di Dio: zucchero, caffè, pasta, olio, roccocò, provolone, una “scella” di baccalà e tante altre leccornie, era festa grande.

Tutto questo ho ricordato, mentre mia moglie continuava a perdersi tra i meandri degli scaffali, senza sapere che, i miei ricordi, erano molto più allettanti, saporiti e gradevoli, dei prodotti colà esposti. Mannaggia ‘a Nustalgia. Buone Feste e…. nun v’allargate c’avita arrivà ‘a fine o mese.

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