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Venezia 77, Almodovar: «La cultura è necessaria, il cinema ha aiutato nel lockdown»

Venezia 77, Almodovar: «La cultura è necessaria, il cinema ha aiutato nel lockdown»

Il regista spagnolo al Lido per presentare “The Human Voice”. Oggi è il turno di “Padrenostro” con Favino

VENEZIA. «La quarantena ci ha fatto capire che la cultura è necessaria». Torna a Venezia il regista Pedro Almodovar, un anno dopo aver ricevuto il Leone d’Oro alla carriera. È in laguna per per presentare il mediometraggio “The Human Voice” con Tilda Swinton, ma le sue riflessioni non possono prescindere dal lockdown. «Il confinamento ci ha costretto tutti in casa, e ha dimostrato a che punto la gente dipende dalle fiction. Le piattaforme, la tv, i film hanno avuto una funzione molto importante e hanno rappresentato il modo più frequente di trascorrere il tempo. Questo ha dimostrato che la cultura è assolutamente necessaria».

Il prezzo da pagare però è stato alto secondo lo spagnolo. «È un risultato inquietante in negativo. La casa può essere un luogo di reclusione. Abbiamo visto che è un luogo dove possiamo lavorare, comprare, spedire il cibo, innamorarci, e fare tutto questo in un modo sedentario. Questo mi pare molto pericoloso. È molto importante che le persone si vestano, escano, vadano ad incontrare gli altri, condividano le emozioni, abbiano relazioni reali, che piangano, che ridano sempre con altre persone vicine, condividendo tutto questo». Per quanto ammette che i film possano essere goduti oggi in svariati modi, lui resta fedele alla sala: «come cineasta ho bisogno di sentire come respirano gli spettatori. Questo mi da la misura esatta di come lo spettatore vive il film».

Ed è amore per la protagonista del suo lavoro. «Se lavorerò ancora con Tilda Swinton? Sicuramente mi piacerebbe moltissimo fare ancora qualcosa con lei, e succederà, anche se ancora non c'è un progetto concreto. Quando scopri la chimica con un attore non è comparabile con nient'altro. Tutto si amplifica, le capacità si moltiplicano».

“The Human Voice” è ispirato alla pièce teatrale 'La voix humaine' di Jean Cocteau del 1930, e vede l'attrice inglese unica protagonista nei panni di una donna disperata che aspetta la telefonata dell'amato che l'ha appena abbandonata. «La situazione di una donna abbandonata, sola, sull'orlo della rottura è una situazione drammatica che sempre mi ha stimolato», spiega. Al termine del suo intervento spiazza tutti svelando due nuovi progetti in cantiere, uno della durata di 45 minuti, l’altro di 20. «Entrambi avranno un'impronta teatrale e le riprese avverranno in un'unica location. Si tratta di un western che si chiamerà “Estrana forma de vita”, mentre il secondo progetto parlerà della crisi dei cinema. Sarà su un racconto distopico in cui i cinema sono scomparsi da Madrid o dalla Spagna. Parlerò di come questo vuoto delle sale influisce sulle persone», ha concluso.

Intanto oggi è la giornata del primo film italiano in concorso, “Padrenostro” di Claudio Noce. Tratto da una storia vera, il film è ambientato nel 1976 a Roma. Protagonisti due ragazzini (Mattia Garaci e Francesco Gheghi) che durante un'estate vedranno con i proprio occhi un gruppo di terroristi tendere un attentato al padre di uno di loro, Alfonso (Favino). Chiudono il poker dei titoli nostrani che si giocano la palma d’oro  “Miss Marx” di Susanna Nicchiarelli (domani) e “Notturno” di Gianfranco Rosi (8 settembre), già Leone d'Oro nel 2013 e “Le sorelle Macaluso” di Emma Dante (9 settembre).

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