Cerca

Proietti e Napoli, un’intesa profonda

Proietti e Napoli, un’intesa profonda

NAPOLI. Una dichiarazione d’amore senza tempo quella di Gigi Proietti (nella foto mentre spegne la candelina in occasione di un anniversario e, sullo sfondo, i coniugi Caccavale) per Napoli. Un atto di stima, di affetto e di vicinanza artistica, che ha visto più d’una volta l’indimenticabile mattatore della scena italiana, legarsi a doppio filo con la città e i suoi artisti più grandi. Un’intesa profonda, capace persino di spingere il geniale artista allo studio della lingua napoletana, fino alla passionale elaborazione di quel suo originale e inimitabile grammelot. Unico anche nel morire, non è da tutti andarsene, in piena riservatezza, nello stesso giorno del compleanno, all’età di 80 anni, Proietti, più d’una volta aveva rilasciato dichiarazioni ricche di sentimento per Napoli e i suoi esponenti culturali e teatrali.

RITIRÒ PREMI A NAPOLI, PROCIDA E CASTELLAMMARE. Così come avvenne nel settembre del 2018 quando, in occasione del ritiro dei riconoscimenti, “Le Maschere” al teatro Mercadante e il “Concetta Barra” nella storica piazza dei Martiri a Procida, ebbe modo di dire «Ho un’antica e profonda venerazione per Napoli. Qui ho fatto tutto il mio teatro. Vi sono legato». Ma già l’anno prima, alla Reggia di Quisisana a Castellammare di Stabia, in occasione del ritiro del “Premio Raffaele Viviani-Cantieri Viviani” per il “Napoli Teatro Festival” Proietti non aveva lesinato su altre parole di affetto per la città e Viviani. «Non so se sono degno di una cosa così: non è falsa modestia, lo penso veramente. Viviani è un personaggio gigantesco ed essere associato anche solo per un attimo a lui mi fa onore. Un premio che è uno stimolo ad approfondire uno dei più grandi interpreti del teatro italiano. Un commediografo che mi piacerebbe conoscere più a fondo, nonostante le difficoltà della lingua napoletana per un romano come me».

L’INCONTRO CON EDUARDO DE FILIPPO. Un idillio artistico e umano senza fine tra il capitolino Gigi e la Napoli che fu di grandi artisti come Eduardo De Filippo. Una storia esaltante sull’asse Roma-Napoli che già nel 1976, al Teatro Tenda di piazza Mancini nella Capitale, raggiunse il suo apice con il grande Eduardo che dopo aver ammirato una delle prime edizioni di “A me gli occhi please” si alza e va sotto il palco a baciare le mani all’attore che, dopo essere scoppiato in lacrime, si precipita commosso verso l’insuperabile maestro. Un evento che ebbe anche un seguito con Eduardo che invitò Proietti a cena a casa sua, chiedendogli di dargli del “tu” e “regalandogli” due poesie da recitare come “E allora bevo” e “Pulecenella ’o ssapite chi è?”. «Lui - ricordava Proietti- mi disse: “diamoci del tu”. Ovviamente io evitai i pronomi durante tutto il pranzo. Infine, con un bicchiere di vino, lui cominciò a suggerirmi delle cose che avrei dovuto fare chiedendomi addirittura se mi piacesse il famoso presepe». Legato alla città del maggiore dei De Filippo al di là della sua esaltante carriera che lo vide passare anche per Shakespeare e il suo elisabettiano Globe Theater di Roma, l’artista giunse a definirsi “napoletanofilo”.

LE AMICIZIE CON ALDO GIUFFRÉ E L’AVVOCATO SINISCALCHI. «Qui - affermò Proietti sempre a proposito di Napoli - c’è molta attività, tante iniziative. Più che a Roma. Napoli non si abbatte mai. Anche se non la frequento, mi arrivano sempre voci di una città vivace. Dietro gli attori napoletani e la loro professione c’è una grande scuola. Napoli è l’unica città ad avere un’immensa, reale tradizione teatrale. Ma qui c’è anche tanta voglia di innovare. E c’è una realtà da raccontare nel male e nel bene». Tanti i personaggi napoletani che Proietti ha avuto come amici, tra questi, l’avvocato Vincenzo Maria Siniscalchi, Aldo Giuffrè, attore che apprezzava per la sua capacità di imitare il romanesco, e Francesco Caccavale del teatro Augusteo.

TUTTI I LAVORI AL TEATRO AUGUSTEO. Un teatro per così dire d’elezione per Proietti che, grazie alla sua amicizia e al suo connubio artistico con un gigante dell’imprenditoria teatrale come Caccavale, lavorò all’Augusteo nel 1994 con “A me gli occhi bis”; nel 1995 con l’omaggio a Petrolini intitolato “Per amore e per diletto”; nel 2008, con “Di nuovo buonasera” e ancora nel 2016, sia pure solo come supervisore con “Non c’è due senza te” che vedeva in scena la figlia Carlotta, attrice come l’altra sorella Susanna, entrambe nate dall’unione iniziata nel 1962, di Proietti con l’ex guida turistica svedese, Sagitta Alter.

CACCAVALE JR: «CONFIDÒ A MIO PADRE DI NON FARCELA PIÙ». E a ricordare quel felice incontro dell’attore romano con gli scomparsi Franco e Alba Caccavale del teatro Augusteo, c’è il figlio Giuseppe che rammenta con emozione i momenti di una collaborazione artistica e umana per molti aspetti irripetibile. «Proietti - ha affermato l’erede della storica famiglia dell’Augusteo, oggi alla guida dello spazio insieme alla moglie Roberta - nel nostro teatro era di casa. La domenica, durante le repliche veniva sempre a pranzo da noi. Di lui ho ricordi fantastici. Riusciva a insegnarti tante cose anche al di fuori del teatro. È stato uno degli ultimi artisti italiani ad avere avuto una formazione vera, fatta come si usava una volta, prima di teatro e poi, soltanto dopo, di cinema e tv. Mio padre anche negli ultimi tempi insistette molto per farlo ritornare all’Augusteo ma dovette desistere quando amichevolmente, Gigi, gli confidò che non ce la faceva più fisicamente».

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Il Roma

Caratteri rimanenti: 400

Logo Federazione Italiana Liberi Editori