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14 Maggio 2022 - 19:16
Claudio Baglioni (nella foto) farà tappa a Napoli lunedì prossimo al Teatro San Carlo con “Dodici note solo”, il concerto più appassionante, esclusivo, unico del cantautore che vede Baglioni, voce, pianoforte e altri strumenti, con le composizioni più preziose del suo repertorio, protagonisti di un affascinante racconto in musica, suoni e parole. «Rianimare le nostre vite con la musica, dopo il lungo, difficile e doloroso silenzio imposto dalla pandemia – ha dichiarato Baglioni - significa ritrovare noi stessi, il senso del nostro cammino e dello stare insieme». “Dodici note solo” è il grande ritorno della musica dal vivo: la prima vera tournée nei teatri, da quando la capienza è tornata al 100%. «Aveva ragione – ha concluso Baglioni - quel filosofo che sosteneva che la vita, senza musica, sarebbe un errore. La ripartenza del nostro Paese, allora, significa anche rimediare a questo “errore”, ritrovarsi e ritrovarci, grazie all’energia del più potente social network della storia dell’umanità: la musica».
Claudio, perché hai scelto di ripartire con una tournée teatrale?
«I teatri permettono un contatto diverso da palasport e stadi: per quello sono ripartito da qui, dopo quest’era del contatto vietato, pericoloso. Questi concerti li ho voluti così, sono tutti debutti: una sera e poi via, con la gente che si affaccia da palchi e loggioni per guardarmi come una volta ci affacciavamo sul cortile da balconi e finestre per vedere la vita passare».
Che emozioni ti sta dando tornare a suonare dal vivo?
«Nonostante i cinquant’anni e passa di carriera, ogni sera mi sembra di raccogliere una nuova sfida. Questo perché sul palco si lotta, si combatte col proprio successo e con l’obbligo di non deludere, cercando di non diventare la parodia di sé stessi».
Come hai scelto il titolo “Dodici note”?
«Con dodici note si fa tutta la musica, diverse ottave con diverse timbriche ed è dalla composizione di questi mattoncini, come se fosse una scatola di costruzioni, che riusciamo a fare qualsiasi tipo di musica, sia essa classica, sinfonica, operistica, folk, leggera, popolare, jazz, ogni tipo di musica è fatta degli stessi ingredienti».
Come sarà strutturata la scaletta musicale?
«Certe volte la scaletta vorrei farla con un’estrazione a sorte proprio per non incorrere nella problematica di prendere decisioni. Ho scelto di narrare questo tempo lungo attraverso tre stazioni, quella del passato, quella del presente e quella del futuro. Ci sono tre strumenti con tastiera, una è un pianoforte digitale-acustico, le altre due sono macchine da suono. Cerco di creare un racconto attraverso le diverse timbriche e la scelta di alcune canzoni, alcune tra le più popolari, ma altre invece anche di “seconda fila”, cioè quelle che io ritengo tra le cose migliori che sono riuscito a fare, e le snocciolo un po’ come in un calendario al contrario, un orologio che le lancette le porta indietro».
Quanta differenza c’è nella preparazione di un concerto solistico?
«Ho cercato una concentrazione e una manualità che sono necessarie per un concerto solistico, le avevo perse perché sono più di dieci anni che non facevo un concerto di questo tipo, ho provato molto da solo. Alla fine il vero esame sarà quello di ogni sera, del debutto, sono tutti debutti, non ho voluto replicare nessun teatro proprio perché non ci fosse questa sensazione della replica, principalmente per me. È una preparazione personale e dal punto di vista emotivo potrà essere realmente diversa quando sarò con il pubblico».
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