Tutte le novità
17 Luglio 2022 - 16:41
“Così parlò Bellavista”, lo spettacolo teatrale diretto da Geppy Gleijeses, tratto dal celebre film di Luciano De Crescenzo, festeggia oltre centosettanta repliche in tutta Italia. Abbiamo incontrato Benedetto Casillo (nella foto) per parlare di questo successo e di tanto altro.
Come il pubblico ha accolto la versione teatrale di un film cult?
«Non è facile fare una trasposizione teatrale di un film, per ovvi motivi, ma devo dire che Geppy è stato molto bravo ad ambientare il tutto in questo luogo aperto, in questo spazio senza tempo che è il cortile di palazzo bellavista dove si svolgono tutte le azioni con noi attori che cambiamo le scene a vista. La gente ha apprezzato tutto il lavoro, anche perché alla base di tutto c’è un racconto, una filosofia di vita, c’è la presenza di Luciano De Crescenzo che ha permesso di portare in scena una napoletanità molto genuina e profondamente filosofica».
È stato un anno dove hai festeggiato anche il tuo lungo “fidanzamento” con il teatro e lo hai fatto al teatro Sancarluccio, perché questa scelta?
«Il Sancarluccio è un luogo che ha fatto la storia del teatro napoletano e di Napoli dove sono passati artisti di prima classe, oltre che autori notevoli. Dal 1974 con i Sadici piangenti sono arrivato in questo teatro con una fortunata serie di incontri settimanali dal titolo Napoli ha fatto 13. Incontri in cui ci inventavano di sana pianta scenette e tanto altro sempre con il pubblico. C’era la voglia di stare insieme infatti gli incontri terminavano con un piatto di pasta consumato con il pubblico».
Pensi che possa essere un format riproponibile oggi o il pubblico è cambiato?
«È cambiato perché c’è la fretta di essere altrove sempre, anche senza bisogno di una meta precisa. Siamo diventati tutti schegge impazzite. Ci ho pensato a creare un locale tipico, probabilmente sarebbe stato di nicchia, ma lo stesso utile a conservare le nostre radici che non si devono perdere. Sarebbe difficile oggi perché la comunicazione è basata sulla rapidità e sul consumo veloce di tutto, senza pensare a ciò che si dice. Un locale del genere potrebbe permettere di parlare, di commentare, di esprimere la propria opinione Oggi si danno solo giudizi».
Napoli sta vivendo un periodo di grande creatività cinematografica, ma i giovani notano l’impiego reiterato degli stessi attori, che ne pensi?
«Vengo da una stagione in cui essere napoletani era un difetto enorme, quasi un sacrilegio.Al mio primo provino mi dissero che forse stavano commettendo un errore nel rimandarmi indietro e nel non darmi un lavoro, ma così fu. Lo ricordo ancora. All’epoca non era corretto parlare on cadenze dialettali ma bisognava esprimersi in italiano perfetto. Poi con Troisi il napoletano è s tato sdoganato ma dopo alcuni anni c’è stato un invasione di una sedicente napoletanità, tutti vantavano lontane origini napoletane. Sono felice del fatto che Napoli sia diventato un set a cielo aperto, ma ai ragazzi consiglio di affidarsi ad agenti capaci che possano inserirli nelle produzioni giuste».
Che progetti hai per la prossima stagione?
«A gennaio ci sarà, alla Sala Assoli, un mese dedicato ad Enzo Moscato con quattro spettacoli e una proiezione di Rasoi; io propongo L’ultimo arrivato a casa Moscato in cui partirò da due pezzi miei dei Sadici piangenti e racconterò i dieci anni di lavoro insieme. Un omaggio ed un ringraziamento a lui perché sono innamorato di Enzo; in lui rivedo un po’ me stesso, con le giuste differenze, ci accomunano le radici, Napoli, l’età, i vicoli, la spiritualità, l’amore per gli animali e mi sento in grande sintonia. Gli sono grato per avermi fatto avvicinare al suo mondo. Così come non dimentico Pierpaolo Sepe che un giorno ha avuto la follia di chiamarmi per fare Beckett, poi insieme abbiamo fatto anche Le cinque rose di Jennifer. Due esperienze che sentivo molto lontane da me ed invece sono state meravigliose e le porto nel cuore».
Copyright @ - Nuovo Giornale Roma Società Cooperativa - Corso Garibaldi, 32 - Napoli - 80142 - Partita Iva 07406411210 - La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo - Il giornale aderisce alla FILE (Federazione Italiana Liberi Editori) e all'IAP (Istituto di autodisciplina pubblicitaria) Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo giornale può essere riprodotta con alcun mezzo e/o diffusa in alcun modo e a qualsiasi titolo