Tutte le novità
26 Luglio 2022 - 16:46
“Strignete ’mbraccio ’a mme comm ’a ’na vota; Parlame sulo ’e bbene. Pe’ tutt’‘a vita se pure me faje mmale. ’O vuò capì ca i’ nun te voglio perdere pe’ nun murì. Ammore amaro quando me daje ’nu vaso ma me pugne ’o core. Come me struje ’o bbene, nun’o può credere ammore amaro”. La leggenda verace di Pino Mauro (nella foto) lo decreta come ultimo leone di cantaNapoli: anche lui come altri importanti artisti napoletani, proveniente da Villaricca, raggiunti gli 83 anni è al centro di una riscoperta, che a suo dire non ripaga, degli anni in cui fu accusato ingiustamente.
I mesi passati a Poggioreale, i due anni all’Ucciardone, i milioni spesi per la difesa, il tempo che c’è voluto, dopo l’assoluzione, per tornare ad essere richiesto su una piazza che ancora ti adora, pensando anche alla seconda, simile, accusa, del ’92. All’ingaggio perso nell’“Opera buffa del giovedì santo” di De Simone. «Oggi mi hanno sdoganato», con riferimento all’incontro del 2007 con i Co’Sang, mito del rap old school e pre-gomorrista in “Fin quanno vai ’ncielo”, e nel 2015 arriva il bel libro di Riccardo Rosa dal titolo “La sfida” (Monitor).
Nel 2017 il concerto - e poi l’album dal vivo - “with friends”, ma anche la partecipazione ad “Ammore e malavita” dei Manetti Bros con “Fimmina chiagni”; nel 2020 ancora cinema con “Il Ladro di cardellini” di Carlo Luglio. Quindi il docufilm tutto su di lui, “L’ultimo fuorilegge”. Il titolo entra subito nel corpo vivo del racconto, che, tra una tappa e l’altra della carriera del cantante non nasconde la nostalgia per una Napoli “d’onore”, per i guappi.
«Non erano camorristi, non c’erano uomini migliori, ti rivolgevi a loro se qualcuno aveva maltrattato una ragazza, se avevi subito un torto da un fetente». La sua opera di ultima pubblicazione, “special version 2022”, è “Ammore amaro”, originariamente del 1957, quando si facevano le Audizioni per Piedigrotta. Ora rivisitata con un video molto attuale che esprime freschezza e voglia di ballare sul mare, una musica che proviene da lontano per una stagione della canzone napoletana ormai cancellata, o forse no. I rapper lo chiamano “zio”: «Non solo per l’età, ma perché hanno ripreso la mia canzone, di strada e di popolo, pane di casa nostra, altro che quelle pazzielle ’nfrancesate che parlano e ’na parte sola ’e Napule».
Quasi come contrappeso, il dualismo con Mario Merola: «L’unico che poteva tenermi testa». Pino Mauro dice di aver rifiutato “Il padrino II”: «In Italia mi aspettavano troppi soldi, non potevo restare parcheggiato in America ad attendere la chiamata sollecitata da Carmine Coppola, papà di Francis». Dal concerto “with friends” dell’Augusteo con gli arrangiamenti di Massimo Volpe arrivano le venture con Enzo Gragnaniello, Franco Ricciardi, Raiz, Lucariello, Daniele Sepe, Marco Zurzolo, il compianto Fausto Mesolella, Barbara Buonaiuto, Tony Cercola.
Peccato manchi la magnifica versione in francese di “Nun t’aggia perdere” con M’Barka Ben Taleb. Luglio e Gargano seguono Pino Mauro tra matrimoni e cerimonie, camerini e passeggiate, spiano il suo pubblico e frugano negli archivi, da cui escono: il primo successo - a 78 giri - nel 1956 con “Ammore amaro”, poi i Festival di Napoli, le sceneggiate di “Guapparia” (Arnoldo Foà firma il servizio del tg sulla messinscena di “Ammore e gelusia” al teatro La Perla con una compagnia che vedeva in scena Annamaria Ackermann, Pietro De Vico, Rosalia Maggio, Luciano Rondinella ed Anna Walter), i b-movie guappeschi, soprattutto le storie di contrabbandieri di sigarette in sintonia con l’hit «’O motoscafo».
Anche qui il suo canto è in direzione ostinata e contraria, da ultimo fuorilegge non pentito, come in “L’offesa” o “Lo chiamavano Santità”, che regalano i suoni western di “Deguello” e quelli morriconiani di “Per un pugno di dollari” alla cultura del “curtiello per curtiello”.
Insomma, fedele alla propria immagine, Pino Mauro fa il duro: «A ottant’anni e passa anni ma ancora sento di poter spaccare il mondo», proclama - ma è tenerissimo - quando dà voce all’uomo che ha perso l’amata in “Nun t’aggia perdere” e sa che nessun duello, nessun coltello, nessuna vendetta potrà restituirgliela. O quando sceglie Bovio e “Lu cardillo”.
Copyright @ - Nuovo Giornale Roma Società Cooperativa - Corso Garibaldi, 32 - Napoli - 80142 - Partita Iva 07406411210 - La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo - Il giornale aderisce alla FILE (Federazione Italiana Liberi Editori) e all'IAP (Istituto di autodisciplina pubblicitaria) Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo giornale può essere riprodotta con alcun mezzo e/o diffusa in alcun modo e a qualsiasi titolo