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La superstizione fa 80

La superstizione fa 80

Nelle case napoletane era ed è tuttora diffusa l’abitudine di appendere un corno rosso oppure un ferro di cavallo dietro la porta d’ingresso. La superstizione e la jettatura sembrano dunque ancora attuali. Queste credenze non smettono di essere le protagoniste del vivere quotidiano, mantenendo invariato nei secoli quell’antico legame con l’occulto che rende la cultura partenopea estremamente affascinante e seducente. La superstizione è stata oggetto di attenzione anche da parte di scrittori e commediografi di elevato livello. Ad esempio, parlando di Peppino De Filippo non si può non fare riferimento alla sua commedia “Non è vero… ma ci credo”, portata in scena per la prima volta nel 1942. Il protagonista, Gervasio Savastano, è un agiato commendatore napoletano. È un vero cultore del malocchio: carezza i gobbi e licenzia i presunti iettatori. Conduce un’esistenza felice benché nevrotica. Crede ciecamente che un suo impiegato gobbo porti fortuna, al punto che grazie a questi riesce a fare grossi affari, e vuole che la figlia addirittura lo sposi. Dopo un’iniziale resistenza, la ragazza si convince. Contemporaneamente, però, il commendatore Savastano si pente di ciò che ha fatto pensando alla possibilità di avere dei nipotini anch’essi gobbi. La commedia ha un finale felice in quanto l’impiegato non è altri che il giovane di cui la figlia era sempre stata innamorata e la gobba, finta, era solo un trucco per consentirgli di entrare nelle grazie del futuro suocero. L’obiettivo dell’autore è dunque mettere in rilievo due istinti che entrano in contrasto. Il primo è quello borghese, il decoro ipocrita del ricco che Peppino porta sulla scena con estrema naturalezza dal realistico al grottesco. Contro di questo esplode l’istinto popolare, costantemente soffocato dalla paura per il malefico: la verve comica e la superstizione convivono fianco a fianco illuminandosi a vicenda. Questo è il centro della farsa di De Filippo. Il vizio antico della superstizione, la brama di benessere, lo spirito avido diventano la chiave di tutto il lavoro e della stessa comicità di Peppino, che evidenzia senza filtri il carattere, il temperamento e la natura del suo personaggio: un pauroso che non vuole tradire il suo decoro. “Non è vero… ma ci credo” è una commedia costruita sul talento caricaturale e stravagante di Peppino De Filippo, sulla sua straordinaria capacità di variazioni comiche attorno alla maschera del commendatore che teme di infrangere le norme del buon gusto lasciandolo trasparire. Il titolo di questa commedia significa esattamente quello che dice: avere un minimo di superstizione fa bene, rasserena e rassicura.

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