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21 Dicembre 2022 - 20:41
Forma turistica di nicchia, il cineturismo è sensibilmente cresciuto negli ultimi anni. Il termine venne coniato nel 2003 durante l’Ischia Film Festival, nell’ambito del primo convegno dedicato all’argomento. In sostanza, per cineturismo si intende una particolare offerta turistica che punta alla scoperta di luoghi che sono stati il set naturale di determinate produzioni cinematografiche o televisive. Ramificato in tutto il territorio italiano, il cineturismo, a cui si dedicano principalmente gli appassionati di film e serie tv, valorizza e quasi “consacra” i luoghi utilizzati per i set. Per la sua naturale vocazione artistica, Napoli è tra le città italiane più scelte dalle produzioni e, conseguentemente, meta prediletta dei cineturisti. La città e le sue bellezze fanno da sfondo a numerosissime serie televisive: partendo da “Gomorra”, passando per “I bastardi di Pizzofalcone” arrivando a “Mina Settembre” e "Il commissario Ricciardi", la sua è una presenza costante, che diviene quotidiana con la soap opera “Un posto al sole”, in onda ininterrottamente da oltre venticinque anni. Ma se la televisione si limita spesso a una ripresa talvolta asettica dei luoghi, il cinema conferisce a Napoli un fascino particolare, conturbante e, proprio per questo, irresistibile. Per tracciare una mappa cineturistica della città – seppur breve ed essenziale – è necessario suddividere Napoli per aree geografiche definite. Il viaggio di oggi si concentrerà nella zona di Mercato-San Lorenzo. Quartiere popolare e popoloso, rientra tra gli spazi urbanisticamente più complessi della città, ricco allo stesso tempo di storie antiche e di contraddizioni moderne. Tra i set ricorrenti della zona Mercato-San Lorenzo spicca Piazza Garibaldi, un luogo non luogo costantemente affollato da viaggiatori distratti. La piazza, il cui cuore pulsante è la stazione ferroviaria, appare nei film “Viaggio in Italia” (1954) e “La baia di Napoli” (1960) in sequenze che mostrano soprattutto anguste porzioni dell’antica stazione. Nel 1985, il film "Maccheroni" di Scola mostra invece una piazza nuova, spigolosa e frenetica, già immortalata nel 1966 nel futuristico videoclip musicale di “Se telefonando”, brano portato al successo da Mina. Poco distante da Piazza Garibaldi si erge l’imponente Porta Capuana, uno dei varchi che consentivano l’accesso al centro cittadino, descritta già nel 1847 come “un inferno, di botteghe, di mercanzie, di commerci, di traffici, di gente diversa” e oggi congestionata da un turbinio senza fine di auto. Animata da una moltitudine di venditori, Porta Capuana appare in numerose produzioni cinematografiche. Protagonisti sono, molto spesso, i venditori che stazionano sotto le sue torri: si pensi alla bancarella del pescivendolo immortalata ne “Con la rabbia agli occhi” (1976) poliziesco che vede come protagonisti l’insolita coppia Yul Brynner - Massimo Ranieri o a quella del venditore ambulante di brodo di polpo (Merola) avvinto in una fitta storia di bugie e macchinazioni nel film "Tradimento" (1982). Spostandoci nel quartiere San Lorenzo, a ridosso della celebre Piazza Carlo III si intersecano strade maestose con strade minuscole creando un impianto viario molto particolare. Ed è proprio la complessa struttura della zona ad aver convinto Nanni Loy a girare parte del suo capolavoro “Le quattro giornate di Napoli” (1962) che descrive la tumultuosa insurrezione partenopea. La parabola eroica del piccolo Gennaro si articola tutta in questo reticolato di strade: inizia in via Argento, dove lo scugnizzo ruba una mitragliatrice, e termina in via Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, dove trova ad attenderlo la morte.
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