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I set del centro storico

I set del centro storico

Il cinema ha trovato da sempre una dimensione congeniale in quel caotico e policromo dedalo di strade anguste che è il centro storico di Napoli. Nel suo cuore antico colori, suoni e odori danno vita a una magia irresistibile che avvince e abbacina. Seducente e ammaliante, Partenope ha stregato spesso l’occhio della macchina da presa che, talvolta, sembra dedicare il suo sguardo più al contesto urbano che all’azione scenica. È il caso delle rampe San Marcellino, uno dei set più ricorrenti nelle produzioni cinematografiche. Situate nel quartiere Pendino, le rampe collegano il centro storico al Corso Umberto. Qui sono state girate diverse scene del film I Guappi realizzato da Pasquale Squitieri nel 1974. La pellicola, ambientata nella Napoli di fine Ottocento, racconta di una criminalità antica e feroce. Lo sguardo di Vittorio De Sica invece indulge per frammenti lungo quella infinita successione di gradoni sferzati dal vento foriero dall’imminente diluvio che sta per abbattersi sulla città: nel suo surreale Il giudizio universale (1961) le rampe fanno da sfondo alla voce di Domenico Modugno che, accompagnato dal dolce suono di una chitarra, canta a squarciagola ‘Na musica. Scenario della resistenza napoletana, la gradinata fa poi da cornice a uno degli scontri a fuoco più concitati tra le forze nemiche tedesche e il popolo napoletano ne Le quattro giornate di Napoli (Loy, 1962). Caratterizzato da una crudezza ambigua, ma necessaria, il film La pelle di Liliana Cavani (1981), dall’omonimo romanzo di Malaparte, mostra anch’esso nuovi scorci delle rampe. Altro set ricorrente, sempre nel quartiere Pendino, è Piazza Mercato, uno dei luoghi più antichi e famosi della città. La piazza, deturpata nel corso degli anni da un’edilizia soffocante, appare nella pellicola musicale Carosello napoletano (Giannini, 1953). Le ferite architettoniche subite da tutta quella zona durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale sono visibili in Napoletani a Milano, un’amara commedia con finale utopico firmata da Eduardo De Filippo sempre nel 1953. Altri scorci del centro storico, come la rinomata Galleria Umberto I, diventano addirittura luoghi ritratti nei cartoni animati: proprio il celebre ingresso della Galleria posto difronte al Regio Teatro di San Carlo appare (insieme ad altri sfondi da cartolina) nel cortometraggio animato Topo napoletano (Neapolitan Mouse), realizzato da Hanna e Barbera nel 1954. Il film di De Sica L’oro di Napoli si muove tra il centro antico e i quartieri Stella/San Carlo all’Arena. Se l’incedere elegante di una disillusa Silvana Mangano ci porta a scoprire una notturna Piazza Carità (con annessa via Tommaso Caravita), la procace pizzaiola Sophia fa girare la testa agli abitanti del rione Materdei. Tutto l’episodio delle pizze a credito si svolge infatti fra via Materdei e via Sant’Agostino degli Scalzi, dove si trova la casa del vedovo interpretato da Paolo Stoppa. De Sica amava gli scorci neorealisti della zona Stella/Rione Sanità/San Carlo all’Arena: qui vi ambienta l’episodio del guappo de L’oro di Napoli (gira a Salita cinesi, via Guido Amedeo Vitale, via Sanità e piazza Sanità), mentre l’episodio di Adelina di Ieri, oggi e domani (1963) si articola tra la popolare via Cagnazzi e i gradini Giuseppe Piazzi dove si svolge la scena del contrabbando di sigarette. Altro luogo cult è l’imponente Palazzo dello Spagnolo alla Sanità, che in Mi manda Picone (Loy, 1983) appare in condizioni fatiscenti a causa del terremoto di tre anni prima.

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