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29 Gennaio 2023 - 17:22
Luminosa, esplosiva in scena come nella comunicazione, versatile come poche per un percorso che ha toccato teatro, cinema, canzone e regia (e non finisce qui!) Claudia Gerini è ancora oggi in scena al Teatro Mercadante, accanto ad un eccellente Mauro Gioia autore del progetto, come protagonista di “Cado sempre dalle nuvole” regia di Francesco Saponaro, spettacolo/omaggio a Pier Paolo Pasolini ed alle sue canzoni, musicate da Fabrizio De Andrè a Modugno e altri ancora. Intelligente e comunicativa, inarrestabile nella ricerca di sé, forte di sentimenti autentici e con il talento di essere e non solo apparire, Claudia Gerini non nasconde desideri e progetti e, con la forza del talento, fa capire che … le sorprese non sono finite! Non a caso cantando Pasolini attraversa il palcoscenico da parte a parte nello spettacolo spavalda e coinvolgente come poche!
Cominciando da lontano come, dove e quando è cominciata la sua storia di attrice?
«Ero molto piccola, più o meno avevo tredici anni e, adorando la danza, sentivo che avrei fatto parte di quel mondo, anche attratta dal cinema per un papà grande cinefilo… Con spirito di iniziativa, che credo io non abbia abbandonato, scrissi al giornalino “Cioe’ ” per partecipare ad un concorso di Miss Teenager e…non solo partecipai ma… vinsi! Era il 1986 ed avevo quattordici anni. E così… è nato tutto. Perché, aggiungo, era la mia strada e io lo sapevo».
Chi, più di tutti, ha inciso nel suo percorso lasciando il segno nella formazione?
«Carlo Verdone su tutti, poi ho avuti altri maestri ma è stato lui che con “Viaggi di nozze” e “Sono pazzo di Iris Blond”, mi ha dato la patente di attrice anche brillante! Prima di essere sua partner l’ho studiato per anni e poi in seguito ho imparato anche tanto da Castellitto, Rubini e altri attori e registi che mi hanno fatto capire anche le sfumature del lavoro che amo».
Ripercorrendo la sua carriera, fatta di cinema, teatro, musica, pubblicità e altro ancora, cosa è stato realmente difficile?
«No, non c’è stato un vero momento di difficoltà o, se c’è stato, ho sempre guardato avanti affrontando il mio percorso».
Così forte da superare anche eventuali ostacoli?
«Sì, sono forte e la forza necessaria l’ho presa da tutte le donne della mia famiglia, a cominciare da una nonna partigiana e dall’altra… napoletana».
Spaziando in più generi le è sempre stata sempre riconosciuta, in aggiunta alla bellezza e alla versatilità, un autentico talento. Riesce a definirmi che cos’è il talento?
«Una fiamma».
C’è un perché, in aggiunta a cinema, teatro, musica e canzone, è diventata anche regista?
«Perché dopo aver letto diciotto pagine sul progetto del film, a parte doverlo interpretare, producendolo ho voluto dare una paternità /maternità in modo che il film fosse realmente mio… Forse farò ancora la regia».
È ambiziosa?
«Molto… e legata alla qualità di quanto faccio, anche perché devo essere certa, e lo sono, di quello che porto al pubblico».
Nel suo lavoro di attrice, non nella vita quotidiana, ha mai vissuto il senso della paura?
«Sì, può essere successo ma amo talmente il pubblico che mi segue, che subito dopo ogni paura svanisce e non mi fermo! Sono andata sempre avanti».
Nel suo molteplice modo di essere e di esprimersi quanto conta la cultura, intesa come conoscenza ampia di quanto può o deve coinvolgerla?
«Conta molto la curiosità. Personalmente ho letto ma non ho fatto nessuna scuola».
Ha un progetto professionale o un desiderio?
«Intanto dopo “L’ordine del tempo” di Carlo Rovelli, con la regia di Liliana Cavani, poiché parlo francese, inglese e spagnolo, senza tradire l’Italia, mi piacerebbe fare un film straniero o anche un progetto teatrale perché il teatro l’ho sempre nel cuore anche se… frequentato meno del set! Sono nata nel cinema, non a caso ricordo “Francesca e Nunziata” con la regia di Lina Wertmuller con Sophia Loren e Giancarlo Giannini ed un quasi debuttante Raul Bova in cui ero la figlia prediletta di Sophia poi innamorata di Raoul».
C’è qualcosa che le manca e/o avrebbe voluto?
«Un figlio maschio».
Ha nostalgie o… rimorsi?
«Ho nostalgia delle figlie piccole ma nessun rimorso perché mi sono sempre messa in gioco e con coraggio… perché di carattere sono sfrontata».
Cosa in “Cadendo dalle nuvole”, spettacolo legato a Pierpaolo Pasolini, le piace particolarmente?
«È stata una scoperta approfondire la forza del pensiero di un grande scrittore. Mi sento figlia di Roma e quando canto il valzer della toppa… lo sono ancora di più».
Dovendosi raccontare com’è caratterialmente?
«Un’inguaribile ottimista, vanitosa, molto permalosa e lavoratrice: come un... soldatino».
Ha un ricordo che la lega a Napoli?
«Certo, uno per me speciale è il Premio David di Donatello ricevuto per l’interpretazione di Donna Maria nel film “Amore e malavita” dei Manetti brothers».
E allora, anche se non è napoletana, cos’è Napoli per lei?
«Per me è musica».
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