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Rakele, una napoletana a Sanremo: <br> «All’Ariston mi sento a casa»

Rakele, una napoletana a Sanremo: <br> «All’Ariston mi sento a casa»

La 19enne sarà in gara nelle Nuove Proposte con il brano "Io non so cos'è l'amore"

NAPOLI. Ognuno ha il proprio destino, un posto nel mondo, un ruolo che gli sta bene addosso, che calza come un abito fatto su misura. Facile comprendere in età adulta se si è intrapreso questo cammino. Difficile quando si muovono i primi passi. A sentire le parole di Carla Parlato (nella foto) ci si convince che lei ha già trovato il suo talento. Lei canterà a soli 19 anni sul palco dell’Ariston, col nome d’arte Rakele sarà in gara al Festival di Sanremo. Ricordate la dolcezza con cui una allora 24enne Elisa vinse nella categoria giovani nel 2001? La stessa convinzione, la stessa classe la si ritrova nell’animo della napoletana. «Ho sentito sempre la necessità di cantare, sono nata con la musica». A soli 5 anni già mostrava il suo carattere. «Ovunque mi trovassi pretendevo il silenzio, salivo sulla sedia e cantavo ». A 9 la voglia di imparare. «Volevo a tutti i costi studiare quello che era una grande passione». Non solo canto moderno ma anche lirica e classica col maestro Raia del Teatro San Carlo. «L’ho sempre saputo che avrei fatto la cantante, quando prendo il microfono in mano mi sento felice, mi sento me stessa, nel posto che mi rappresenta a pieno».

Quando il primo incontro con la musica?

«Fui scelta da Lucariello per il progetto “Veleno fertile”, cercavano ragazzi che avessero qualcosa da raccontare. Si parlava di una città che seppur resta difficile è Campania Felix. Fui scelta per pubblicizzare la sua idea, avevo appena 13 anni, ed appargo anche nel video ufficiale “Terra Cavera” ».

Hai mai avuto una band?

«A scuola ne avevo una. Facevamo cover “rakelizzate” di Coldplay, XX, Doughter. Tutto ciò che canto lo faccio mio, non voglio essere la copia, ma fare miei quei brani. Adoro Lorde, per esempio, e mi piacerebbe interpretarla in italiano. Lasciata la band ho conosciuto Bungaro e Chiodo».

Come sei stata scoperta?

«Mio padre mi ha aiutato tantissimo, mi ha sempre spinto, supportato. Fu uno stage di Bungaro a cambiare la mia vita. Partecipai semplicemente per vivere una epserienza. Mi presentai con le idee ben chiare, e feci “One Day” Asaf Avidan. Piacque tanto e mi selezionarono ». Perché questo nome d’arte: Rakele? «Il nome Rachele mi è sempre piaciuto, mi avrebbero dovuto chiamare così, e pensavo che se dovevo presentarmi al mondo volevo così, con la K una cosa più carina, più “smart”».

Qual è stato il primo impatto con l’“Ariston”?

«Quando sono salita sul palco per le prove mi sono sentita a casa. Ho provato una emozione positiva, esplosiva. Non avrei lasciato quel palco, ci sarei stata su tutta la giornata. Ero avvolta anche da una bella scenografia, non vedo l’ora di cantare al Festival».

Nessuna paura?

«Quando la musica la vivi come una emozione positiva, ti abbrac cia e ti attraversa, senza ansia. Se ti etibisci può accadere che la tua immagina viega interprentata negativamente, mentre quando pensi solo ad esprimerti allora è lì che la canzone arriva al pubblico».

Sembri determinata...

«Determinata ma con i piedi per terra, mi interessa fare musica, cercare di vivere l’aspetto più puro ed essenziale. Ho le idee chiare, e poi quello che sarà sarà».

Come nasce “Io non so cos’è l’amore”?

«Quando siamo in studio parliamo di tutto. Un giorno abbiamo parlarto d’amore: verità, coraggio, sangue. E mi chiesero: “Tu veramente hai provato l’amore? Mai innamorata persa?” Io ho risposto: “Io non so cos’è l’amore”. Da lì sono subito scattati a prendere carta, penna e chitarra ed è nata la canzone, anche grazie al giovane autore Giacomo Runco».

E cos’è l’amore?

«Può essere quello nei confronti di un animale, quello di una mamma, non so ancora dare una definizione, voglio aspettare per sapere cos’è ».

Come sarà il disco?

«Il nostro intento è quello di fare un progetto diverso, che non ci sia Italia, un sound internazionale. Ci saranno 12 tracce, inedite, e “Magic”, un piccolo omaggio a Cris Martin dei Coldplay. Verrà curato tanto l’aspetto musicale quanto la scrittura, con due autori fuoriclasse. Ho scritto qualche musica, e qualche frase. Sto imparando tanto da questi grandi. Un domani vorrei firmare un pezzo tutto mio, attraverso i loro insegnamenti. Ci divertiamo tanto e lavoriamo tanto, c’è una bella energia. Si tratta di progetto musicale costruito su di me. Canto ciò che sono, e la gente credo se ne accorga ».

E se dovessi vincere a Sanremo?

«Sarei felicissima e pronta per lavorare. C’è una band che mi aspetta per suonare in tour. Allo stesso tempo sarei consapevole che sarebbe soltanto un punto di partenza ».

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