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Stefano Bollani e l’amore per Napoli

Stefano Bollani e l’amore per Napoli

Dalla Town Hall di New York alla Fenice di Venezia, fino alla Scala di Milano, Stefano Bollani (nella foto), il più grande fra i pianisti, continua a stupire per virtuosismo e versatilità. Questa volta sarà al teatro Trianon Viviani, domani in “Piano solo”, un omaggio all’arte dell’improvvisazione.

Napoli sta vivendo una nuova primavera, quanto è felice di trovarsi in città nel pieno della gioia per lo scudetto e in un teatro così napoletano, incastonato in mezzo alla citta?

«Sono contentissimo, vivo a pieno questo momento di gioia e mi rendo conto di una giusta rinascita che sta vivendo Napoli. Sono felicissimo di essere al Trianon Viviani anche perchè il direttore artistico, la signora Marisa Laurito, è stata artefice dell’incontro con mia moglie quindi mi lega a lei un affetto personale oltre che una profonda stima professionale. Napoli. Il capoluogo campano è diventato il più florido hub videoartistico e musicale che ci sia in Italia, è meraviglioso esserne testimoni».

Cosa si aspetta dal pubblico napoletano?

«L’affetto che mi ha sempre donato e la competenza; a Napoli vengo spesso, voglio ricordare la cittadinanza onoraria che ho avuto dal passato sindaco Luigi de Magistris, sono molto legato a questa città e sono felice di esibirmi in un teatro che ha una profonda valenza sociale per il quartiere nel quale si inserisce».

Cosa vedremo ma soprattutto ascolteremo in “Piano solo”?

«Ci sono tanti punti di partenza, e tanto sarà improvvisato, nel senso che io salgo, mi metto al piano e poi sul momento decido cosa suonare e come, dipende dall’atmosfera, dall’interazione col pubblico».

Con quale artista napoletano avrebbe voluto esibirsi?

«Sicuramente, non ho dubbi, Carosone e Pino Daniele».

Il 28 aprile in tutti gli store - in versione cd e una esclusiva versione vinile autografato - è uscito “Blooming” il suo ultimo lavoro: cosa ascolteremo?

«Quindici tracce in cui mescolo i generi, dal jazz ai suoni sudamericani, a suggestioni vissute in tutto il mondo. Un mosaico da cui partono storie. C’è il meglio di me e della mia vita, tanto è stato scritto anche durante la pandemia. C’è fra tutti un brano in particolare a cui sono legato, Essere oro, è la colonna sonora del corto diretto da mia moglie Valentina».

Quale è la genesi di questo lavoro?

«Questi brani sono fioriti nel giardino del mio pianoforte, li ho annaffiati, nutriti e se necessario potati e ora sono qui riuniti in un bouquet che è questo disco. Son fiori molto differenti tra loro, ma nati dallo stesso humus e nello stesso periodo».

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