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Turandot”, applausi e fischi al San Carlo

Turandot”, applausi e fischi al San Carlo

Consensi affettuosi e unanimi per cast, coro e orchestra, bocciatura per il regista Vasily Barkhatov

Al San Carlo, la festosa passerella finale degli artisti, che hanno realizzato la parte musicale di “Turandot” di Puccini (primo titolo della nuova stagione in abbonamento), ha fatto registrare consensi affettuosi e, complessivamente unanimi, per tutti. Certo particolarmente intensi e convinti sono stati quelli per il coro (Direttore Piero Monti) tornato dopo tanti mesi in forma splendida, e bene anche le voci bianche (direttore Stefania Rinaldi).

È stata molto apprezzata l’orchestra con sonorità sempre apprezzabili per intensità e plasticità, guidata, nel suo modo consueto brusco, incalzante ed enfatico, dal direttore stabile Dan Ettinger, di sensibilità forse espressionistica. Con qualche rallentamento a sorpresa. L’opposto del cesello, colto e di sensibilità affine a Prokof’ev, proposto con eleganza anni fa da Valchua: che gran parte del pubblico ricorda e rimpiange. Nel cast ha ricevuto maggiori consensi la raffinata ed intensa Rosa Feola (Liù) che ha interpretato con approfondimento espressivo sobrio il suo ruolo: unica ad avere un applauso a scena aperta, nel primo atto. Nel ruolo del titolo, Sondra Radvanovsky ha sfoggiato generosamente la sua voce possente, con volume e fiati memorabili, a tratti pure tagliente, autorevole nell’espressività e nel gesto, anche se talvolta con dizione assai poco intellegibile.

Yussif Eyvazoz è stato Kalaf generosissimo nella voce, nell’impegno espressivo, enfatico nella drammaticità come sempre, nelle intenzioni anche di dolcezza, ma sovente è sembrato poco a suo agio. Molto bene nella sua contenuta compostezza Alexander Tsymbalyuk (Timur). Tanto affetto nell’applauso per il venerando Nicola Martinucci (Altoum) decenni fa al San Carlo Kalaf. Poco incisive (smorzati dalla regia?) le “maschere”: Alessio Arduini, Gregory Bonfatti, Francesco Pittari. Nei ruoli piccoli, accurati: Sergio Vitale (Mandarino), Valeria Attianese (prima ancella), Linda Airoldi (seconda ancella), Vasco Maria Vagnoli (Principino di Persia). E poi possente, compatta la bocciatura del pubblico con fischi e urla per il regista Vasily Barkhatov (con lo squadrone dei suoi collaboratori certamente operosissimi).

Anche alla fine del recente “Maometto II” di Rossini situazione medesima, ed amara, che mortifica quasi i musicisti: regia sbagliata (più che brutta, che è parere personale). Video ad inizio del primo e secondo atto che confondono il pubblico con palese, voluta senza motivo, alterazione del librettoampiamente stravolto con arbitrio infondato-, presenza di camera di ospedale ancor più destabilizzante, culminando il tutto nell’ambientazione nello spazio dell’abbazia di San Galgano (vicino a Siena) riconosciuta da molti ed esibita nel foyer, grazie ai telefonini, quasi a tutti. La Toscana al posto di Pechino senza motivo: una causa di indignazione in più. Del resto, la “Turandot” in scena a Vienna in questi giorni, visibile in Istagram, e quella recente Settembre di Spoleto (con la mamma e la nonna di Turandot in scena) dicono la generale moda banalizzante delle attualizzazioni, che porta molti ai fischi, ma molti pure al silenzio signorile, allontanando tanto pubblico dallo spettacolo d’opera.

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