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musica
19 Luglio 2024 - 13:29
Vivere e raccontare la dura, nuda e cruda realtà delle periferie non è mai facile. Risulta quasi impossibile se si pensa di farlo in Italia, alla fine degli anni novanta e soprattutto attraverso un genere musicale considerato di nicchia fino a quel momento. Investire il proprio tempo, le proprie energie e le proprie risorse nel rap in quegli anni rappresentava infatti un’enorme incognita. All'epoca, a differenza di altre nazioni (su tutte l'America, ndr), in Italia la cultura hip hop faticava ancora ad imporsi e coinvolgeva soltanto una cerchia molto ristretta della popolazione. Grande era lo scetticismo e tanti erano i pregiudizi nei confronti di quello che veniva considerato un mondo a dir poco stravagante.
Anche mediaticamente ed in termini di business, erano in pochi ad interessarsi e a puntare su questo genere. Occorre aspettare la fine dei cosiddetti "anni zero" del nuovo millennio per poter assistere alla prima concreta espansione del rap 'made in Italy', soprattutto in termini di numeri e visibilità. In tal senso, tra gli altri, hanno sicuramente giocato un ruolo fondamentale i Co’Sang, lo storico gruppo formato da Antonio Riccardi e Luca Imprudente (in arte Ntò e Luchè, ndr). I due artisti infatti hanno scritto la storia non solo del rap napoletano, ma anche di quello italiano.
La loro è una musica che va al di là della musica stessa. Indubbiamente, soprattutto in termini di contenuti ed argomenti trattati, i Co’Sang rappresentano il gruppo musicale italiano, e forse europeo, che più ci rimanda alla cosiddetta “old school” del rap americano. Le tematiche affrontate racchiudono la realtà vissuta in prima persona da chi la racconta: quartieri di cemento, luoghi in cui, oltre al degrado urbano e sociale, è possibile trovare soltanto palazzoni e lunghi e desolati viali. Manca invece tutto il resto: mancano le attività commerciali, i servizi, i ristoranti, i teatri, i cinema, i poli sportivi o culturali, eccetera eccetera. Nascere, vivere e crescere in quartieri del genere può rappresentare un vero e proprio handicap, soprattutto per i più giovani. La sensazione per chi vive in determinati contesti è quella di essere un emarginato, un escluso, un reietto della società.
Le opportunità professionali sono pochissime e sono caratterizzate da sfruttamento, umiliazioni, retribuzioni misere e lavoro a nero. Parliamo di quartieri con elevati tassi di povertà e disoccupazione, scarsa alfabetizzazione, quartieri in cui lo Stato non è presente, quartieri in cui gli abitanti sono abbandonati a sé stessi ed al proprio triste destino. È in questo contesto che le organizzazioni criminali capiscono che l’ignoranza, la fame, la miseria e la frustrazione si tramutano velocemente in disperazione e la disperazione non permette più all’individuo di ragionare lucidamente. Il bisogno di soldi, la necessità di garanzie e sicurezze in termini economici, il desiderio di poter badare a sé stessi ed alla propria famiglia sono tutti fattori che portano inevitabilmente a cercare un escamotage, una soluzione, una via d’uscita dall’attuale condizione. È l'istinto primordiale di sopravvivenza, insito in ogni specie vivente che abita il pianeta Terra.
In questi quartieri la criminalità organizzata è considerata una vera e propria alternativa allo Stato, anzi per certi versi riescono a dare più garanzie le cosche ed i clan locali che lo Stato stesso. Raccontare e rappresentare tutto questo non è affatto cosa facile. È per questo che ancora oggi la loro musica viene ascoltata e apprezzata non solo a Napoli, ma in tutta Italia ed anche all'estero (come dimostrano anche i featuring internazionali, ndr). La verità è che i Co’Sang, oltre ad aver avuto la personalità di raccontare tutto questo, hanno dato voce e speranza a tutti i ragazzi di periferia. Hanno raccontato la rabbia e la frustrazione di uno scugnizzo, hanno dimostrato che il talento, l'ambizione, il coraggio e la determinazione possono portare a raggiungere traguardi importanti, fornaddirittura il potere di cambiare il proprio destino.
Tralasciando i vari singoli e le numerose collaborazioni, sono due gli album pubblicati dal gruppo: il primo uscito nel 2005 intitolato “Chi more pe’ mme”, mentre il secondo datato 2009 intitolato “A vita bona”. Possono sembrare pochi, soprattutto se si considera che il gruppo è stato attivo per circa 15 anni, ma Ntò e Luchè esprimono in soli due dischi quello che molti pseudo artisti non riescono ad esprimere in un’intera carriera. È per questo che i brani dei Co’Sang rappresentano e rappresenteranno sempre le periferie, le strade, chi ci nasce e chi le vive. Ascoltare i Co’Sang può rappresentare un importante strumento culturale per comprendere una realtà che molto spesso ignoriamo o cerchiamo di evitare. Ascoltare i Co’Sang vuol dire ascoltare la voce delle periferie, la voce degli ultimi.
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