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Teatro
20 Novembre 2024 - 12:59
Maurizio Murano e Federica Aiello
Ammaliato da quel letterato di profonda cultura che fu Giambattista Basile, il commediografo Manlio Santanelli, ha riportato in auge la seicentesca scrittura di colui che vissuto a cavallo tra il 1575 e il 1632, seppe con vivace intonazione donare con i famosi “Cunti”, umanità, originalità e fantasia alla lingua napoletana.
Così traendo dal suo libro dedicato all'autore giuglianese e intitolato “Dieci favole antiche alla maniera di G.B. Basile” i tre racconti "Lo cunto de Ficuciello", "Lo rre e la zoccola" e "Lo cunto de Briggetella", il padre di opere come “Regina Madre” e “Uscita d'emergenza”, ha posto nelle interpretazioni dei due attori Federica Aiello e Maurizio Murano, un geniale tris di piccoli gioielli narrativi.
E ciò, aggiungendo pure, alla pari di un esperto gastronomo, quel Q.b. di regia per tirare fuori dalla breve messinscena chiamata “Ce steva tre vote”, tutto quel gusto boccaccesco adoperato come elemento base di un piatto ricco di antiche e speziate tradizioni popolari.
Minimalisti nella narrazione e capaci di coinvolgere il pubblico del "Salotto Santanelli" in occasione della prima uscita ufficiale della 13a edizione del “Teatro Cerca Casa”, gli interpreti Aiello e Murano hanno ben saputo esaltare il fascino dei tre racconti di Santanelli, per l'occasione intento a evocare nell'idioma quel celebre “Lo Cunto de li cunti overo Lo trattenemiento de’ peccerille” (pubblicato postumo su interessamento di Adriana, sorella del Basile e famosa cantante lirica) definito da Croce (che lo tradusse in italiano nel 1925)il «più bel libro italiano barocco» e da Italo Calvino «il sogno d’un deforme Shakespeare partenopeo».
Con Murano impegnato anche nell'accennare qualcuno di quegli antichi canti napoletani amati e rigenerati nell'Ottocento da Guglielmo Cottrau e Aiello ora affabulante e avvincente, ora persino trascinante e seducente, “Ce steva tre vote”, con la sua essenzialità, a partire dalla scena e dai suoi materiali, è piaciuto soprattutto per la destrezza nel riportare alla memoria un mondo antico insieme ad un linguaggio spesso tramandato grazie alla cosiddetta “memoria orale”. Puntando sulla straordinaria narrazione dialogica di Santanelli sempre orientata verso il passato, la trilogia fiabesca proposta dalla coppia Aiello- Murano ha così assunto i tratti di un'indagine dalle piacevoli tematiche antropologiche.
Pensando ai Fratelli Grimm che dal lavoro del Basile chiamato pure “Pentamerone” trassero spunto per le loro fiabe in tedesco, la barocchesca narrazione santanelliana, tra emozioni e remoti istanti di suspense, ha presto conquistato la salottiera platea vomerese. E con essa, elargendo morali finali avverse all'invidia, alla superbia e all’avidità, tutti gli amanti di quella lunga e prodigiosa stagione legata al movimento estetico, ideologico e culturale del Barocco napoletano.
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