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L'intervista
26 Luglio 2025 - 10:09
Geolier
L’ippodromo di Agnano si riempie inesorabilmente di fans in attesa delle 21.00, sotto un sole cocente, addolcito solo da qualche sparuta nuvola che regala momenti di ombra, sono tutti in attesa di Geolier. Tra mille preparativi Emanuele trova anche il tempo per concedere qualche risposta.
Manu innanzitutto come stai?
«Non vedo l’ora di iniziare, queste tre ore sembrano un infinita. Sono molto gasato e concentrato, voglio che vada tutto bene c’è molta preparazione per questo spettacolo. Dopo che hanno montato questo palco i fuochi devo stare concentrato fare tutto bene».
Com’è nata l’idea del volo sul pubblico?
«È stata un cosa a cui ho pensato insieme a tutti, l’ippodromo è molto lungo volevo poter coprire tutte le are e sorpassare le tematiche di biglietti e costi per andare da tutti».
Dopo il Maradona, dopo l’ippodromo, quale posto immagini come posto particolare dove suonare in Campania?
«Mi piacerebbe il San Carlo, è piccolo ma sarebbe una mia soddisfazione personale. Creare un momento confidenziale, è una cosa che mi ha raccontato anche Jovanotti in un incontro. Parlando di concerti dopo il suoi 64 palazzetti mi disse che voleva stare vicino la gente perché gli stadi sono dispersivi. Ho capito che quello è un bisogno che ho anche io».
Che spettacolo immagini al San Carlo?
«Solo piano e voce per cantare davvero, come in un giardino di casa con qualche buon amico, scendere in mezzo al pubblico».
Sanremo, Maradona, Agnano, senza contare i dischi di platino, tante soddisfazioni… oggi quale è il “sogno nel cassetto”?
«Riuscire a portare Napoli e il napoletano nel mondo, in America, anche in Cina. Portare il mio napoletano, che come lingua si è evoluta nel tempo; dal classico dei grandi artisti del passato a quello di qualsiasi giovane di oggi, ci sono state diverse ci sono state diverse trasformazioni».
Stasera che Napoli sale sul palco?
«La Napoli che è partita dal rione e ce la vuole fare. La Napoli dei ragazzi che si sentono le canzoni in macchina, che fanno le dediche alla ragazze, la Napoli ribelle ma piena di sentimento».
Salgono anche tanti amici passati a trovarti…
«La musica per me è fatta di intimità. Lazza è un amico, Rocco anche, la SLF sono una seconda famiglia. Mi sarebbe difficile cantare ad un concerto di qualcuno con cui non ho la giusta intimità».
Sei stato in America, questo viaggio come ha arricchito il tuo bagaglio musicale?
«Da quando sono arrivati i live cosi grossi nella mia vita ho capito ancora di più che parte tutto dallo studio per arrivare sul palco. Ho cercato nuove influenze nuovi suoni, ho avuto a che fare con gente incredibile che mi ha fatto pensare quante differenze ci siano, ho imparato tante cose, a parte l’inglese…».
Hai annunciato la data del 26.06.26 al Maradona, una sola?
«Iniziamo a farne una… poi vediamo dove arriviamo…».
Intanto sold out anche la tappa all’Arena di Verona…
«È stato incredibile. È un luogo che dovrò impostare come un teatro, li è storia, devi saper cantare, devi saperti muovere, devi saper approcciare le persone».
Proseguendo verso il nord c’è anche Sanremo…
«Sanremo ti cambia la vita come carriera, come emozioni, come persona, è stata una bellissima esperienza. Mi ha dato tranquillità in altri ambiti ma ora sono impegnato sul disco, non lo so… la testa è altrove».
Tanti amici, tanti viaggi, l’America… cosa possiamo aspettarci dal prossimo disco?
«L’impossibile… vi vorrei dire tutto ma non posso».
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