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“La nostra magnifica ossessione. Bernardo Bertolucci e la sua generazione”

Domani su Rai Tre

“La nostra magnifica ossessione. Bernardo Bertolucci e la sua generazione”

NAPOLI. Un maestro e la sua tribù di cineasti. Una stagione irripetibile del cinema italiano che ha saputo parlare al mondo. Domani Rai Tre dedica la prima serata al documentario “La nostra magnifica ossessione. Bernardo Bertolucci e la sua generazione”, diretto da Marco Spagnoli e prodotto da Minerva Pictures e Arte con Rai Documentari.
Non si tratta soltanto di un ritratto d’autore, ma del racconto corale di una “famiglia cinematografica” che dagli anni Sessanta in poi ha attraversato rivoluzioni culturali e politiche, contribuendo a riscrivere la grammatica del grande schermo. Attorno alla figura magnetica di Bertolucci, il documentario ricostruisce mezzo secolo di successi e contraddizioni, intrecciando materiali di repertorio inediti e testimonianze dei protagonisti di quella stagione.
Le voci che accompagnano il viaggio sono quelle di registi e artisti come Dario Argento, Marco Bellocchio, Liliana Cavani, Daniele Luchetti, Vittorio Storaro, Gato Barbieri e Vittorio Cecchi Gori. E c’è la partecipazione speciale di Stefania Sandrelli, attrice simbolo di film entrati nell’immaginario collettivo come Il conformista e Novecento.
Bertolucci non fu solo il regista premiato con l’Oscar, ma il narratore capace di dare forma cinematografica ai grandi cambiamenti del Novecento, tra avventure collettive, litigi epici e un’infinita passione per la settima arte. Il documentario di Spagnoli restituisce così un affresco di un’epoca, illuminando l’eredità di un autore che ha ispirato registi come Martin Scorsese, Francis Ford Coppola, Woody Allen e Paul Thomas Anderson.
«Con questo lavoro - sottolinea Luigi del Plavignano, direttore di Rai Documentari - restituiamo al pubblico televisivo non solo il ritratto di uno dei più grandi maestri del nostro cinema, ma anche la forza di una generazione che ha saputo parlare al mondo intero attraverso la libertà creativa e la potenza universale della settima arte».
Un viaggio nella memoria che è anche un inno alla libertà creativa, ricordando come il cinema, quando riesce a farsi visione collettiva, diventi davvero “una magnifica ossessione”.

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