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l'evento
23 Novembre 2025 - 17:23
Napoli. Dal vicolo di Ercolano alla Città e al teatro, Andrea Sannino porta in scena all’Augusteo la sua storia con se stesso ragazzino, e si svela come è veramente: “Semplicemente André”. Il pubblico canta e batte le mani a tempo. Un successo.
In prima fila, i genitori - emozionantissimi quando all’improvviso parla di loro - e la sua musa ispiratrice, la ballerina Marinella Marigliano, moglie e madre di Gioia e Alessandro, in attesa del loro terzo figlio. “Si chiamerà Jacopo”, annuncia Sannino e aggiunge: “ho più figli che album!”. L’amore per Napoli è nato grazie a lei, il primo bacio nei giardini di Piazza Plebiscito.
Dal palco parla della prima sorella che ha fatto tante rinunce, “doveva andare a lavorare per aiutare in casa”. Ora gli ha scritto: “sei riuscito a trasformare un disagio in qualcosa di iconico”, riferendosi a quando, da ragazzina, i compagni di scuola venivano a sapere che “non aveva la cameretta e dormivamo in tre in un letto… in una casa di 25 metri quadri, a Vico Santa Rosa”.
“Avere un sogno, la passione per la musica, ha salvato anche me da una situazione di disagio sociale… Io vorrei che la musica fosse un antidoto alla violenza che c’è nei quartieri, alla sconfitta che un ragazzo può sentire dentro ancora prima di giocare la partita della vita. L’invito è a giocarla, a sognare, a prescindere da come va il risultato finale” - dichiara, lanciando un messaggio di speranza a chi “non ha la fortuna di nascere nel luogo giusto: non è importante dove nasci ma come cresci.”
Mister Abbracciame conquista gli spettatori con la spontaneità. Nel suo “Semplicemente André” (in scena fino al 30 novembre) narra il suo passato, l’affetto ricevuto da una famiglia che ha sempre creduto in lui e nella realizzazione dei suoi sogni.
Già da ragazzino, nel suo vicolo era conosciuto come “André o cantante” perché tutti conoscevano la sua passione.
Il recital fa seguito al libro che ha scritto con la prefazione di Maurizio de Giovanni. “L’ho portato in giro per le scuole, riuscendo ad attirare l’attenzione dei giovani, in un modo che mi ha emozionato e quasi sorpreso, raccontando aneddoti della mia vita e di come ho scoperto la musica”. Parla del padre che ascoltava in bagno musicassette assortite “e io da fuori sentivo tutte le canzoni e mi incuriosivo… È grazie a lui che ha imparato anche a non avere pregiudizio alcuno verso nessun genere di musica.. Napoli è mille culure” cantava “il dio della musica napoletana Pino Daniele”.
Ringrazia l’amico Lucio Dalla incontrato nei primissimi anni di carriera, nel 2006, durante un provino per Rai 1; poi in duetto insieme a “Il treno dei desideri”. E Claudio Mattone che “ha fatto i fatti e non le chiacchiere” e gli ha dato “un ruolo da protagonista, prima di tutti e contro tutti, in ‘C’era una volta… Scugnizzi’, dopo Sal Da Vinci che era già famoso”.
“Sento di aver realizzato già tutto ed è quello il successo più grande: avere una moglie, due bambini e uno in arrivo, quindi non mi fa paura il fatto che la gente prima o poi possa stancarsi di me e delle mie canzoni.” Il sogno nel cassetto: “avere un posto nel Mondo, potendo ancora attingere al grandissimo patrimonio culturale che ci portiamo dentro con Napoli… Anche fra trent’anni, mi vedo sempre a cantare in lingua napoletana.”
Di spicco, la sinergia creativa tra Andrea Sannino e Mauro Spenillo, tra le più fertili della scena musicale napoletana contemporanea. Insieme ad Antonio Spenillo hanno firmato brani come 1985, Murì pe’ tte, Nenna - con Peppe Barra - Andrè e Te voglio troppo bene, e realizzato la sigla di Domenica In, con la collaborazione di Franco Ricciardi. Una squadra fortissima, capace di unire scrittura emotiva, radici partenopee e grande attenzione alla forma pop, contribuendo a definire una nuova identità musicale condivisa.
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