Venezia 77, "Spaccapietre": uno straordinario Salvatore Esposito nell'inferno del caporalato
Presentato il film dei fratelli Gianluca e Massimiliano De Serio in concorso alle Giornate degli Autori della 77esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia e nei cinema con La Sarraz Distribuzione
di Alessandro Savoia
Mar 08 Settembre 2020 15:18
VENEZIA. Amore e dolore si mescolano alla perfezione nel film “Spaccapietre” dei fratelli Gianluca e Massimiliano De Serio, in concorso alle Giornate degli Autori della 77esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, e nei cinema con La Sarraz Distribuzione. Protagonista è un Salvatore Esposito trasformato nel corpo, trasfigurato in volto, in una performance straordinaria. Interpreta Giuseppe, che a causa di un incidente in una cava, ha perso la vista da un occhio e viene licenziato. Per portare avanti la famiglia, dar da mangiare al piccolo Antò, la moglie Angela sarà costretta ad andare a lavorare nei campi, un lavoro stressante e faticoso che la porterà alla morte dopo un malore. I due resteranno da soli e senza un soldo, costretti a lasciare la casa. La disperazione porterà l’uomo a chiedere asilo in una tendopoli insieme a braccianti stagionali, per lo più immigrati sfruttati, schiavizzati. Il volto dolorante di Giuseppe mostra sempre però il suo lato più dolce al suo piccolo, alla sera gli racconta una storia, se lo stringe a sé. La mattina poi spalla a spalla nei campi, sotto il sole e le grida dei negrieri, per guadagnare pochi spicci. Al piccolo, che da grande sogna di fare l’archeologo, manca tanto la mamma ma la promessa del padre è che un giorno la rivedrà, qualsiasi sia il prezzo da pagare.
Un racconto buio, dall’epilogo straziante, condito da immagini crude, forti. È il modo raccontare dei registi torinesi, il loro impegno civile. Hanno preso spunto dal loro passato, con una nonna morta bracciante nel 1958, e da una storia del presente, la morte nei campi della pugliese Paola Clemente. «Il cinema lavora con la memoria, è uno strumento per viaggiare nel tempo e nello spazio per disseppellire, svelare, quelli che sono i resti di un passato ma anche del presente che non riusciamo a vedere perché coperto da una polvere di indifferenza. E, come il padre il protagonista del film, anche nostro nonno, prima di partire per Torino negli anni ‘60, faceva lo “spaccapietre”. Questa pellicola è il tentativo di riappropriarci di un’anima, quella di nostra nonna, attraverso la storia e il corpo di un’altra donna. Ma è anche un film in cui affiorano i temi dell’amore tra padri e figli, della morte, della violenza, della paura, della vendetta» raccontano i registi.
Girato interamente in Puglia, in una torrida estate con 40 gradi, il film vede protagonista uno straordinario Salvatore Esposito che è dovuto anche ingrassare per calarsi meglio nel personaggio apparentemente sommesso, ma dotato di una grande forza, di una calma interiore che gli viene dall’amore per il figlio. «È importante tenere viva la memoria e soprattutto non nascondere il male, anzi cercare di portare alla luce quelle condizioni che sono purtroppo presenti ma sta alle istituzioni porvi rimedio, tante cose fatte ma va fatto di più» spiega l’attore.
Bravissimo il piccolo Samuele Carrino che ha trovato Esposito «fantastico come papà, abbiamo costruito insieme il mio personaggio e ciò ci ha aiutato ad avere un rapporto anche nella vita vera». Completano il cast Licia Lanera, Antonella Carone e Giuseppe Loconsole. Un plauso alla colonna sonora firmata dai Gatto Ciliegia. Alla sceneggiatura manca quel guizzo che avrebbe fatto arrivare anche allo stomaco questa storia straziante. In programma oggi al Festival di Venezia il terzo film italiano in programma, “Notturno” di Gianfranco Rosi, mentre “Le sorelle Macaluso” di Emma Dante è previsto domani.
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