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02 Aprile 2020 - 18:59
Le dichiarazioni del presidente della Lega Nazionale Dilettanti
NAPOLI. Una situazione quella che stiamo vivendo quasi surreale e he sicuramente vista l’emergenza fa scivolare quasi in secondo piano lo sport, ma come è ovvio che sia non ci si può completamente estraniare e/o non considerarlo in quanto oltre a livello nazionale essere forse uno dei tanti business su cui comunque il nostro Paese si basa, c’è poi anche nelle situazioni più ridimensionate quali potrebbero essere le società dilettantistiche, in ballo il futuro di tanti giocatori che, soprattutto al Sud magari vivono di quello. Senza contare poi i vari club sorretti da aziende che tramite i loro sponsor provano a sorreggere le spese e i rimborsi non solo dei calciatori ma di tutto ciò che gira attorno allo sport campano e non solo. Di questo e altro ne ha appunto parlato il presidente della Lnd, Cosimo Sibilla, in un’intervista trasmessa in diretta Facebook con la testata giornalistica online di Punto5. Di seguito le dichiarazioni del presidente: « Spero che lo sport possa aiutare la nostra nazione a risollevarsi – commenta Sibilia – con un sorriso nonostante questo periodo così difficile e complicato. Abbiamo la necessità che tutto si chiuda nel breve tempo possibile, con l’obbligo di aiutare e sostenere gli sforzi di coloro che cercano di portare avanti un ragionamento e che sono adesso in difficoltà. Dobbiamo essere uniti senza barriere, viviamo attraverso i nostri sostenitori e piccoli imprenditori. La riforma di Spadafora? Se diventasse concretezza non potrò che ritenermi soddisfatto. I nostri consulenti hanno valutato la perdita del 30% delle società, con quindi una perdita di 3.000 squadre e di 18.000 addetti. Ci siamo confrontati con altre componenti inoltrando tutto anche al Coni e ai ministri competenti come anche quello dell’economia. Sottolineo come la Lega Dilettanti è responsabile di avere migliaia di collaboratori, circa 2.000, con un rimborso spese e oltre 350 dipendenti che portano avanti famiglie intere. Nulla sarà come prima ma dobbiamo ripartire dal calcio di base, dai piccoli borghi per dare dei segnali sociali. Stamattina ho ricevuto una telefonata da Tommasi, stanno valutando… non mi pare opportuno sacrificare i dilettanti, servirebbe un fondo di solidarietà dai calciatori ma su questo i dilettanti non possono essere protagonisti. Spero che tutto si possa ristabilire. L’ideale sarebbe ricominciare nella seconda metà del mese di Maggio e completare tutto in 40 giorni. Se dovessimo partire intorno al 20 Maggio, potremmo chiudere tutto entra il 30 Giugno, oppure sforare e andare a finire a Luglio. Ovviamente è inutile fare previsioni che possono essere smentite da un secondo all’altro. Abbiamo poi prima bisogno di garanzie dal punto di vista sanitario per riprendere, nel caso anche a porte chiuse. Dobbiamo cercare di non contagiare la prossima stagione, ci salveremo tutti insieme solo se remeremo nella stessa direzione».
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