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04 Maggio 2020 - 21:14
L’allenatore dell’Under 19 regionale e coordinatore delle rappresentative giovanili Figc Campania parla della crisi nel mondo dei dilettanti e non solo
NAPOLI. Passano i giorni senza calcio eppure la passione non si affievolisce, così come la speranza che presto si possa tornare in campo per rimettere in moto una macchina che dà lavoro a tantissime persone. Carlo Sanchez è l’attuale coordinatore regionale delle rappresentative giovanili di calcio a 11, nonché allenatore dell’Under 19 Campania.
«Da due mesi è cambiata la nostra vita e naturalmente abbiamo ancora paura di questo nemico invisibile. Il mondo del calcio - spiega Sanchez - è stato scosso e sicuramente uno dei prezzi più alti è quello pagato dai dilettanti e dalle scuole calcio. Per anni abbiamo invitato i giovani a giocare a calcio piuttosto che stare davanti alla tv o ai videogames, ora purtroppo quel lavoro è stato quasi sprecato».
Dalla Serie C in giù si rischia la scomparsa di quasi il 30% delle società: «Tornare a giocare sarebbe la cosa più bella ma sappiamo le difficoltà che ci sono. Mi sento di ringraziare il presidente della Lnd, Sibilia, che sta cercando in tutti i modi di trovare la soluzione più giusta per far ripartire e sostenere il nostro calcio. Il protocollo proposto è difficile da attuare anche in Lega Pro, figuriamoci nei dilettanti che, inoltre, andavano avanti anche grazie ai contributi di sponsor che con la crisi che c’è ora difficilmente saranno disponibili a sostenere il movimento».
Servono aiuti concreti: «Sicuramente, il fatto che nel Cura Italia ci siano sovvenzioni a chi è dedito all’attività sportiva è un primo passo importante. Bisogna capire che di calcio vivono tante famiglie».
Una crisi che rischia di spazzare via i sacrifici di anni: «Spero che anche solo la Serie A riesca a ripartire - conclude Sanchez - per ridare fiducia a tutto il movimento, riaccendere la speranza che tutto possa tornare al proprio posto e ridare lavoro a tantissime persone che grazie al calcio vanno avanti. Ora è impossibile fare progetti, ma prima riaccendiamo la macchina e prima torneremo a sperare di rivivere quel mondo che stavamo costruendo con tanti sacrifici».
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