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Calcio: 70 anni Bruscolotti, una vita a difesa della maglia del Napoli

Calcio: 70 anni Bruscolotti, una vita a difesa della maglia del Napoli

Una vita intera a difesa della maglia azzurra, "o pal 'e fierr" come lo hanno ribattezzato i suoi tifosi: per la caparbieta', per la prestanza fisica, per il fatto che nei contrasti con gli avversari lui non cadeva mai e gli altri finivano sempre per terra. Come se si fossero scontrati, appunto, contro un palo di ferro. Settanta candeline il primo giugno per Giuseppe Bruscolotti, Capitano con la C maiuscola del NAPOLI, la squadra del cuore con cui ha collezionato 511 presenze in 16 stagioni. Dal 1972 al 1988. Mai nessuno come lui dalla fondazione del club fino al 2018, quando un altro grande leader come Marek Hamsik lo ha superato toccando quota 520 apparizioni. Un amore sbocciato a 21 anni per il terzino destro nativo di Sassano, un paesino di 5mila anime della provincia di Salerno. Dopo le giovanili alla Pollese e le due stagioni al Sorrento che portano in dote una promozione in Serie B ma anche un'immediata retrocessione.

All'arrivo a NAPOLI non serve pero' attendere molto per veder sbocciare il talento: in pochi mesi Bruscolotti diventa titolare inamovibile e uomo spogliatoio, acclamato dalla gente anche a distanza di tanto tempo dal suo ritiro. "La cosa a cui piu' sono legato e' proprio il rapporto con l'ambiente e con la citta' - spiega all'Italpress l'indimenticato capitano -. Quel periodo ha avuto qualcosa di incredibile, chi c'era e l'ha vissuto lo puo' raccontare ma il sentimento delle persone nei miei confronti e' stata la cosa piu' forte e da questo punto di vista ancora oggi e' cambiato ben poco, sembra di stare a trenta anni fa". Tante emozioni e momenti affollano la mente. Tra questi non puo' mancare il ricordo della rete all'Anderlecht, semifinale d'andata di Coppa delle Coppe, stagione 1976-1977.

"Quel mercoledi' allo Stadio San Paolo c'erano 100mila persone - racconta -. Io dovevo marcare Rensenbrink, un giocatore che era tra i piu' forti dell'epoca in Europa se non nel mondo. Vincere 1-0 con un mio gol fu una cosa che per certi versi ebbe del clamoroso". Attimi incancellabili e poco importa se nella gara di ritorno il NAPOLI fu rimontato (perse 2-0 in una gara dalle mille polemiche) ed eliminato dalla competizione. I piu' grandi successi della storia azzurra stavano per arrivare con l'avvento all'ombra del Vesuvio di Diego Armando Maradona. Nella favola partenopea del Pibe de Oro il ruolo di Pal e' fierr e' stato centrale. I due sono stati amici in campo e fuori. Dalla fondazione della Scuola Calcio Maradona-Bruscolotti ai pranzi in famiglia con Mary, napoletana moglie di Bruscolotti. E poi il dono della fascia, ceduta da Beppe a Diego in cambio di una promessa che viene mantenuta con la conquista del primo scudetto del NAPOLI nel 1987. Dopo un vissuto cosi' intenso commuovono ma non stupiscono le lacrime versate in diretta televisiva da Bruscolotti la sera della scomparsa del campione argentino.

Un addio temuto che purtroppo e' arrivato inesorabile: "Tante volte l'avevo pensato prima che accadesse, sapevo come stava e sapevo che non poteva reggere in quelle condizioni, ma quando e' arrivata la notizia e' stato terribile - confida la bandiera azzurra -. Il mio rapporto con Diego e' stato stretto e pulito sin dal primo momento. Gli ho dato la mia piena disponibilita' e il massimo rispetto e lui ha fatto lo stesso con me. In ogni occasione, anche dopo che abbiamo smesso di giocare, raccontava in continuazione momenti vissuti insieme e particolari miei e del nostro rapporto. E' la testimonianza del profondo legame che avevamo costruito in quegli anni". In una carriera di gioie e successi c'e' anche qualche rimpianto. Uno di questi e' sicuramente il non aver potuto continuare l'avventura con il NAPOLI da dirigente dopo il ritiro. "Qualcosa e' mancato, pensavo di avere un prosieguo ma pazienza, non c'e' stato", ammette Bruscolotti che non smette mai di seguire le vicende del club partenopeo e si rammarica per l'epilogo di stagione.

"Non mi aspettavo un finale cosi' amaro. Era l'ultima partita, giocavamo in casa e c'erano tutti i presupposti per far bene anche se la sorpresa e' sempre dietro l'angolo in ogni partita di calcio. Un NAPOLI impacciato, timoroso, non so da cosa e' scaturito. Tante voci - ha spiegato - si rincorrono in citta' ma se e' accaduto qualcosa nello spogliatoio lo possono sapere solo loro. Si riparte da Spalletti che per la continuita' potrebbe essere la persona giusta. Lui ha utilizzato come modulo di gioco il 4-2-3-1 quindi puo' essere un prosieguo del cammino gia' fatto. Bisognera' vedere se ci saranno partenze e chi eventualmente arrivera', ma in ogni caso con un nuovo allenatore credo ci sara' bisogno sempre di un periodo di assestamento". Dopo passato e presente un augurio anche per il futuro per Beppe Bruscolotti che non ha dubbi quando gli si chiede quale sara' il suo desiderio al momento di soffiare sulle 70 candeline: "Voglio continuare a far parte ancora di questa famiglia. Sono passati tanti anni ma la mia passione e l'amore per questa maglia non finiranno mai. Fino alla fine dei miei giorni".

 

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