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28 Novembre 2022 - 10:48
I ricordi del passato, il suo pensiero su Maradona, le emozioni da presidente del Napoli ma anche il suo sguardo sul futuro, con progetti, ambizioni e sogni ancora intonsi. A 91 anni Corrado Ferlaino (nella foto), il presidente degli scudetti, dei 33 anni del club azzurro tra gioie e dolori, si è confessato a cuore aperto a OttoChannel, nel corso della trasmissione “La Domenica Azzurra”, in onda ogni domenica alle 21 (e in replica alle 23,30 e il giorno successivo alle 16) sul canale 16 del digitale terrestre.
Il 25 novembre di due anni fa moriva Diego Maradona: cosa le rimane di quel giorno?
«Il ricordo di un giorno molto triste. Ero in banca, ebbi una telefonata che mi informò della sua morte, rimasi male, non dico che ho pianto ma quasi. E non lavorai più». Prova più tristezza o più rabbia per la sua morte in solitudine? «Non lo so, in un certo periodo volevo andare in Argentina per sapere, ma poi ho capito che era inutile. Diciamo, e scelgo una versione buonista, che non lo hanno aiutato, probabilmente, ma penso molto di più. Maradona è venuto a Napoli per una serie di coincidenze, era destino evidentemente... Del resto in quale altro club, in quale altra avrebbe vissuto come ha fatto qui? Era argentino, ma qualche volta penso che è nato a Napoli di nascosto e poi è andato in Argentina perchè era quasi napoletano, come educazione, modo di pensare, per lo spirito ribelle. Il napoletano si ribella, non obbedisce sempre alle leggi. Diego obbediva solo alle regole calcistiche, in campo era di una sportività enorme, fuori campo conosciamo invece tutti la vita che conduceva».
Trentatrè anni dopo questo Napoli può di nuovo vincere lo scudetto?
«È una squadra che sta giocando molto bene, è quasi uguale allo scorso anno nei titolari, ha più cambi all’altezza ma soprattutto scende in campo con la convinzione di essere la più forte. Spalletti, ottimo allenatore, li ha convinti che loro sono i più forti e alla fine lo sono veramente. L’anti-Napoli? Pensavo il Milan, forse lo è ancora. Ma la domanda che mi pongo è: esiste un anti-Napoli? Se continua a giocare così non c'è. La Juventus aveva iniziato malissimo ora sta andando meglio, ma penso che il Milan sia l'avversario più temibile».
Serve, come negli anni ’80, ancora l’appoggio politico e mediatico per vincere a Napoli? «Non do consigli a De Laurentiis, ogni presidente ha un proprio carattere. È un affare suo, ognuno si regola come vuole. Lui fa bene a fare quello che fa, forse è un po’ troppo romano, non è napoletano. Quando parla stento a capirlo ma va bene così». Che opinione ha di Spalletti?
«Gli allenatori li giudico per il carattere. Quando iniziai a fare il presidente l’allenatore faceva tutto, anche il preparatore atletico. Ora c'è uno staff e l'allenatore comanda. Spalletti, che è molto bravo, ha allenato molte squadre e all'inizio del campionato sono andate sempre tutte bene, spero continui ad andare bene per tutto il campionato col Napoli». Kvaratskhelia è il nuovo idolo: ha qualcosa di speciale? «È un grande giocatore, ma il Napoli ha giocato benissimo lo stesso e ha vinto tre partite senza di lui. Il georgiano salta l'uomo, è veloce, ma sulla sinistra ce ne sono diversi forti. Prima c'era Insigne, ma aveva un altro tipo di gioco e di carattere rispetto a lui».
Ed Osimhen? Le ricorda qualche bomber del passato?
«È un giocatore molto veloce, molto determinato, segna pure di testa dove ha mostrato ultimamente di essere molto bravo. È un grande centravanti, ma diverso da Careca e Savoldi, tra gli attaccanti più forti che ho ingaggiato. Careca era più tecnico, non si possono fare paragoni tra periodi storici diversi». Quanto è azzurra la sua domenica? «Molto, totalmente. L’azzurro del mare, del cielo, del Napoli. Vede? Indosso sempre e solo camicie azzurre». Ci vediamo a giugno al “Maradona”, allora… «Va bene, sono certo che ci vedremo a giugno allo stadio…».
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