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03 Aprile 2023 - 15:52
«Il regolamento d'uso dello stadio viene applicato solo alle curve, nel settore Distinti entrano tranquillamente striscioni e bandiere, quindi è una cosa diretta esclusivamente alle curve». A parlare è Alessandro Cosentino, storico leader del gruppo Fedayn della Curva B di Napoli, intervenuto a Radio Crc all'indomani di quanto avvenuto durante la partita Napoli-Milan, con i gruppi ultras partenopei rimasti in silenzio per l'intera durata del match, tranne che per intonare cori contro il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis.
Lo scontro frontale tra gruppi ultras e dirigenza del club azzurro appare inconciliabile: «Tutto questo avviene - ha spiegato Cosentino - perché abbiamo fatto delle richieste per poter avere una “fan zone", una zona della curva nella quale poter accedere con bandiere, tamburi, poter lanciare cori, senza dare fastidio a chi vuole vedersi la partita tranquillamente. Lo abbiamo chiesto al club, ai responsabili dello stadio, alla Questura. Ci è stato detto che non è possibile, a differenza di ciò che avviene in tutti gli altri stadi d'Italia dove addirittura sono state realizzate torrette per i lanciacori. Il Napoli dice che lo ha deciso la Questura, la Questura dice che lo ha deciso il Napoli. Per me la decisione è di De Laurentiis».
Inoltre, ha proseguito l'esponente del tifo organizzato napoletano, «noi non siamo tesserati ma da qualche mese abbiamo chiesto di abbonarci e questo non avviene nonostante sia previsto che ci si possa abbonare senza fidelizzarsi alla società». Sulla rissa scoppiata sugli spalti tra componenti di diversi gruppi della Curva B durante il primo tempo di Napoli-Milan, Cosentino parla di «scene non belle da vedere e che non dovrebbero assolutamente accadere».
Tornando sulle recenti dichiarazioni del patron del club azzurro su presunti giri di droga nelle curve dello stadio Maradona, Cosentino ha detto: «Sono cose non vere e sfido chiunque a venire ai cancelli dei settori e vedere dove sono questi sequestri di ingenti quantità di droga, come li definisce De Laurentiis. È brutto sparare indistintamente addosso a un popolo che non vede l'ora di festeggiare. Ci stiamo dimenticando che, al di là della vittoria sportiva, questa doveva essere una vittoria dal punto di vista sociale di cui questa città ha bisogno, una città che oggi fa invidia a tutto il mondo per turismo e per organizzazione».
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