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05 Aprile 2023 - 14:27
«O il calcio lo si intende come un'impresa, e purtroppo in Italia lo è a metà, o non si va da nessuna parte. Il mio modello è sempre stato il cinema, ho toccato con mano circa 400 film e ho imparato a fare il mestiere dell'imprenditore puro». Lo ha detto il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis nel corso dell'evento "Merger & Acquisition Summit. Le fusioni e le acquisizioni in Italia, i grandi investitori, le aree interessate e i protagonisti del settore", organizzato dal Sole 24 Ore.
Il numero 1 del club partenopeo si sofferma sul tema dei fondi che «sono una cosa importantissima, però di solito devono investire in un settore per dare redditività ai propri investitori, sottraendo la redditività al settore stesso. Sono stato contrario ai fondi perché di calcio non capiscono nulla, è un mondo complicato, bisogna starci dentro. Puoi fare una media company con i più grandi manager, ma non è detto che questi ti assicurino il risultato». E aggiunge: «Quel che mi infastidisce della nostra Lega è che le proprietà non sono presenti, non è detto che ci sia sempre un signor manager come Scaroni con cultura imprenditoriale di razza. Ci sono anche personaggi che non hanno attributi per nuotare nell'oceano».
«Dobbiamo sanare il problema dei violenti, non dei tifosi che sono persone perbene. C'è una frangia delinquenziale che va eliminata e bisogna farlo con un decreto legge. Oggi pomeriggio mi incontrerò con Piantedosi per discutere di questo problema: se non risolviamo il problema al calcio possiamo dire addio» ha spiegato.
«Il gioco del calcio andrebbe rivisitato. Abbiamo un intervallo di quindici minuti, i ragazzi a casa che giocano sulle piattaforme riprendono la partita al 46'? Io non credo, li stiamo perdendo tutti» ha concluso.
«Quando un anno fa mi hanno offerto 2,5 miliardi e mezzo per il Napoli mi sono chiesto: mi servono? Avrei dovuto comprarmi una squadra in Inghilterra, ma io ho origini napoletane. II Napoli ha un valore? È un giocattolo della famiglia De Laurentiis, non vedo motivi per cederlo fin quando non ci stancheremo» racconta il patron azzurro.
«Cinque anni prima di acquistarlo, offrii 125 miliardi di lire per comprarlo da Ferlaino che mi fece causa - aggiunge De Laurentiis - Poi ero a Capri e lessi che il Napoli era fallito, decisi di prenderlo contro il parere della mia famiglia, mio figlio Luigi mi disse che non c'entravo nulla col calcio. Invece se uno ha voglia e ci crede, può avere successo anche in un altro campo. Il Bari? Il Bari invece va venduto fin quando non cambiamo la legge. Se la cambiassero come in Europa mi piacerebbe tenerlo, da uomo del sud».
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