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La coppa della vergogna

La coppa della vergogna

Prima di cedere, dieci contro undici, al gol di Lautaro (92’), che decide la finale della Supercoppa italiana a Riyadh (1- 0 per l’Inter), un Napoli di guerrieri viene messo alle corde dall’arbitro riminese Rapuano che espelle Simeone al 60’: secondo “giallo” per una entrata su Acerbi dopo un primo “giallo” gratuito al centravanti azzurro cinque minuti prima. Per tutta la partita, prima d’essere ridotto in dieci, il Napoli ha soffocato l’Inter, le è stato addosso uomo su uomo e raddoppi in zonapalla, concedendole un solo tiro in porta (17’ Calhanoglu) prima del gol di Lautaro. Una partita tattica degli azzurri che ha tolto il respiro all’Inter, ne ha annullato la potenza e la brillantezza al punto che Inzaghi raccomandava a Calhanoglu e a Mkhitaryan di giocare bassi temendo le ripartenze del Napoli. Sulla scacchiera preparata da Mazzarri, Cajuste con molto merito si incollava a Barella spegnendone il dinamismo; sulla destra Zerbin e Di Lorenzo rintuzzavano gli attacchi di Dimarco; faceva un gran lavoro Politano, primo pressing su Calhamoglu arretrato poi contrastato da Lobotka, il maggiore guerriero azzurro, quando il regista turco dell’Inter veniva avanti; sulla fascia opposta, Mazzocchi metteva in difficoltà Darmian e aveva campo per attaccare; Kvaratskhelia più di Simeone (generoso nei rientri) impegnava la difesa nerazzurra. Tenevano bene i centrali Rrahmani e Juan Jesus su Lautaro e Thuram. L’Inter era bloccata, il piano di Mazzarri riusciva in pieno con la novità di Zerbin al posto di Mario Rui però schierato a destra con Mazzocchi a sinistra. Nell’iniziale 3-4-3 il Napoli riusciva anche a pressare alto, limitando la costruzione dal basso dell’Inter. A lungo andare, il Napoli difendendo a tutto campo non aveva grandi opportunità di avviare una vera manovra offensiva. Ma neanche l’Inter andava a bersaglio. A inizio di ripresa, sull’unica manovra incisiva del Napoli, un contropiede iniziato in contrasto da Politano, nella metà campo azzurra, veniva rifinito da Lobotka per Kvaratskhelia e Sommer deviava in corner la conclusione del georgiano (51’), l’unico vero tiro pericoloso di tutta la partita. Una volta, in dieci, il Napoli era costretto a dare campo all’Inter, ma la squadra nerazzurra non aveva spazi per attaccare al centro, sempre rintuzzata, e allora cercava di sfondare sulle fasce con le lunghe rimesse laterali di Darmian e i temuti cross di Dimarco, imprecisi. Il Napoli sapeva resistere. Senza attacco, Kvaratskhelia in ripiegamento, puntava ai calci di rigore. Con Zerbin esausto, entrava Ostigard (58’) sulla linea della difesa. Inzaghi sostituiva i suoi giocatori ammoniti (63’ Frattesi per Barella, Carlos Augusto per de Vrij) cercando energie fresche per abbattere la resistenza del Napoli. In inferiorità numerica, gli azzurri erano costretti a giocare bassissimi, ma con una efficace barriera difensiva. Energie nuove per resistere (70’ Gaetano per Kvaratskhelia, Lindstron per Politano). Non era molto comprensibile la sostituzione del georgiano, unico attaccante. Ma ormai la partita era a senso unico nella metà campo del Napoli. Gli ingressi di Raspadori per Mazzocchi, dolorante, e Mario Rui per Cajuste concludevano le sostituzioni azzurre. Inzaghi immetteva Arnautovic per Dimarco e Alexis Sanchez per Thuram (81’). Erano proprio vicinissimi i calci di rigore, ma arrivava il gol di Lautaro, un premio eccessivo per un’Inter ingabbiata dal Napoli.

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