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il ricordo

Quarant'anni fa la prima volta di Maradona a Napoli

Il 5 luglio del 1984 venne presentato allo stadio San Paolo davanti ad 80mila spettatori

Quarant'anni fa la prima volta di Maradona a Napoli

La prima volta di Maradona allo stadio San Paolo

Una data difficile da dimenticare. 5 luglio 1984. Ore 18,30. Il San Paolo è stracolmo. Il biglietto costa mille lire. Sono tutti in attesa che dalla scaletta esca un giocatore tutto ricci. Pantalone azzurro, maglietta bianca della Puma. Eccolo che si fa spazio tra decine e decine di fotografi. Entra sul terreno di gioco e c’è il boato. Signori e Signore ecco a voi Diego Armando Maradona. Sembra ieri che il pibe faceva la sua prima apparizione nello stadio che oggi porta il suo nome. Eppure sono passati 40 anni. Proprio così. 40 anni. Chi è nato nel 1984 oggi ha un’età matura. Si è realizzato. Ha famiglia. Quella scena non l’ha vista ma gli è stata raccontata. Così come è stata raccontata a tante altre persone che hanno tatuato nel cuore il nome Diego.
Ci emozionava allora, ci emoziona adesso il giocatore più forte di tutti i tempi. Avevo 17 anni nel 1984. Non trovai il tagliando per ammirare per la prima volta colui il quale poi ci avrebbe regalato tante gioie. Sarei voluto essere in mezzo a queli ottantamila che lo applaudirono. «Buonasera napoletani, sono felice di essere con voi», disse il pibe. Poi prese il pallone, cominciò a palleggiare e lo lancio in alto a campanile. Ci fu il delirio. Uno spettacolo senza precedenti. Da quel momento in poi Maradona non se ne è andato più da Napoli. Oggi c’è lo stadio dedicato a lui. Ma ovunque ti giri c’è. Ai Quartieri Spagnoli ormai c’è un pellegrinaggio che sale per via Emanuele de Deo per andare a vedere il murale del campione. Nell’estate 2023, quella dello scudetto, c’è stata un’affluenza senza precedenti. Ma anche nel Bronx a San Giovanni c’è una sua gigantografia. Stessa cosa su un palazzone del Centro Direzionale. È indelebile il pibe. Personalmente ho tatuato la sua firma sul braccio sinistro. Dopo il primo scudetto lo incontrai ad una festa al Palapartenope. Non avevo dove farmi fare l’autografo. Gli diedi la mia patente. Quella vecchia rosa. È stato lì per anni fino a quando non me la ritirarono perché non si leggeva più niente. Chiesi ai carabinieri di lasciarmela per il ricordo di Maradona e che avrei fatto subito richiesta di quella plastificata. Niente da fare. Persi un cimelio scritto. Ma nel cuore c’è sempre. Impossibile che vada via. Avrei voluto raccontare le sue gesta ma ero troppo piccolo. Io cominciavo a fare il giornalista e lui scappò via. 40 anni dopo il suo arrivo in città sono qui ad emozionarmi per lui con il privilegio stavolta di potergli dedicare un corsivo.

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