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il bilancio azzurro

Il Napoli saluta il 2024 tra dolori e gioie

I primi sei mesi dell’anno sono da dimenticare per il fallimento tecnico. Con Conte tante vittorie e primato in classifica

Il Napoli saluta il 2024 tra dolori e gioie

NAPOLI. Addio 2024. Il Napoli saluta un anno dal doppio volto. Se ne vanno dodici mesi dove la squadra azzurra ha dovuto patire l’onta di un fallimento tecnico al termine della passata stagione ma poi si è rifatta grazie all’arrivo di Conte chiudendo addirittura primo in classifica (in condominio con l’Atalanta). Non ha funzionato niente con lo scudetto sulla maglia. Delusioni una dietro l’altra che hanno portato ad un inutile decimo posto e l’esclusione da tutte le Coppe europee. Mai si era caduti così in basso dal ritorno in Serie A della gestione De Laurentiis. Due gli allenatori che si sono alternati in panchina. Calzona prese il posto di Mazzarri che a sua volta aveva sostituito Garcia il 15 novembre del 2023. Nessuno dei tre allenatori è stato capace di fare bene. Don Aurelio, però, si è preso le sue responsabilità del crollo totale partenopeo. Ha ammesso a più riprese di aver sbagliato le scelte dopo l’addio di Spalletti e Giuntoli. Il mercato non è stato all’altezza ed era inevitabile che poi il conto sarebbe stato salato.

I NUMERI DELUDENTI. Dal 7 gennaio al 26 maggio il Napoli ha giocato venti partite di campionato. In tutto ha conquistato 25 punti su 60 a disposizione. Solo 5 le vittorie, altrettante sconfitte e ben 10 pareggi. Non si è mai riusciti ad incassare 3 successi consecutivi. Un rendimento da squadra provinciale che ha rischiato di finire dall’altra parte della classifica.

PROUD TO BE NAPOLI. Stagione nuova, vita nuova. Memore degli errori precedenti, Aurelio De Laurentiis, che ha “festeggiato” il ventennale alla guida del club partenopeo, ha deciso di puntare sul cavallo più importante e vincente nel panorama degli allenatori. Il 5 giugno il patron azzurro ha ufficializzato l’ingaggio di Antonio Conte. Poco prima era sbarcato in società anche il nuovo direttore sportivo Giovanni Manna. Bloccato in primavera, ha cominciato a lavorare ad inizio estate. Si è detto addio, quindi, alla new era (fallimentare) e si è diventati orgogliosamente napoletani con un uomo del Sud.

L’ex Inter ha firmato un contratto triennale e alla presentazione a Palazzo Reale fece subito capire come stavano le cose: «Amma faticà», disse urbi et orbi. E soprattutto evidenziò un concetto: «Qui comando io». Con lui arrivò anche una figura iconica del calcio italiano: Lele Oriali. L’ex Inter diventò il responsabile della prima squadra. Ben tredici, poi, i collaboratori portati dal tecnico salentino. Lo start del mercato regalò subito Alessandro Buongiorno, il difensore più forte in circolazione. Ben 40 milioni messi sul piatto per avere il sì del Torino. Cairo non battè ciglio e fece partire il suo ragazzone. Dalla Roma venne preso a parametro zero Leonardo Spinazzola. Intanto bisognava convincere Di Lorenzo e Kvaratskhelia a rimanere. Entrambi erano intenzionati ad andare via.

Il capitano non aveva gradito l’atteggiamento della proprietà nei suoi confronti al termine del campionato. «Siete tutti in partenza, trovatevi la squadra e andate via», questo il messaggio diretto di Adl. Il terzino si offese e non aveva intenzione di rimanere. Ma non aveva fatto i conti con don Antonio da Lecce. E alla fine l’accordo fu stato trovato. Stesso discorso dicasi per il georgiano. Intanto si partì per Dimaro Folgarida con tanti giovani e poche certezze in rosa. Osimhen doveva essere ceduto dopo il rinnovo da dieci milioni di euro. Si allenava con Conte il nigeriano ma il futuro è altrove. Nei pensieri dell’ex ct c’era solo ed esclusivamente Romelu Lukaku. Si promisero amore calcistico i due. Ma la situazione non si sbloccò velocemente perché nessuno voleva spendere i soldi della clausola rescissoria del bomber africano.

Il 10 agosto partì la stagione con la Coppa Italia. Al Maradona arrivò il Modena. In campo andò una formazione sperimentale. Finì 0-0 nei tempi regolamentari. Si passò ai sedicesimi ai calci di rigore vinti 4-3. Tanta fatica mostrata anche all’esordio in campionato. Contro il Verona ci fu subito un crollo incassando la bellezza di tre gol. Calò il gelo su Partenope. Conte avvisò che bisognava velocizzare gli acquisti. Il 21 firmò David Neres. Il 25 agosto ci fu l’esordio in casa. C’era sold out sugli spalti. Arrivò la prima vittoria per 3-0 sul Bologna. Segnarono Di Lorenzo, Kvaratskhelia e Simeone. L’assist per quest’ultimo fu del brasiliano. Quattro giorni dopo (il 29) De Laurentiis ufficializzò l’ingaggio di Lukaku. Big Rom sbarcò in città nonostante la presenza di Osimhen. Il presidente investì tanto pur non incassando i soldi della cessione del nigeriano. Il 31 agosto si giocò la gara interna col Parma.

Contestualmente vennnero comprati Scott McTominay dal Manchester United e Billy Gilmour dal Brighton. Fecero una passerella in campo ma poi andarono in tribuna. Contro gli emiliani si giocò male e si andò in svantaggio su calcio di rigore. A quel punto Conte mandò in campo Lukaku che pareggiò velocemente. Al 96’, in superiorità numerica, Neres appena entrato crossò un pallone al centro dell’area per la testa di Anguissa che fece esplodere lo stadio. E via così. Da quel momento il Napoli conquistò solo risultati positivi fino alla gara interna del 3 novembre con l’Atalanta. La Dea trovò Di Lorenzo e compagni distratti e vinse 3-0. Il 4 settembre arrivò il colpo di teatro. Osimhen se ne andò in Turchia in prestito per vestire la maglia del Galatasaray. Niente soldi ma almeno Adl si tolse dalle spalle il peso dello stipendio.

I NUMERI OTTIMI. In campionato il Napoli è stato primo da solo in classifica per oltre due mesi. Dopo il ko con la Lazio si vide superare dall’Atalanta ma il successo di ieri contro il Venezia gli ha ridato il podio in condominio proprio con la Dea. In 18 partite ha conquistato 13 vittorie. Ha perso solo 3 volte (con Verona, Atalanta e Lazio) e ha pareggiato 2 incontri (con Juve, Inter). Ben 10 i clean sheet (l’ultima gara senza subire reti era stata quella del 1 dicembre in casa del Torino). Solo 12 i gol incassati, nessuno ha fatto meglio. Otto i match festeggiati a corto muso. C’è qualche difficoltà in fase di realizzazione. Sono 27 i gol fatti, pochi rispetto ai 45 dell’Inter e i 43 dell’Atalanta. Fatto sta che si è chiuso l’anno con 41 punti in classifica. E potenzialmente si può arrivare al giro di boa a quota 44. E sarebbe un successone per un gruppo che era partito in estate con tanti dubbi e poche certezze. L’unica sicurezza era la presenza in panchina di Antonio Conte. Adl aveva pensato a tanti altri allenatori per far guidare il suo Napoli. Ma mai scelta migliore avrebbe potuto fare.

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