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Il ricordo di Silver Mele
21 Aprile 2025 - 14:46
Antonio Cannavacciulo
Ci sono persone sensibili, più di altre. Bravissime ad andare oltre i condizionamenti dell’anima, quelli che inevitabilmente finiscono per alterare il rendimento nelle pratiche della quotidianità. I maestri tramandano che nel tennis fanno strada solitamente i cuori indomiti. Perché giocare una palla importante non è da tutti. Miscelare potenza e coraggio, sangue freddo e istinto è dote di pochi: gli stessi che divengono vincenti nelle categorie di competenza. In seconda classe così come nel circuito degli dei della racchetta. Antonio Cannavacciulo era dotato di rara esplosività. Giocavamo contro all’epoca dei bei sogni giovanili, poi qualche volta anche nel circuito Open. Lo accompagnava solitamente il papà, omone buono e silenzioso, che si appartava per assistere alle partite del figliolo. Mai dalla sua bocca veniva fuori un commento, una parola che non fosse apprezzamento sincero per tutti. Sapeva bene che varcare il cancello per lasciare traccia sull’argilla è già cosa meritevole di rispetto. Si capì ben presto da chi Antonio, classe 1979, aveva ereditato buone maniera e intelligente senso della vita. Ci perdemmo poi di vista perché le strade e gli incroci sono varie per ognuno. Fin quando un bel giorno al Tennis Club Petrarca mi toccò raccontarne giornalisticamente una stupenda vittoria, nell’Open con vista sull’azzurro del mare. Era salito B2 Antonio, tirava fortissimo e sempre in campo, facendo vibrare le racchette degli avversari, per quanto la sensibilità estrema subito dopo lo inducesse perfino a chiedere scusa. Intervistai il ragazzo, che aveva intanto esordito nell’Itf, e fu bello ritrovarsi. Stesso copione qualche anno più tardi, in una diretta radiofonica propedeutica ad esaltare le competenze del Tecnico Nazionale Antonio Cannavacciulo, che intanto le sue esperienze di prestigio da formatore le aveva maturate nei Centri Federali di Tirrenia, Formia, nel CTP di Foligno. Fino a ricoprire il ruolo di capitano delle nazionali azzurre giovanili nelle coppe internazionali. Era rimasto lo stesso. Discreto, umile, avverso alle goffe celebrazioni che non portano a nulla, innamorato dello sport alla maniera stessa di quel papà, che appartato in tribuna ne accompagnava un tempo con lo sguardo la potenza dei colpi. Da un paio d’anni aveva deciso di restituire smalto alle potenzialità del Tennis Club Angri, il suo circolo. E la passione misurata, mai fuori luogo del suo gesto aveva naturalmente conquistato tutti. Per questo lo sgomento alla notizia della scomparsa di Antonio, improvvisa, brutale, inaccettabile è anche il brusco risveglio per noi tutti dinanzi al mondo che corre, sordo o drammaticamente indifferente ai cuori eleganti. La Parrocchia di Santa Maria delle Vergini, a Scafati, accoglierà domani mattina alle 9 il dolore di tutti coloro che gli hanno voluto bene. Antonio dovrà continuare a vivere negli occhi di Barbara, la compagna, delle piccole Sofia e Giulia, cui tra qualche anno queste poche e confuse righe dovranno testimoniare la bontà dell’uomo che fino a ieri le ha strette tra le braccia.
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