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il pizzone
12 Maggio 2025 - 08:59
Antonio Conte
Tutto sembrava svolgersi secondo un copione ormai consolidato. Antonio Conte aveva fatto l’ennesima conferenza stampa tenebrosa e melodrammatica, tanto da far esclamare a Paolo Ziliani su X: “Non ci resta che ridere. Antonio Conte (con il suo “tutto il resto è noia”, ndr) reinterpreta il Califfo...Lo strano caso dell’allenatore del Napoli che sta vincendo uno scudetto in preda a una invincibile malinconia che nemmeno la musica sembra in grado di lenire...È ufficiale: Califano l’aveva scritta per Antonio Conte.”
Non solo. Il tecnico salentino si era perfino migliorato, andando a negare l’evidenza, allorché aveva risposto su un Napoli a due velocità: “Ci sono stati secondi tempi in cui hai sofferto di più, ma spesso è una percezione. Se rivedete la partita, è la paura che ci possano pareggiare, ci sono state partite anche con secondi tempi importanti che hanno cambiato la storia della gara come con Juventus, Inter, tante in cui abbiamo gestito bene fino all’ultimo come col Torino, il Lecce. Abbiamo vinto 1-0, ma sono stati comunque annullati due gol, uno per millimetri, fa parte anche di un percorso di crescita di un gruppo di ragazzi che s’è trovato in testa per tantissime giornate. Non siamo partiti con i favori dei pronostici da tutti, siamo partiti per dare fastidio e non lo dimentichiamo mai. Quando soffriamo, ci diventa bella la sofferenza ricordando l’anno scorso dove si è sofferto veramente”.
Per poi concludere con una ispirata e strabiliante considerazione filosofica: “Tutto dipende dalla testa, parte dalla testa, poi quello che ci chiedono i tifosi, il cuore, non può essere messo in dubbio il nostro, e le gambe che vanno allenate. Ciò che muove tutto è la testa, quello che mi piacerebbe, se dovessi aggiungere un altro vocabolo, che si sta anche perdendo anche nella crescita dei giovani, è la resilienza, essere pronti a sopportare la fatica, l’ostacolo, superarlo, andare oltre. Spesso e volentieri appena arriva la fatica l’ostacolo si molla”.
Questa era la premessa alla terz’ultima di campionato e con una Inter che aveva fatto più del suo per “scansarsi”, avendo effettuato ben 9 cambi rispetto alla cruenta e bellissima partita di semifinale di Champions League contro il Barcellona di cinque giorni prima. A completare il propiziatorio rito nerazzurro c’era stata pure la presenza per 62’ di Piotr Zielinski nella formazione titolare milanese. Niente da fare. Vincevano lo stesso, e pure con merito. Così, poco meno di tre ore dopo, al Napoli non restava che fare la sua parte. E non la faceva.
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