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Il compleanno

Corrado Ferlaino riparte da... 94

L’ex presidente festeggia gli anni nel giorno del possibile quarto scudetto. Ha regalato al popolo azzurri i primi due titoli

Corrado Ferlaino riparte da... 94

Corrado Ferlaino

Non si ferma mai, corre. Corre di meno, ma corre ancora. Corre dai tempi di ragazzo quando scorazzava in moto per le strade del Vomero. Quando con una Topolino, avuta in regalo per meriti scolastici, raggiunse Oslo in due sole tappe. Quando vinse il titolo italiano granturismo sulla Raticosa su una Ferrari GTO, unico concorrente, scortato su due Jaguar, per fare numero, dagli amici Enrico Verga, farmacista a Capri, ed Enrico Del Vecchio.

Quando lanciò il suo offshore nel Golfo del Leone per raggiungere Barcellona dopo avere evitato di naufragare al largo di Stromboli. E quando, alla prima partita da presidente del Napoli per 33 anni, un mese e 12 giorni, 1050 partite, senza farsi riconoscere andò velocemente da un lato all’altro delle tribune del San Paolo per accompagnare gli attacchi della squadra promettendo e poi facendo recapitare 500 ceri alla basilica di San Gennaro alla Solfatara per la vittoria degli azzurri.

Corrado Ferlaino, ingegnere con laurea a Bari, da oggi 94 anni, due mogli, tre convivenze, cinque figli, sette nipoti, tre pronipoti, 26 allenatori, 14 direttori sportivi, 309 giocatori, due scudetti, una Coppa Uefa, tre Coppe Italia, una Supercoppa italiana, centinaia di palazzi costruiti a Napoli, invadendo l’intera collina del Vomero Alto, sette palazzi edificati al Centro direzionale, e case e villaggi da Roccaraso a Palinuro, è un uomo veloce.

Ancora oggi corre per le strade di Napoli con una Mini Cooper nera variamente danneggiata, ingannando semafori e sensi di marcia e lasciando l’auto in terza fila per infilarsi in un supermercato a comprare pesce. Lo incontro nei ristoranti della città che mangia velocemente ed esclusivamente un piatto di spaghetti con le vongole, unica alternativa una impepata di cozze, il tempo di mangiare e via, sempre di corsa, andando non so dove.

Definirlo dinamico è riduttivo. Roberta Cassol, deliziosa milanese, conosciuta nel 1992 a Capri, quand’era direttrice del Gruppo Gucci, è l’ultima donna al suo fianco, incontrata, persa dopo svariate avventure sentimentali dell’Ingegnere, e ritrovata per sua fortuna, che lo porta e lo sopporta.

L’Ingegnere non mi ama, nonostante un “matrimonio di fatto” lungo tutto il tempo della sua presidenza, lamentandosi quando lo criticavo e ignorando tutti i “pezzi” a favore, quelli che diceva di non leggere, leggendo solo gli articoli contro, forse non avendomi perdonato quel corsivo dal titolo “Errata coniuge” quando sposò in Messico Patrizia Boldoni, che sembrava Lauren Bacall e che l’Ingegnere conquistò al primo incontro chiedendole “sei mai stata a Timbuctu?”, invitandola a una vacanza nell’Africa occidentale, lasciando Patrizia Sardo, una fotomodella per la quale io facevo il tifo.

Parteggiai per Maradona nei tempi di crisi contro Ferlaino, quando Diego definiva l’Ingegnere “il mio padrone”, e lui non volle cederlo al Marsiglia, ma al pibe regalò una introvabile Ferrari nera. Per 13 miliardi di lire e svariate acrobazie finanziarie aveva portato a Napoli il più grande calciatore di sempre. I suoi pochi “incidenti”.

Il film su Che Guevara, girato fra La Paz, dove andò (“l’unica cosa buona era il pollo alla brace”), e la Sardegna, costo 200 milioni, che sperava di piazzare ad Hollywood per 800mila dollari, gliene offrirono la metà, rifiutò, il film fu proiettato in Russia e in alcuni Paesi dell’Europa orientale, mai visto in Italia.

Le poche ore passate a Poggioreale invischiato nella Tangentoli napoletana, libero dopo avere confessato ogni cosa. E, naturalmente, le due retrocessioni, nel 1998 con la rumba di quattro allenatori e nel 2001, un anno prima di lasciare, con l’ingresso in società di Giorgio Corbelli, il venditore di tappeti.

Un giorno mi ha dettato la sua formazione ideale del Napoli dalle origini ai suoi giorni: Zoff; Bruscolotti, Vinyei; Colombari, Andreolo, Krol; Busani, Vojak, Vinicio, Maradona, Venditto. L’ultima volta che ci siamo incontrati mi ha detto: “Io corro verso i cento, lei può raggiungermi se ce la fa”. Corre, l’Ingegnere. Qualche problema di deambulazione, sorretto da Roberta. Va via perché ha sempre da fare. Una volta disse: “Anche quando sarò nella bara avrò molte cose da fare il giorno dopo”.

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