Tutte le novità
il punto
24 Maggio 2025 - 09:36
Non è solo uno scudetto, il Quarto. È un ingresso trionfale nel calcio globale. Maradona, Divina Criatura, ha portato il Napoli nella leggenda, con lui lo scudetto era solo un atto notarile, con lui la città delle pizze e dei mandolini ha conquistato fama planetaria eppur restando, in patria, in sottordine alle solite Tre Grandi Juve, Inter e Milan chiuse nel castello dei finanzieri ricconi Agnelli, Moratti, Berlusconi finché non è arrivato qualcuno che li ha sconfitti con l’arma più potente, il bilancio.
Aurelio De Laurentiis è narrato facendogli interpretare tanti ruoli: il Padrone spietato, il Condottiero vanaglorioso, l’Antipatico senza passione, solo Interesse. E invece lo dico saggio amministratore di un bene che vale oro ma diventa cenere nelle mani degli sprovveduti arrivisti.
Aurelio è grande perché ad oggi è l’unico vero interprete italiano del calcio imprenditoriale come il Real, il Bayern, Il PSG, il City. Se tornasse Giulio Onesti con la storica invettiva contro i famosi Ricchi Scemi non lo coinvolgerebbe, anzi, ne elogerebbe le malcelate virtù che gli offrono un piacere intimo, quasi vicino al cuore, una furtiva stretta di mano a Jacqueline. Perché pubblicamente lui è quello delle smargiassate, della cazzimma e altre zeppole fritte in suo onore per negargli Abilità e Potenza.
Chissà se sarà mai popolare come Lauro. Che non vinse niente. Ferlaino è un caso a parte, è incollato a Maradona. Ma il mio Aurelio è quello cresciuto con Edy Reja che lorsignori i criticonzi famosi trattavano da servitore. Quante baruffe, finché un giorno si aprirono le porte dell’Europa. E a Marechiaro cantavano i Tre Tenori, Hamsick, Lavezzi e Cavani. Un Napoli siffatto è arrivato a cogliere un successo tanto grande quanto intelligente addirittura servendosi di un nemico di vecchia data, almeno secondo le regole del gioco popolaresco: quante volte avete mandato al diavolo l’Antonio Conte juventino che vi trattava da poveracci, da ansiosi provinciali, sventolando la mitica zazzera bionda e esibendo quel sorriso che spesso è veleno? Mai uno più detestato.
Adesso lo acclamate, adesso l’adorate ma solo perché ormai siete nel salotto buono dove ci si scambia il Ceo, i ragiunatt e anche i maghi. Così come lui, il Feroce Salentino, ha divorziato dalla Juventus, magari pronto a riconquistarla come fanno i divi di Hollywood. Perché è andato a vincere a Londra, a Milano e a Napoli per dimostrare che lui è il migliore. E forse è vero. E i calciatori? Non m’addentro nei commentari altrui, dico che il vanto di De Laurentiis è ad esempio nel trionfo di Kvaraskelia trascinatore del PSG, somma di audaci e prolifiche invasioni nel mercato indoeuropeo.
Del resto, ditemi chi ha sbagliato. Ha un senso pratico insolito per questo mondo: vende i migliori calciatori per fare soldi e acquisire il titolo di miglior mercante in fiera. Allontana i tecnici famosi come Benitez e Ancelotti fingendo di cedere al popolo, o anche un vincente come Spalletti per ribadire la sua superiorità. Stavolta, niente veleni: se Antonio vuole andarsene è la fine di un servizio. Non di un amore.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Copyright @ - Nuovo Giornale Roma Società Cooperativa - Corso Garibaldi, 32 - Napoli - 80142 - Partita Iva 07406411210 - La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo - Il giornale aderisce alla FILE (Federazione Italiana Liberi Editori) e all'IAP (Istituto di autodisciplina pubblicitaria) Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo giornale può essere riprodotta con alcun mezzo e/o diffusa in alcun modo e a qualsiasi titolo