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l'intervista immaginaria

«Questo Napoli ha cuore, lo scudetto è anche mio»

Diego Armando Maradona e il quarto tricolore: «Cari napoletani, godetevi il trionfo»

«Questo Napoli ha cuore, lo scudetto è anche mio»

NAPOLI. È un sogno, un gioco della memoria e del cuore. Diego Armando Maradona, dalla sua dimensione eterna, ci parla. Lo fa come se fosse ancora con noi, con quella voce roca, argentina e appassionata, piena di verità e poesia. Un’intervista impossibile, eppure intensamente reale. Perché a Napoli, Maradona non è mai morto. È nei murales, nei cori, nei racconti dei nonni ai nipoti. E ora, nel giorno della conquista del quarto scudetto, lui è lì. Con noi. Con il Napoli.

Diego, il Napoli ha vinto il quarto scudetto. Cosa senti?

«Gioia, fratello. Gioia pura. Quando ho visto ieri sera, dopo la vittoria finale sul Cagliari, quei ragazzi correre, abbracciarsi, piangere… ho sentito Napoli cantare. Ho rivisto il San Paolo — scusa, il Maradona — esplodere come nel 1987 prima e nel 1990 dopo. È stato come tornare in campo, con quella maglia azzurra che mi ha fatto uomo e leggenda».

Una vittoria firmata Antonio Conte. Cosa pensi di lui?

«Un comandante. Un uomo vero. Io conosco quel fuoco negli occhi. Lui ha dato al Napoli la sua anima, la sua fame. Non ha avuto paura. Ha preso una squadra che veniva da un campionato disastroso e fuori dalle coppe europee e l’ha resa un blocco di granito. Non concordo con chi lo ha addirittura criticato per il non gioco del Napoli. Gli voglio bene. Anche se juventino…”.

C’è un calciatore in cui ti sei riconosciuto?

«Non facciamo paragoni, eh! Ma ti dico che McTominay mi ha sorpreso. Non è nato a Napoli, ma gioca come uno che c’è cresciuto nei Quartieri Spagnoli. Corre, lotta, si butta. Ha lo spunto da campione. Ma non sempre. E poi Lukaku, il gol lo sente come lo sentivo io: lo aspetta, lo seduce, lo colpisce. Ha costruito assist per i compagni, anche se a volte l’ho visto assente in campo. Comunque è sempre un animale d’area. E Di Lorenzo… è il vero capitano. Mai una parola fuori posto, sempre al posto giusto. Anche in questo scudetto ha dato il suo grande contributo mantenendo il gruppo sempre unito. Bravo Giovanni!».

E che ne pensi del presidente Aurelio De Laurentiis?

«È testardo, ma ci ha creduto. Ha fatto scelte dure, ma giuste. Se tieni alla tua creatura, a volte devi essere antipatico. Io lo so. Ma oggi Napoli lo deve ancora una volta ringraziare. È il presidente anche del quarto scudetto. Ha raggiunto Corrado Ferlaino, un altro grande presidente del Napoli che ho amato ma anche… odiato. Scherzo, gli voglio sempre tanto bene. E colgo l’occasione per fargli gli auguri per il suo 94esimo compleanno».

Che differenza vedi tra il uo Napoli e quello di oggi?

«Il calcio è cambiato. Noi eravamo figli di un’epoca romantica e dura. Non c’erano, come oggi, tante tv, i social, una infinità di sponsor. E poi il Var…ahhhh! Solo il campo e la gente. Ma la passione… quella è la stessa. Napoli ha ancora quella fame, quella poesia, quella follia. Ecco perché può sempre continuare a vincere. Perché non gioca solo undici uomini: gioca un popolo, quello che continuo ad amare da quassù perché vedo come mi amano loro ogni giorno di più».

Cosa diresti ai tifosi azzurri oggi?

«Godetevela! E fatelo alla napoletana: con cuore, lacrime e rumore. Siete il dodicesimo, il tredicesimo, il quattordicesimo uomo. Voi siete Napoli. E Napoli è eterna perché ama senza condizioni. Io sono nato in Argentina, ma a Napoli ho trovato la mia vera patria».

Se fossi lì, oggi, cosa faresti?

«Ballerei, canterei, mi tufferei in mezzo alla folla. E poi salirei in Curva B, a urlare: “Siamo ancora noi, fratelli! Sempre noi!” Il quarto scudetto… è anche un po’ mio, no?».

Lo è, Diego. Lo è per sempre...

«Allora… daje, Napoli. Sempre avanti. E ricordate: Dio è napoletano, ma il suo numero 10 sono sempre io. E vedo che laggiù c’è sempre spazio per me. Vivo in mezzo a voi. Quel murales ai Quartieri Spagnoli mi riempie di gioia ogni giorno e mi fa dimenticare i momenti bui della mia vita e anche tutti quelli che mi hanno fatto del male. Ma io sono sempre vivo per voi napoletani! Non dimenricatelo mai. Vi raccomando. Forza Napoli! Sempre».

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