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29 Ottobre 2025 - 08:36
Un colpo di testa di Anguissa, il leone di Yaoundé, abbatte nella ripresa il Lecce (68’) dopo che Milinkovic-Savic, poco più di dieci minuti prima, aveva parato il rigore di Camarda. Nelle linee essenziale, è questa la partita di Lecce, che conferma il Napoli in testa alla classifica.
E’ stata la prima partita senza De Bruyne. Il Lecce con un pressing continuo, uomo contro uomo, è riuscito ad arginare la superiorità tecnica del Napoli, ma ha sprecato l’occasione del rigore (56’ braccio di Juan Jesus che l’arbitro rivede al Var) e non è stato mai pericoloso, protagonista di un generoso finale col Napoli che si abbassava.
Ritorno di Conte al 4-3-3 in un match tenuto costantemente sotto controllo con quattro novità: Olivera in difesa, Elmas, Lucca e Lang in attacco. Buona prova di Lucca, Lang (pochi spunti) ha abbandonato a inizio di ripresa toccato duro a una caviglia (48’ in campo Neres più incisivo), Olivera s’è inserito spesso in avanti sfiorando il gol (35’ conclusione ravvicinata, spenta da Falcone), Elmas è piaciuto quando si è allargato a sinistra dopo le sostituzioni di Conte all’ora di gioco che cambiavano l’intero tridente (Neres dopo l’infortunio di Lang, Hojlund rientrato dopo due turni al posto di Lucca, McTominay per Politano che usciva zoppicante).
Non una efficace produzione offensiva degli azzurri, in maglia blu-halloween, ma squadra salda. Il vecchio Napoli di battaglia, il Napoli dell’ultimo scudetto. Appena tre conclusioni tra i pali su 14 tentativi. Il Lecce al centro difendeva con i suoi watussi (Gaspar 1,93 e Thiago Gabriel 1,96) contro cui Lucca ha lottato, arretrava Banda a sostegno di Gallo per limitare Politano (operazione riuscita, azzurro affaticato), sull’altro lato Veiga aveva la meglio contro Lang sempre lontano dalla porta.
Il Napoli ha gestito la gara con intelligenza, con fiammate improvvise che interrompevano un giro-palla avveduto, per spegnere l’ardimentosa gara dei pugliesi. Conte tornava nella sua città. Grande sostegno dagli spalti dai numerosi tifosi azzurri. Vittoria preziosa, da squadra adulta che non azzarda l’arrembaggio, ma bada a controllare la partita.
Prestazione concreta di Gilmour, senza problemi per i due centrali Juan Jesus e Buongiorno nonostante la pressione alta dei leccesi, la prodezza di Milinkovic-Savic sul rigore di Camarda che usciva in lacrime (70’ entrava Stulic) per l’occasione sprecata. Neres, molto frizzante sulla destra, ha pennellato su punizione il cross per il gol di Anguissa. Hojlund, al rientro, ha giocato una decina di palloni, sempre contenuto dai difensori leccesi.
McTominay ha badato al sodo, gara sostanziosa anche in aiuto alla difesa. Di Lorenzo in buona forma. Nella ripresa, il Lecce si è proposto meglio con gli ingressi di Tete Morente per Pierotti (46’), N’dri per Banda esausto per il lavoro difensivo (65’), Stulic per Camarda (70’). Ma il Napoli, raramente in affanno, ha difeso di squadra proteggendo MilinkovicSavic mai impegnato. Il rientro di Hojlund, non ancora al meglio, riproporrà soluzioni offensive più incisive.
Peccato per l’infortunio di Lang proposto titolare per la prima volta da Conte. L’olandese non ha avuto vita facile contro Veiga e poche volte è entrato nel campo. Spinazzola (61’ per Olivera) si è prodotto in un paio di efficaci spunti offensivi, giocatore prezioso in questo momento. S’è rivisto Gutierrez (85’ per Elmas), giocatore sicuramente affidabile. Non è stata una gran partita, ma il Napoli l’ha tenuta in pugno con l’autorevolezza della squadra capolista.
Anguissa, al quarto gol (il secondo decisivo dopo l’1-0 al Cagliari e le reti al Genoa e all’Inter), è stato il migliore in campo, addirittura ripreso da Conte in una occasione difensiva. Il tecnico voleva più grinta, mentre i giocatori facevano ampi gesti invitando alla calma e chiedendo un gioco più ragionato. Il finale arrembante del Lecce è stato più spettacolare che positivo. Il Napoli non s’è mai disunito. La vittoria sull’Inter ha accresciuto le certezze della squadra. Interrotta la sequenza negativa di quattro sconfitte in trasferta.
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