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De Laurentiis-Conte: pronta offerta di rinnovo fino al 2029

DeLa non vuole rimanere impreparato ed è pronto a blindare il suo attuale allenatore

De Laurentiis-Conte: pronta offerta di rinnovo fino al 2029

De Laurentiis e Conte

L’atmosfera all’ombra del Vesuvio non è mai stata così distesa da mesi a questa parte. L’aria di Riad ha rigenerato l’ambiente e, a quanto pare, ha saldato un patto d’acciaio tra il massimo dirigente azzurro e il condottiero salentino, un’intesa che potrebbe presto tradursi in un rinnovo contrattuale a lunga scadenza. Le voci che circolano con insistenza negli ambienti vicini alla società partenopea parlano di una proposta imminente da parte del presidente Aurelio De Laurentiis: prolungare la permanenza di Antonio Conte sulla panchina del Napoli per ulteriori due stagioni oltre l’attuale scadenza. L’obiettivo dichiarato del patron è quello di estendere l’accordo fino al 2029, superando così l’orizzonte temporale precedentemente fissato al 2027. Si tratta, per ora, di un’idea che parte dalla dirigenza, in attesa di capire quale sarà la reale volontà del tecnico.

È innegabile che il clima sia radicalmente mutato. Il lasso di tempo che intercorre tra la battuta d’arresto in campionato contro il Bologna e l’euforia della vittoria nella finale di Supercoppa Italiana, ottenuta proprio contro i felsinei, sembra racchiudere un’intera era geologica, fatta di tensioni, polemiche latenti, sessioni di lavoro a distanza e speculazioni continue su un possibile addio. Eppure, a onor del vero, va sottolineato come De Laurentiis non abbia mai fatto mancare il suo supporto pubblico all’allenatore, anche nei momenti più complessi. Dopo il trionfo in Arabia Saudita, il presidente ha continuato a sottolineare l’insostituibile valore del lavoro svolto da Conte. La sua reazione alla stampa, mentre i giocatori celebravano con il trofeo, è stata emblematica: “Perché, avevate dubbi su du lui?”. Una frase che suona come una conferma della fiducia incondizionata.

La questione cruciale, ora, è se Antonio Conte sia effettivamente intenzionato a sposare un progetto così a lungo termine. La sua carriera, ricca di successi ma anche di separazioni precoci, racconta una storia diversa. L’unica esperienza in cui ha superato la soglia dei due anni, includendo anche l’incarico di commissario tecnico della Nazionale italiana, è stata quella alla guida della Juventus, tra il 2011 e il 2014. In tutte le altre avventure professionali, il rapporto si è concluso prima. Questa peculiarità alimenta le interpretazioni: c’è chi è convinto che l’ex CT voglia riprendersi, in futuro, il ruolo di selezionatore azzurro, magari subito dopo i prossimi Mondiali, sempre che l’Italia riesca a qualificarsi. Questo scenario si incastrerebbe in un ipotetico dopo-Gattuso. Ma anche qui, il condizionale è d’obbligo. Le performance dell’attuale tecnico della Nazionale saranno decisive. Se Rino riuscirà a portare l’Italia al torneo in Canada, Messico e USA e a ottenere un risultato dignitoso, come un onorevole quarto di finale, sarà estremamente arduo per la Federcalcio italiana pensare di sollevarlo dall’incarico.

Queste, ovviamente, sono proiezioni future, scenari che necessitano di conferme sul campo. Ciò che è tangibile e innegabile, al di là delle simpatie personali che Conte può suscitare nell’opinione pubblica, è la sua caratura di allenatore di primissimo livello mondiale. I risultati ottenuti in carriera parlano un linguaggio universale. Questa stagione al Napoli, caratterizzata da una serie di sfide notevoli — una rosa complessa da equilibrare, una lunga lista di infortuni e battute d’arresto difficili da digerire — sta offrendo la dimostrazione plastica che un tecnico di indiscusso valore sa come trovare la quadra, come estrarre il meglio dalla situazione, anche in mezzo alle avversità. Certo, la squadra ha a disposizione elementi di alto profilo, ma a Riad, per la finale, il mister ha dovuto fare a meno di pedine fondamentali come De Bruyne, Anguissa, Meret e Gilmour, mentre un pezzo da novanta come Lukaku ha assistito alla vittoria dei compagni dalla panchina, senza scendere in campo.

La sua presunta rigidità tattica, spesso oggetto di critiche, si è rivelata un falso mito nel corso di questi mesi. Conte ha saputo modulare il suo sistema di gioco, cambiandolo almeno tre volte dall’inizio dell’annata, adattandosi costantemente ai giocatori disponibili e alle circostanze del momento. “Alla faccia dell’integralista”, si potrebbe chiosare. Quello che non ha mai tradito sono i principi cardine della sua filosofia di calcio, elementi tattici che rimangono visibili e costanti a prescindere dal modulo e dagli interpreti in campo, come la ricerca sistematica della profondità e gli inserimenti fulminei senza palla a supporto della punta centrale. La coesione del gruppo è un altro fattore chiave, testimoniato pubblicamente dall’affetto e dalla stima espressa dai giocatori, come ha fatto Politano dopo la vittoria in Supercoppa.

È dunque del tutto logico che un club voglia assicurarsi a lungo uno stratega di questo calibro, tentando di “blindarlo” con un rinnovo pluriennale. La palla, tuttavia, passa ora nelle mani del tecnico salentino: la volontà di legarsi in modo così duraturo alla causa partenopea dipenderà esclusivamente dalle sue valutazioni future, in un’equazione che tiene conto di ambizioni personali e prospettive a livello di nazionale.

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