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28 Dicembre 2018 - 17:09
Il presidente del Coni si dice d'accordo con Ancelotti: portare via la squadra per i cori razzisti sarebbe stata una bella idea, avrei adorato lo avesse fatto Icardi
«Condivido l'opinione di Gravina: sarebbe stato sbagliato non giocare. Fermare il campionato avrebbe rappresentato una sconfitta ulteriore, una resa». Così il presidente del Coni, Giovanni Malagò, commenta all'Adnkronos la decisione del presidente federale di far disputare il prossimo turno di serie A, in programma sabato, dopo i disordini di San Siro e la morte di un ultras. Contro i violenti, per il numero uno del Coni il modello da seguire «è quello dell'Inghilterra e della Thatcher».
Malagò si dice poi d'accordo con il tecnico del Napoli, Carlo Ancelotti: «Portare via la squadra per i cori razzisti sarebbe stata una bella idea. Ma ancora di più avrei adorato se, come ha detto Vecchioni in un'intervista, fosse stato Icardi (capitano dell'Inter, ndr) a dire ritiriamo la squadra, perché questo è il vero messaggio della cultura sportiva».
D'altra parte, contro i violenti «serve tolleranza zero, serve una legge che vada oltre il concetto di Daspo. Il modello è quello dell'Inghilterra e della Thatcher, bisogna avere il coraggio di chiudere con un certo tipo di elasticità, disponibilità». «Ormai - continua Malagò - è evidente che fuori dallo stadio c'è una dinamica che non si riesce a fermare», evidenzia il capo dello sport italiano, sottolineando anche «il danno di immagine» causato dai violenti nel primo 'Boxing Day' della serie A. «Tutto questo - dice - non fa che depauperare il prodotto».
Per Malagò, non aiutano nemmeno le continue polemiche dei presidenti e anche da questo punto di vista l'Italia è ancora distante da altri paesi. «Anche questa è una dinamica tutta italiana. Cerchiamo di emulare la Premier League con il boxing day ma in Inghilterra vedete mai un presidente che fa un'intervista prima o dopo la partita? Lì c’è un manager che fa gli interessi dei club. Da noi la filosofia, a torto o ragione, è rappresentata da un padre padrone che ritiene di fare spesso discorsi di parte per difendere i propri interessi».
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