NAPOLI. Riciclaggio, autoriciclaggio, trasferimento fraudolento di valori e frode fiscale: queste le accuse a tre persone alle quali i militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli e personale del Nucleo Investigativo Centrale di Roma della Polizia Penitenziaria hanno notificato le ordinanze di custodia cautelare dal gip di Napoli su richiesta della Dda partenopea. I provvedimenti riguardano anche il cugino omonimo del boss detenuto del clan Lo Russo Oscar Pecorelli e seguono la misura cautelare eseguita lo scorso 24 gennaio nei confronti di un soggetto ritenuto legata al clan Lo Russo che, condannato all'ergastolo per omicidio e recluso dal 2010, ha continuato a esercitare il comando usando dei cellulari in carcere e sfruttando la collaborazione della moglie e del figlio, ciascuno destinatario di una misura cautelare. Per lui e per Vincenzo Bocchetti, 50 anni, è stato disposto il carcere, domiciliari invece per Francesco Battimiello, 42 anni. Secondo l’accusa, i tre arrestati si sarebbero intestati immobili e imprese in realtà riconducibili al bossi. Uno degli immobili, sotto pignoramento, è stato utilizzato per concedere locazioni brevi ad uso turistico mentre un altro è stato oggetto di due distinti trasferimenti in favore di una donna nullatenente e di una società riconducibile agli indagati. Una società per la lavorazione e il commercio di pellame, intestata a un prestanome, aveva ricevuto liquidità illecita e beneficato di fatture per operazioni inesistenti emesse da società "cartiere" per oltre 7,5 milioni di euro. Un'altra impresa, di calzature, è emerso dalle indagini, è stata intestata a un prestanome privo di capacità contributiva per evitarne il sequestro e utilizzata in frode al fisco mediante false fatturazioni in acquisto per oltre 2 milioni di euro. Due società di trasporto su gomma, intestate alle mogli degli indagati, hanno ricevuto conferimenti di denaro di illecita provenienza. Altre operazioni di riciclaggio hanno riguardato l'acquisto di orologi di lusso a Dubai con pagamenti in criptovaluta. Lo scorso giugno erano già stati sottoposti a sequestro 8 immobili, 12 lotti di terreno, cinque complessi aziendali, due autovetture, un ciclomotore, 20 orologi di lusso, 90 rapporti finanziari e circa 400 mila euro in contanti per un valore complessivo di oltre 8 milioni di euro.
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