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LA CONFERENZA
17 Ottobre 2025 - 15:22
L'allenatore del Napoli presenta la sfida contro il Torino di domani
Vigilia di Torino-Napoli, con l’atteso ritorno in campo degli azzurri dopo la sosta delle nazionali di ottobre. Antonio Conte è tornato a presentare il match nella consueta stampa della vigilia a Castel Volturno.
Sta per iniziare un tour de force: 7 partite in 22 giorni. Come ha trovato il gruppo e come stanno gli infortunati?
«La maggior parte dei nazionali hanno giocato tutti e due le partite, quindi bisogna capire come modulare l’inserimento perché c’è da preparare una partita. Buongiorno è tornato in gruppo, ha fatto 3-4 allenamenti con noi. Anche Politano è rientrato in gruppo. Rrahmani sta procedendo nel recupero e sta andando abbastanza bene. E poi c’è Lobotka che ha iniziato la fase di recupero. L’obiettivo è vedere che risposte diamo in questi 22 giorni, giocando 7 partite in poco tempo. È inevitabile che ci sarà un dispendio di energie importanti e di fare delle rotazioni. Ci sarà bisogno di tutti e vedremo che risposte arriveranno».
Il Torino è una squadra un po’ “canaglia”, con giocatori insidiosi. Si affronta col nuovo modulo o con qualcosa del passato?
«Il discorso del modulo è questo: alla fine è sempre un 4-3-3. Può essere con due esterni o atipico con un solo esterno. Capisco le difficoltà perché il calcio dà diverse informazioni a chi lo vede. È difficile mettere un sistema di gioco nelle due fasi, perché cambia con il possesso e con il non possesso. Abbiamo comunque diverse soluzioni. Non c’è una situazione che funziona più di un’altra. Tante volte si vede solo l’ultima partita, o si considera solo il risultato. Queste sono due situazioni di gioco definite e con identità chiare. La squadra è stata strutturata in base a queste situazioni».
Quali insidie può nascondere il Torino? I precedenti con Baroni non sono buoni
«Il Torino avrà motivazioni perché affronta la squadra che ha lo scudetto sulla maglia. A Torino sarà una partita difficile. Conosco l’ambiente e so che è una squadra dalla tradizione gloriosa. Ha un ottimo allenatore come Baroni, e in effetti la Lazio è stata la nostra bestia nera».
Gli infortuni aumentano in modo vertiginoso. Che ne pensa?
«Sarebbe carino fare una statistica anche a livello europeo, per capire che tipo di proporzione c’è: anche in generale. Il problema è che più giochi e più si rischiano infortuni. Giocando tanto c’è meno possibilità di allenarsi. Il non allenamento porta ad avere più spesso infortuni muscolari. Sono esseri umani e pesa anche lo stress emotivo. Questo vale anche all’estero. Spesso e volentieri ci si lamenta perché si gioca tanto, ma è un cane che si morde la coda. Per questo si fanno rose belle ampie. Anche un affaticamento può diventare un problema, e se si gioca ogni tre giorni il calciatore non si rischia».
Cosa ha visto da chi è rimasto? Tipo Neres e Lang?
«Neres non mi deve dimostrare niente. Lo scorso anno ha contribuito alla vittoria dello scudetto. Lang si sta ambientando e si sta allenando, sta cercando di capire cosa vogliamo da lui, sia come collettivo che come singolo. Sta lavorando e avrà le sue chances per integrarsi. Deve lavorare e avere pazienza, così come la devo avere io. Con chi? In generale».
È solo Gilmour la soluzione per sostituire Lobotka?
«In lui ho totalmente fiducia. Anche lo scorso anno c’è stata un’esigenza di questo tipo. È un calciatore che sposa quasi alla perfezione le caratteristiche di Lobotka. È stato scelto per questo. Trovare un altro in questa rosa diventa difficile, perché tutti hanno caratteristiche diverse. Non c’è un vero e proprio play».
Cosa la preoccupa di più di questo anno complesso?
«L’ho spiegato tante volte, a 360 gradi. Mi sembra superfluo tornarci. Altrimenti poi diventa una litania».
Quando vedremo un McTominay un po’ più brillante?
«È un discorso molto semplice. Lui ha cambiato status: è arrivato da calciatore poco utilizzato nello United e che doveva dimostrare tutto è diventato il miglior giocatore del campionato scorso. Quindi le attenzioni nei suoi confronti sono totalmente diverse. È inevitabile che oggi McTominay venga visto in maniera totalmente diversa dallo scorso anno. Oggi è un calciatore che viene visto in maniera diversa dall’avversario».
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