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Giornate di studio
24 Ottobre 2025 - 18:12
NAPOLI. È stato il mito di Odisseo, l’Ulisse di Omero, con il suo lunghissimo viaggio in mare per ritornare ad Itaca, alla sua casa e alla sua famiglia, il filo conduttore della prima giornata di studi degli psicoterapeuti della scuola napoletana Ecopsys, diretta dal fondatore, professor Paolo Gritti. Il convegno nazionale, in corso all’NH Hotel di via Medina, celebra con una due giorni – domani le conclusioni – il ventennale della scuola partenopea e ha richiamato da tutta Italia i direttori e gli studenti delle scuole di specializzazione, giunti in grande numero soprattutto da Perugia, Scuola Kairos, fondata e diretta da Maria Grazia Santucci.
Un suggestivo excursus delle vicissitudini di Ulisse – talvolta dolorose e angoscianti, talaltra incanstonate in avventure e scoperte – hanno rappresentato l’archetipo di vita di ogni uomo e di ogni donna, di un tempo arcaico tuttavia attualissimi. Il professor Gritti ha quindi tracciato la strada per indagare e “curare” ogni individuo ferito, mediante la psicoterapia sistemico-relazionale a cui si dedica un vero e proprio esercito di psicologi e medici formati alle oltre 35 scuole di specializzazioni disseminate in Italia.

«Elementi autobiografici in questa mia relazione sono rilevanti rispetto al mito di Odisseo. Il personaggio, per come è descritto nel poema di Omero, ha una sua modernità e una sua fragilità. Anche Penelope è arcaica come collocazione socioculturale storica, ma in realtà sia lui che lei hanno elementi di modernità– ha risposto al ROMA a margine dei lavori il prof Gritti – Possono rappresentato uno stimolo per approfondire le tematiche psicologiche, critiche su cui procedere».
Cosa possiamo aggiungere sulla scuola Ecopsys che lei rappresenta?
«La scuola nasce agli inizi degli anni Novanta su una base di stima professionale e rapporto personale forte tra i fondatori, di fraterna amicizia che oggi è quarantennale».
Quanti studenti ha formato in questi 20 anni?
«Abbiamo diplomato finora, almeno 250 studenti e anche più, in 20 anni».
Sono tutti affermati professionisti?
«La maggioranza sì. Tenga presente che dal Covid in avanti c’è stato un incremento sensibile della domanda di psicoterapia, per il grave disagio di isolamento provocato dalla pandemia e perché stiamo entrando in un’epoca molto difficile. E questo riguarda tutte le età: bambini, adolescenti, giovani adulti, anziani. C’è un incremento fortissimo della domanda di psicoterapia. E, quindi, sul piano professionale, questi nostri ex allievi credo che lavorino con grande soddisfazione».

In tutti gli ambiti?
«Sì, con continuità e con ritorno economico adeguato. E vale dappertutto, non solo qui a Napoli. Se mi avesse posto questa domanda 10 anni fa, le avrei risposto: io non so se consigliare o meno un percorso di formazione alla psicoterapia. Adesso dico sì».
Quindi il trend delle domande di formazione è in aumento?
«Sì: tenga presente che oggi c’è una sperequazione molto forte tra domanda formativa e offerta formativa. La domanda si è incrementata e quindi le scuole di psicoterapia nella loro grandissima maggioranza sono sature di studenti».

In questo momento quanti sono i vostri studenti?
«Noi ne abbiamo una settantina su un totale di 80 consentito per ogni sede. Noi abbiamo una sola sede come la dottoressa Santucci a Perugia».

Quali sono i costi che deve sostenere lo studente?
«La media è di 3mila euro all’anno, ci sono scuole che fanno costi diversi nel primo e secondo biennio. Non sono cifre assolute, poiché nelle scuole delle città più grandi va calcolato che i costi sono più elevatii».
Lo svantaggio forse sta anche nel peso economico del tirocinio, che non viene retribuito come per gli specializzandi medici. Non pensate di reclamare una pari trattamento per i vostri studenti?
«Riguardo a questo problema, la posizione delle scuole e quella del Miur è divergente su due o tre questioni che riguardano la formazione. Sembrerebbe che il Ministero abbia intenzione di richiedere un incremento del monteore. Le scuole sono contrarie perché significherebbe passare da quattro a cinque anni. Sarebbe uno svantaggio per tutti: per le scuole, in quanto ridurrebbe le iscrizioni, perché lo studente finirebbe per paghere un anno in più».

E posticipando per loro anche l’ingresso nel mondo del lavoro.
«Certo. Per quello che riguarda il tirocinio, le scuole di formazione di psicologia sono equipollenti alle scuole universitarie. Ma per quelle di Medicina lo specializzando tirocinante viene pagato. I nostri specializzandi, invece, per il tirocinio pagano. E questa è una forte sperequazione su cui il Governo non vuole intervenire».
Come mai?
«Consideriamo i numeri. La cifra risale all’anno scorso: in Italia abbiamo 300 scuole di psicoterapia, che hanno un totale di 600 sedi di formazione, c’è un surplus di offerta formativa. Se le scuole vanno bene, come abbiamo detto, ci sono 5-6mila specializzandi per anno. Finanziare questi seimila specializzandi, che poi arriveranno a 10mila, è troppo oneroso per il Ministero, perciò non è d’accordo a finanziarli. I numeri non sono gli stessi degli specializzandi in Medicina, che pure sono tanti. Forse seimila anche loro, quindi si tratta di raddoppiare quei costi».
Quali sono gli ambiti in cui i vostri formati sono collocati?
«Stimiamo che almeno un terzo terzo dei nostri diplomati lavora nell’ambito pubblico. Sul piano locale c’è un incremento di richieste di psicologi formati in ambito ospedaliero e psicologia di base».
Dove si avverte di più l’esigenza di ricorrere agli psicologi?
«In ambito biomedico c’è una grande carenza di psicologi formati in oncologia. E più genericamente in tutte quelle aree di Medicina che riguardano malattie gravi, a prognosi complessa o invalidanti».
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