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Dal bipolarismo al pensiero unico

Strano questo Paese dove, ormai, si parla di un solo partito: il Pd dalle mille lune. L’opposizione, al momento, resta materia magmatica, confusa, affannosamente sospesa tra i proclami di Grillo e Salvini e la gemmazione di Forza Italia... attraverso le sue filiazioni assortite (Fratelli d’ Italia, Conservatori e Riformisti, Ncd e via costruendo ). Ma, al di là di chi cerca la polemica a tutti i costi, il video è occupato, ormai stabilmente, dal popolo del Pd. Renzi e i suoi uomini sfilano, ormai quotidianamente , in ogni telegiornale, sono in pianta stabile sul web, si esibiscono, senza problemi, tanto tra i talk show che nei giornali radio. Bisognerebbe anche trovare il tempo di amministrare, ma quello è un altro discorso. Nel frattempo, la sensazione che offre il telecomando è che non ci sia bisogno nemmeno di un’opposizione. Chi vuole può trovare tutto lì, all’interno del Pd. Duellanti e valvassori, nobildonne e giovani leoni. Succede così che la vera opposizione del Paese sia la minoranza dem, quella che esce dall’aula, che annuncia il suo dissenso, che non condivide le scelte, che non si sente sufficientemente consultata, che convoca le conferenze stampa, auspicando un partito più aperto, più moderno, più solidale, lontano da ogni regola del decisionismo.Per il mondo dell’informazione il Pd è finalmente il supermarket tanto atteso. Non bisogna girare troppo, non c’è nessuna necessità di andarsi a cercare e a scoprire mille verità. Tutto è lì, nel Pd, a portata di mano e non resta che chiedersi se qualcuno seguirà Civati, se Fassina stia realmente costruendo qualcosa, se la Fiom, prima o poi, opererà uno strappo, se la vecchia guardia ha, ormai, ammainato le vele o vuole riprendere il mare.E nell’Italia del presunto bipolarismo, eccoci spiaggiati sulla battigia del pensiero unico. Perché le leadership, sotto qualsiasi latitudine, rappresentano tutto ed il resto è solo materiale d’ archivio. E il leaderismo, il cesarismo, l’uomo solo al comando sono tentazioni che si avvertono, ormai, in ogni forza politica. Tanto nella Lega quanto nei 5Stelle, così come nei cento tentacoli della destra. Perché discutere non è più di moda, perché le parole d’ordine si lanciano nei telegiornali della sera e si lasciano maturare sui giornali del giorno dopo, perché la politica è diventata il regno degli slogan. Mentre la gente osserva perplessa, magari protesta sul web e non va a votare, lasciando i leader soli, con le loro parole urlate al vento e le loro pallide minoranze.  

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