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Europee: ora per il Sud c’è il “porto delle nebbie”

Opinionista: 

Colpa del cielo grigio e piovoso che non ci ha graziati nemmeno di un debole raggio di sole? Sta di fatto che l’affluenza ai seggi, indipendentemente dal dato quantitativo, non s’è accompagnata a una particolare emozione. Anzi, toni dimessi e al voto più per l’adempimento di un dovere civico che per la convinzione che, finalmente, era venuta l’occasione buona per far capire alla politica che è diventata qualcosa di fastidioso e di estraneo. La gran parte dei candidati ha riproposto come un disco rotto, specie a Napoli, le cantilenanti filastrocche di sempre. Repetita iuvant? No, se a ripetersi sono sempre impegni mirabolanti che, un minuto dopo, per consunta tradizione sono belli e dimenticati. *** ASSENZE E FUGHE. Le prime riguardano le idee, a parte i luoghi comuni o i vecchi programmi riciclati cambiando le copertine delle fotocopie (lavoro, servizi, sanità, trasporti, camorra, qualità della vita….). Le seconde sono gli allontanamenti da Napoli di esponenti istituzionali e politici di primo piano (Roberto Fico, Luigi Di Maio) che avrebbero potuto dar conto di sé e del ruolo svolto, anche in rapporto agli impegni a suo tempo presi (troppo rischioso, per i “pentastellati”, dover parlare del reddito di cittadinanza che si sta rivelando un amo arrugginito che non fa per niente la pesca sperata?). Il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, si è fatto vedere nell’area napoletana, ma ha preferito fermarsi a Pozzuoli (nel 2014 Matteo Renzi scelse la Sanità). Silvio Berlusconi è stato “trattenuto” da problemi di salute (e poi uno come lui o va in piazza Plebiscito o niente…). Coraggiosa Giorgia Meloni che, con i suoi Fratelli d’Italia, ha riempito piazza Dante (e non è poi tanto poco…). Almeno lei un’idea sul Mezzogiorno l’ha espressa: infrastrutture e servizi, lavoro e meno tasse per le aziende che investono da Napoli in giù. *** AGENDA VUOTA. La fuga dai temi europei, soprattutto nelle due Circoscrizioni meridionali, è facile immaginare che sarà ricambiata dalla poca attenzione che potrebbe venire dai nuovi Parlamento di Strasburgo e Commissione di Bruxelles. Rischio, peraltro, che può correre tutta l’Italia dopo una campagna elettorale poco qualificante, fatta prevalentemente di scontri e liti, fra i due partiti al Governo, sui loro rapporti di forza (e ora Di Maio, “piccolo imperatore di Pomigliano”), ha un bel po’ di ferite da curarsi. Ben poco, ha rilevato Romano Prodi, si è sentito su quale debba essere la politica europea che il nostro Paese ha interesse a perseguire. Napoli, poi, ha fatto testo a sé: si è estraniata come se la questione Europa fosse del tutto marginale. Lontani i tempi in cui un parlamentare come Paolo Barbi cercava di far capire che l’Assessorato ai Rapporti Europei era più importante della stessa Presidenza della Regione Campania. Avremo deputati eletti nel Sud, ma faremo fatica a capire cosa faranno nelle sedi europee. Diversi opinionisti temono che, per il Mezzogiorno, ci sarà un “piatto vuoto” dentro il “porto delle nebbie”. *** DOMANDE CHE PESANO. Abbandono dell’Europa e dell’euro? Ancora sviluppo a due velocità che non avvicina ma allontana il Mezzogiorno? Europa “carolingia” spostata sempre più verso il Nord o “federiciana” disposta a valorizzare il grande bacino di risorse rappresentato dal Mediterraneo? E quali le scelte in politica economica, estera e sui migranti? Le Nazioni più forti, tra le 28, portano idee e sanno come farsi valere. L’Italia avrà peso e autorevolezza capaci di meritare consensi e giuste solidarietà? Possibile che la Lega-Salvini abbia guardato al voto solo per conquistare, in Italia, l’autonomia differenziata per Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna? E il grillismo “dimaiano” può continuare a chiudere gli occhi e a non vedere che il reddito di cittadinanza si sta rivelando, nel Sud, una “polpetta avvelenata?”. All’assemblea della Confindustria hanno azionato l’applausometro: a Vincenzo Boccia 11 minuti, al premier Giuseppe Conte 2, a Luigi Di Maio meno di uno. E come la mettiamo ora che lo sbandierato “patto per l’Italia” richiede una manovra da 32 miliardi? È indubbio che a pagare di più, in proporzione a tutto il resto, saranno proprio le regioni meridionali. *** L’EUROPA C’È. Gli assalti nazionalistico-populistici, sovranistico-suprematistici si sono fragorosamente fatti sentire, ma la cittadella dei diritti costituzionali, dei valori etico-morali e della democrazia ha saputo respingerli. Certo, serve uno spirito nuovo e un diverso modo di stare in insieme. Per molti giorni su Ventotene, l’isola tirrenica fra il Lazio e la Campania, ha soffiato un vento di bufera che sembrava potesse sradicare anche le rocce. Tuttavia l’idea dell’Europa “libera e unita” come la pensarono (con il Manifesto del 1941) Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni e Ursula Hirshmann, ha resistito molto bene alle più insidiose tirate della demagogia e dell’improvvisazione. *** IL MONITO DEL QUIRINALE. A Montecassino il presidente Sergio Mattarella ha ricordato la battaglia del maggio ’44 e i cento anni dalla nascita di due figure straordinarie: Gustaw Herling e Primo Levi. Un pensiero netto il suo: non ci sono alternative all’Europa della “libertà liberatrice” (come affermava Adolfo Omodeo, primo rettore dell’Università di Napoli che, dopo l’oscurantismo e la tragedia della guerra, tornava alla sua insostituibile funzione di guida culturale e morale).