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La sanità campana vive tra eccellenze e inefficienze

Opinionista: 

La sanità in Campania, negli ultimi anni, somiglia sempre più a Giano, la divinità bifronte della religione latina. Da un lato, le eccellenze, con il fior fior di medici e infermieri che sono un vanto nel comparto e la cui opera instancabile rappresenta la faccia positiva della nostra sanità; dall’altro, il totale fallimento gestionale da parte della Regione che condanna uno dei servizi basilari per i cittadini ad annaspare in fondo alle classifiche nazionali ed europee. Allo stesso modo, è lapalissiana la differenza tra i due livelli di Governo, quello centrale, con il nuovo corso inaugurato dal Centrodestra, e quello regionale. È una questione di responsabilità, di impegni mantenuti, di fare. Il primo, per quel che riguarda la sua competenza, si è subito attivato per far fronte alla situazione emergenziale che si vive sul piano della sicurezza in alcuni ospedali campani, nei quali sempre più di frequente si registrano danneggiamenti e aggressioni nei confronti di medici e infermieri. Nella giornata di oggi sarà attivato un drappello di polizia presso il Pellegrini e a breve lo stesso avverrà anche per i pronto soccorso dell’Ospedale del Mare e del Cardarelli. Il segnale di pericolo in cui versano delle strutture sanitarie a causa dei comportamenti criminali di alcune persone è stato dunque immediatamente recepito e il Governo si è mosso praticamente per risolverlo, dopo anni di immobilismo da parte della sinistra. La sicurezza di medici, infermieri e degli stessi pazienti come ha tenuto a sottolineare più volte il vicepremier Matteo Salvini va garantita senza se e senza ma. In tale ambito, è partita anche una importante iniziativa della Lega destinata non solo a stabilizzare l’azione del ministro Piantedosi, ma ad estenderla in tutto il Paese. Se dunque, dal punto di vista della sicurezza, il Governo centrale si è subito mosso mostrando efficienza e velocità nell’intervento da mettere in campo, lo stesso non può certo dirsi per la gestione della sanità da parte di Palazzo Santa Lucia. A preoccupare infatti è proprio la gestione ordinaria e strutturale del servizio sanitario, che spetta alla Regione, e che continua ad essere drammaticamente costellato di inefficienza, indifferenza, incompetenza, col risultato che i campani si ritrovano con un servizio a dir poco scadente, inconcepibile in un Paese civile. Del resto, al netto della ferma condanna contro ogni forma di violenza e in particolar modo delle aggressioni nei nosocomi, bisogna interrogarsi sul perché i pronto soccorso, qui da noi, continuano a non riuscire a far fronte al numero degli utenti. Per quale motivo si assiste quotidianamente allo spettacolo indegno dei pazienti sistemati sulle barelle e a quello del blocco dei ricoveri? Perché in Campania i tetti di spesa per le prestazioni sanitarie erogate dalle strutture convenzionate si esauriscono nei primi dieci giorni del mese? È davvero solo colpa delle risorse che, secondo il collaudato ‘piagnisteo’ di sistema che va in onda ogni giorno, sarebbero esigue per la Campania? O forse dobbiamo davvero credere che sia colpa del destino cinico e baro? La verità è che lo stato comatoso in cui versa la sanità campana, i cui sprechi sono finiti di nuovo sotto la lente dei magistrati contabili, deriva dalla disorganizzazione e dall’assenza totale di visione da parte dell’Amministrazione regionale e delle Asl. Anzi, esiste un legame diretto tra questa situazione e il rapporto degenerato che esiste tra la Regione e i direttori generali delle Aziende sanitarie locali. Anche questo non è frutto del caso, ma di una precisa scelta addirittura consacrata da una legge del 2016 dell’attuale presidente, che ne pone direttamente sotto il suo controllo il loro operato. Non è dunque difficile immaginarne il potere di condizionamento ma anche le responsabilità dirette di De Luca nella mancata verifica dei risultati delle Aziende, come messo in forte evidenza direttamente dalla Corte dei Conti, sottolineando la diretta correlazione tra inefficienza e carenza dei controlli. Col risultato, paradossale, che il peso dell’inadeguatezza di questo sistema si scarica tutto sugli utenti e sullo stesso personale. Un esempio è sufficiente a comprendere gli effetti del cortocircuito. Nella sanità degli eroi che hanno contrastato il Covid, dimenticando orari e mettendo da parte la loro stessa sicurezza, non soltanto tutte le promesse sono state disattese, ma addirittura il costo finale dell’inefficienza viene disinvoltamente scaricato su di loro. Infatti, di fronte ai rilievi della magistratura contabile circa lo sforamento da parte di varie Asl delle somme legittimamente utilizzabili per retribuire il lavoro straordinario (effettivamente svolto, ovviamente), la risposta delle amministrazioni è stata quella di caricarne gli oneri sui lavoratori stessi, avviando addirittura il recupero degli importi invece di riconoscere che quei turni massacranti erano soltanto la conseguenza della disorganizzazione gestionale e dell’incapacità di bandire concorsi. Di fronte ad eventi come questi c’è solo una conseguenza da trarre: per far ripartire la sanità in Campania non c’è altra alternativa che quella di un nuovo Governo regionale. Non ci illudiamo certo che chi oggi è ancora alla guida della Regione abbia la dignità di prendere atto del fallimento e di farsi da parte subito. Ma è nostro dovere iniziare a costruire per tempo un’alternativa. Per il bene del Nostro Posto.