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02 Agosto 2015 - 12:15
L’estate, con il caldo torrido che quest’anno la sta caratterizzando, è ormai entrata nella fase cruciale di questa stagione tanto attesa dagli italiani: il grande esodo per le vacanze che, di norma, si consuma tra la fine di luglio e l’inizio di agosto. E’ il solito rito che si rinnova, annualmente, portando milioni di veicoli sulle nostre strade, al quale ci siamo ormai abituati insieme alle conseguenze di tali “migrazioni”, in termini di code e, purtroppo, anche di incidenti. Sia chiaro, i sinistri stradali che, puntualmente, si verificano in questo periodo non devono condurre a frettolose conclusioni. Il problema dell’incidentalità non ha carattere stagionale, ma riguarda tutto l’anno. Solo che d’estate assume maggiore risonanza, probabilmente perché mal si coniuga con il clima di spensieratezza e di relax che accompagna le vacanze. Le responsabilità di questi tragici eventi, nella stragrande maggioranza, sono da attribuire al comportamento dei conducenti dei veicoli, i quali, un po’ per eccesso di euforia, e soprattutto per superficialità, distrazione ed imprudenza, finiscono col mettere a repentaglio la propria e l’altrui incolumità. Un caso a parte, invece, sono gli atti di autentica follia, come il recente episodio verificatosi sulla Tangenziale di Napoli che ha spezzato la vita di due poveri innocenti. In eventi come questi, sotto accusa, come sempre, sono l’alcol, la droga e, più in generale, le serate “no limits”, quelle che spingono i protagonisti a cercare continuamente nuove e forti emozioni sino a quando un terribile schianto non li riporta con i piedi per terra, purtroppo tardi e senza rimedio. Proprio, per prevenire questi episodi, in Parlamento è al vaglio la legge sull’omicidio stradale, non solo per punire adeguatamente i colpevoli, ma anche quale deterrente nei confronti di chi ancora non ha compreso che mettersi alla guida di un veicolo richiede lucidità ed alto senso di responsabilità. Motivi questi che ci inducono a riflettere pure su un altro nemico della sicurezza stradale di cui, ahinoi, si ha ancora scarsa consapevolezza, benché causa di numerosi incidenti: il telefonino. Sì, quella “protesi” del nostro corpo divenuta talmente indispensabile nelle nostre relazioni, di qualunque tipo esse siano, il cui uso è diventato così abituale da sembrare naturale persino alla guida. Niente di più sbagliato: un incidente su cinque, oggi, è da attribuire proprio al cellulare; sette automobilisti su dieci confessano di utilizzarlo mentre sono al volante. Eppure, la principale causa dei sinistri è la guida distratta e l’uso dello smartphone vi contribuisce notevolmente. Diversi studi hanno dimostrato che chi telefona, invia sms o, peggio ancora, chatta e si collega al web mentre conduce un veicolo rischia di provocare un sinistro stradale quattro volte di più rispetto a colui che non lo usa. I conducenti che parlano al cellulare è come se guidassero con un tasso alcolemico tre volte superiore al limite legale di 0,5 g/litro. Ovvero è come guidare ubriachi!E allora ben vengano gli appelli per richiamare il popolo dei vacanzieri a comportamenti intelligenti e responsabili, ricordando che l’auto è un mezzo di libertà, purché se ne sappia fare un uso corretto e razionale, altrimenti può trasformarsi in uno strumento nefasto. Per raggiungere questo grado di consapevolezza, però, non bisogna limitarsi ad iniziative sporadiche o stagionali; serve, invece, un’azione di sensibilizzazione capillare e costante, accompagnata da idonei programmi formativi rivolti alle giovani generazioni, ovvero la categoria più esposta al rischio incidenti stradali. Occorre, in altri termini, il coinvolgimento dell’intera società, in primis famiglia e scuola. La vita umana è il bene più prezioso che abbiamo e, pertanto, dobbiamo salvaguardarlo sempre, soprattutto quando, come nel periodo estivo, vogliamo “goderci” la vita. Come diceva Madre Teresa di Calcutta: la vita è la vita, difendila.
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