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23 Agosto 2023 - 14:01
Finalmente aualche luce, ma anche tante ombre, le solite, annose, ombre: questi i due elementi che hanno caratterizzato la stagione estiva napoletana, con il mese di agosto che si avvia ormai al termine. Infatti, da un lato, la città ha registrato un flusso importante di visitatori, merito prima di tutto dalle bellezze naturali e architettoniche, dalla storia e dalla cultura millenarie che Napoli offre e per le quali è conosciuta nel mondo, fattori valorizzati pure dal cambio di passo imposto dal Governo nazionale per il rilancio delle città d’arte. Dall’altro, però, non si può certo dire altrettanto per la qualità e l’adeguatezza dei servizi messi a disposizione dal Comune, non solo dei turisti ma anche dei tantissimi cittadini rimasti qui a Napoli. Più volte ho sottolineato questa grave criticità che da oltre un trentennio - lo stesso periodo in cui alla guida di Palazzo San Giacomo si alternano giunte di sinistra - torna a manifestarsi con maggiore evidenza proprio nella stagione estiva e che, in particolar modo quest’anno, ha fatto sentire il suo peso, evidenziando ancora di più le due facce della città. Perché i numeri - 150mila visitatori soltanto nel lungo weekend di Ferragosto - sono sicuramente un dato importante, ma allo stesso modo vanno considerati anche in chiave economica e nella prospettiva di stabilizzare questo flusso per rendere Napoli competitiva, per contribuire a farne una città in cui si torni. Però, per far sì che questo avvenga non solo in estate ma nel corso di tutto l’anno, c’è bisogno, a monte, di strategia e di scelte adeguate, invece rimaste ancora una volta sulla carta. Insomma, per l’offerta turistica c’è bisogno di servizi adeguati e non del solito e triste “arrangiatevi”, a partire dall’esiguità e dall’inefficienza dei trasporti. La linea 1 della metropolitana - la collinare, per intenderci - che rappresenta la spina dorsale dei collegamenti tra la city, la stazione centrale e i quartieri periferici (dove alloggia un gran numero di visitatori), chiude intorno alle 23. Col risultato che, se un visitatore sceglie di passare una serata al centro storico, dopo aver visitato via Toledo, piazza del Plebiscito e gli altri luoghi più famosi e attrattivi di Napoli, deve farlo di corsa, senza potersi fermare per godere delle atmosfere che la città è in grado di regalare a chi ha il tempo e la possibilità di assaporarle. E poi ci lamentiamo che qui il turismo resti “mordi e fuggi”. Ed è francamente paradossale l’annuncio del Comune di voler prolungare l’operatività dei servizi, peraltro nel solo fine settimana, sino alle 2 del mattino. Se non altro perché la misura verrà attuata soltanto a partire dal prossimo 15 settembre. Come se il boom turistico della città non fosse largamente prevedibile anche grazie al momento di grazia della nostra squadra di calcio e al fenomeno Maradona, che hanno catalizzato ancor di più l’attenzione del mondo per Napoli. La verità è che, ancora una volta, la linea è stata quella, sciatta, del “tanto a Napoli, i turisti vengono lo stesso”. Invece, i visitatori vanno informati, accompagnati, coccolati mentre qui, a parte qualche iniziativa di facciata - come gli sparuti info-point allestiti in tutta fretta e fuori tempo massimo - manca la benché minima organizzazione da parte dell’Amministrazione. Napoli non merita di essere raccontata soltanto con la tappa al murale di Maradona (meta letteralmente “inventata” dai cittadini senza che il Comune sia stato capace neanche di gestire il flusso dei visitatori), con la pizza fritta consumata nella grande friggitoria a cielo aperto che va da Via Roma a Piazza del Plebiscito, facendo uno slalom tra le bancarelle del suk abusivo o con i ‘cento metri’ fatti di corsa nella desolata Galleria Umberto I (altro simbolo dell’abbandono!). Diciamo la verità, questa è una gestione perfettamente in linea con quella, sgangherata e approssimativa, della stagione di de Magistris. Del resto, il nulla cosmico della città (anche) in materia di turismo ricalca in pieno il modello fallimentare della Regione (che nemmeno quest’anno ha varato un piano per il turismo in Campania) finendo per arrecare l’ennesimo danno alla città, col rischio di far morire sul nascere una stagione di rilancio fondamentale per il futuro di Napoli, di bruciare un patrimonio preziosissimo nella prospettiva di crescita. Al contrario, se si vuole davvero restituire a Napoli la dimensione di capitale europea che merita, se si vuole davvero proiettarla stabilmente nel circuito del turismo internazionale e di qualità, c’è bisogno di attivarsi con i fatti, con la progettualità necessaria, con un piano efficace che non si risolva negli eterni “vedremo e faremo”. Occorre muoversi adesso, con una precisa visione e una puntuale programmazione, senza scuse e senza ulteriore rimandi, perché il tempo è scaduto da un pezzo. Nella nuova programmazione dei fondi europei c’è lo spazio economico e i tempi per un piano complessivo che riscriva le “regole” del turismo a Napoli, che individui percorsi d’accoglienza, selezioni progetti di rilancio culturale a disposizione dei turisti (al di fuori di logiche ed interessi clientelari), rimoduli i servizi (dal trasporto alla sicurezza), contrasti l’abusivismo e l’approfittamento del turista, sostenga e accompagni anche con strumenti di semplificazione chi vuole fare qui investimenti sani e produttivi per un turismo di qualità. È questo che ci si aspetta e che Napoli merita senza doversi rassegnare allo stereotipo del pressappochismo e dell’approssimazione. La strada del rilancio turistico e sopratutto della sua gestione passa per un serio impegno da parte di chi governa la Città. Se il Sindaco c’è batta un colpo, coi fatti però, perché le chiacchiere stanno a zero.
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