Angelica Pianese (nella foto) è laureata in giurisprudenza cum laude presso l’Università Federico II di Napoli. Esercita la professione di avvocato prevalentemente nell’ambito del diritto di famiglia. «Da piccola ho abitato a Varcaturo dove ho frequentato le scuole elementari. Dopo le medie mi sono iscritta al liceo scientifico Majorana di Pozzuoli. L’ho preferito al classico per evitare soprattutto il greco che ritenevo una materia decisamente ostica. Posso definirmi una studentessa modello nel senso che studiavo molto, per i miei amici anche troppo, e lasciavo spazio solo ai tradizionali divertimenti giovanili del sabato e qualche volta della domenica. Fin da bambina avevo un chiodo fisso: fare da grande l’avvocato. Mi sono sempre chiesta il perché ma non ho mai trovato una risposta. Eppure non avevo esempi in famiglia ai quali riferirmi».

Dopo la maturità, quindi, non ha avuto dubbi sulla scelta della facoltà universitaria?

«Assolutamente nessuna esitazione. Ci eravamo trasferiti a Villaricca e ogni mattina raggiungevo con i mezzi pubblici la metropolitana collinare per andare a seguire i corsi alla Federico II. Era una levataccia ma non mi pesava perché ero caparbia con una notevole forza di volontà, come lo sono tutt’ora».

Come è stato l’impatto con l’ambiente universitario?

«Nonostante fossi preparata a entrare in un contesto affollato, certamente non mi sarei aspettata di trovare tanta confusione. Rimasi spaventata vedendo le aule dove si tenevano le lezioni gremite di alunni. Era una situazione che certamente non favoriva l’attenzione e la concentrazione. Dovetti anticipare l’arrivo per prendere posto abbastanza vicino alla cattedra del professore e questo mi costò non poco sacrificio. Ma, ripeto, l’entusiasmo era la mia forza».

Quando si rese conto che la scelta di questa facoltà, fatta di pancia, era risultata quella giusta?

«Dopo poco che iniziai a seguire le lezioni di Diritto Privato. L’entusiasmo si trasformò in un profondo interesse per quella materia e compresi immediatamente l’importanza che avrebbe avuto per affrontare la maggior parte degli esami fondamentali del corso di laurea che dura cinque anni con complessivi 30 esami, oltre a quello di laurea. Il professore Enrico Quadri, ordinario e titolare della cattedra, è un uomo carismatico e di grande preparazione. Sapeva dialogare con gli studenti e catturare la loro attenzione. Oltretutto era anche esperto in diritto matrimoniale. È stato proprio lui a gettare il seme che fece germogliare poco dopo la mia passione per questa delicata branca del diritto civile».

Tanta passione e tanto studio. E nel tempo libero che cosa faceva?

«Onestamente non ho vergogna a dire che me ne restava poco. Lo recuperavo, però, nel periodo delle vacanze estive e lo dedicavo quasi esclusivamente a visitare le capitali europee. Le ho praticamente viste tutte. Non era solo spinta dal desiderio di fare la turista nella maniera tradizionale ma piuttosto perché desideravo calarmi in nuove realtà sociali e culturali. Vivevo la quotidianità delle città che visitavo sia durante il giorno che di sera, mescolandomi tra i giovani locali. Fortunatamente avevo amici e amiche che la pensavano come me e mi organizzavo con loro».

Qual è stata la città più bella che ha visitato?

«Siviglia, per il suo calore, l’atmosfera vibrante dei suoi quartieri colorati e per gli ampi spazi dove è possibile trascorrere il tempo in assoluta tranquillità. Però la città dei miei sogni è stata e continua a essere New York. L’ho visitata dopo la laurea e ho potuto toccare con mano la sua “modernità” a 360° anche se purtroppo il tempo non è mai abbastanza per apprezzarla come merita».

Con quale tesi si è laureata?

«In Diritto ecclesiastico e l’argomento è stato “La trascrizione tempestiva ‘ritardata’ del matrimonio canonico alla luce del nuovo Concordato”».

Che cosa significa?

«L’atto di matrimonio, formato dal celebrante e sottoscritto dagli sposi e dai testimoni, deve essere trasmesso entro cinque giorni all’ufficiale di Stato civile per la trascrizione negli appositi registri, che ha efficacia costitutiva del vincolo nell’ordinamento italiano. La trascrizione agisce in modo retroattivo. Gli effetti civili del matrimonio si producono dal giorno della sua celebrazione. Se il termine di cinque giorni non viene rispettato, si ha la trascrizione tardiva, che è ammessa esclusivamente su richiesta concorde dei coniugi o su richiesta di uno di essi, ma con la conoscenza e senza l’opposizione dell’altro».

Perché una tesi proprio in Diritto ecclesiastico?

«La passione per il diritto di famiglia, studiando il Diritto ecclesiastico, e segnatamente il matrimonio concordatario, mi aveva orientato verso l’approfondimento dei diritti e doveri nascenti da questo particolare atto giuridico, che non è un contratto come alcuni credono (i romani lo chiamavano “coniugio”), che sono identici per i coniugi. Dal matrimonio, poi, deriva l’obbligo reciproco alla fedeltà, all’assistenza morale e materiale, alla collaborazione nell’interesse della famiglia e alla coabitazione. La materia è molto ampia e ha subito nel tempo numerose modifiche e tutt’ora è in evoluzione».

Ci ha detto che fin da bambina sognava di fare l’avvocato. Dopo la laurea ha mantenuto questo intendimento?

«Assolutamente sì. Mi sono dedicata esclusivamente alla preparazione per l’esame di abilitazione per l’esercizio della professione di avvocato sia sui testi giuridici che facendo pratica presso un accorsato studio legale civilista. Ne scelsi uno che non si interessasse solo di diritto di famiglia ma di diritto civile in tutte le sue declinazioni per avere una visione quanto più ampia possibile».

Quando ha cominciato ad “esercitare” la professione?

«Con l’iscrizione all’Albo dei Praticanti Avvocato per contenziosi innanzi al giudice di Pace. Dopo sei mesi ho potuto rappresentare anche il dominus in giudizio».

Allo studio era lei sola a occuparsi di diritto di famiglia?

«Il titolare aveva affidato a ciascuno dei suoi collaboratori un settore specifico. Il diritto di famiglia lo curava già un collega più anziano al quale venni affiancata. Naturalmente avevo la possibilità di curare anche clienti miei diretti che, superato l’esame e diventata avvocato, cominciarono ad aumentare soprattutto per questioni attinenti separazioni e poi divorzi».

A questo riguardo, ci specifica le sue aree di competenza?

«Mi dedico prevalentemente, ma non esclusivamente al Diritto di famiglia. Mi occupo, quindi, di separazioni sia consensuali che giudiziali su tutto il territorio nazionale. Fornisco consulenza legale sia presso lo studio che online tramite videochiamate. La separazione, quando i coniugi, o uno solo di essi, intendono contrarre un nuovo matrimonio è propedeutica al divorzio. Mi occupo, perciò, di tutte le procedure per lo scioglimento del matrimonio sia esso consensuale che giudiziale e curo anche le questioni finanziare a esso connesse. Mi occupo ancora di una vasta gamma di questioni legali collegate alle dinamiche familiari tra cui la salvaguardia degli interessi dei minori, l’affidamento dei figli, di vicende afferenti crisi coniugali che non sfociano necessariamente in una separazione. Poi mi interesso di Unioni civili, recupero crediti, previdenza, incidenti stradali, multe e contravvenzioni, risarcimento danni, negoziazione assistita».

In tema di separazione e divorzio, la riforma Cartabia ha apportato una significativa modifica: Quale?

«La riforma, entrata in vigore il 28 febbraio di quest’anno, risponde alla necessità di velocizzare i tempi del processo. In materia di famiglia, la novità più evidente è sintetizzata nell’art 473 bis n. 49 c.p.c, laddove viene data la possibilità alle parti di presentare la domanda di scioglimento del matrimonio o di cessazione degli effetti civili del matrimonio, unitamente alla domanda di separazione. La fine del matrimonio, però, non avviene in maniera diretta ed immediata perché, anche se la domanda è unica, occorre comunque che tra la data della separazione e quella del divorzio o dello scioglimento del matrimonio, intercorra il lasso di tempo di sei mesi o di un anno, a seconda che la separazione sia stata consensuale o giudiziale. Infatti il legislatore ha specificato che le domande sono procedibili “decorso il termine a tal fine previsto dalla legge e previo passaggio in giudicato della sentenza che pronuncia la separazione personale”. La novità riguarda perciò solo le modalità in cui si svolge il giudizio che porta alla fine del matrimonio».

Quando affronta un caso di separazione, qual è la sua priorità?

«La tutela dei diritti dei figli minori. Spesso i coniugi vengono da me con un atteggiamento di aperta belligeranza e dandomi la netta sensazione che ciascuno pensi esclusivamente ai propri interessi. I figli minori, quando ci sono, sono completamente esclusi dalla discussione ignorando che i primi a subire le conseguenze morali e non solo della separazione sono loro, vittime innocenti. Sia il padre che la madre tendono al massimo risparmio “dimenticando” il tenore di vita con cui li hanno cresciuti fino a quel momento. Il mio obbligo morale primario è quello di creare il giusto equilibrio».

Da tre anni ha aperto il suo studio. Dove si trova?

«A Villaricca, dove abito. Naturalmente ho conservato i clienti del vecchio studio. I nuovi li ho acquisiti parte con il passaparola, parte con il web che è il mezzo migliore al quale ricorro, con successo, per promuovere la mia attività professionale».